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Fondazione Monte Verità presenta MONTE VERITÀ. BACK TO NATURE

Sabato 1 ottobre viene presentato in anteprima il nuovo libro su Monte Verità.

Nell’aprile scorso si è conclusa l’esposizione su Monte Verità al Museo Novecento di Firenze. Da questa mostra è nata l’idea di una pubblicazione sulla collina di Ascona che raccoglie testi di approfondimento sui temi centrali che hanno caratterizzato la storia della collina delle utopie, come la pratica vegetariana e i bagni di sole della Lebensreform, la nascita della teosofia e le espressioni libere del genio umano attraverso i linguaggi della danza, della pittura, della poesia, fino allo studio dell'architettura in rapporto con la natura del Monte, dal primo insediamento selvatico alle geometrie rigorose negli anni del Bauhaus.

Edito da Lindau, il libro sarà disponibile in lingua italiana a partire dal 21 ottobre, sugli scaffali delle principali librerie e in tutti gli store online, e presto anche in inglese.

A cura di Chiara Gatti – critica e storica dell’arte e Direttrice del museo MAN di Nuoro, Nicoletta Mongini – Responsabile Cultura della Fondazione Monte Verità e Sergio Risaliti – Direttore del Museo Novecento di Firenze, presenta approfondimenti tematici accompagnati dai ritratti dei principali personaggi che hanno caratterizzato la storia della comunità asconese. Ai contributi dei tre curatori del volume, si aggiungono i testi scientifici di Riccardo Bernardini - psicoterapeuta e segretario scientifico della Fondazione Eranos, Luca Scarlini - saggista e story teller e Gianfranco Tuzzolino – Professore di Composizione architettonica e Presidente del Polo territoriale Universitario di Agrigento.

Il volume accompagna in un viaggio alla ricerca della libertà, in un luogo dove è stata respirata l'utopia vera e sognato un mondo diverso. All'alba del Novecento, la colonia di Monte Verità stanziata fra i boschi rigogliosi e le dolci colline affacciate sul Lago Maggiore, ha anticipato in modo profetico temi oggi vitali, fra ecologia dell'abitare ed ecologia dell'anima. I suoi fondatori sono stati pionieri assoluti del vivere bio e dell'eco friendly, della cultura vegetariana e della cura del corpo in senso naturale. Una straordinaria forza di attualità nutre da allora questa storia e questo cammino alle origini di un rapporto rigenerato fra uomo e creato. Dall'anarchico Kropotkin al coreografo Rudolf von Laban, dal dadaista Hugo Ball all'architetto del Bauhaus Walter Gropius, da artisti come Hans Arp e Paul Klee allo scrittore Hermann Hesse, dalla danzatrice Mary Wigman allo psicanalista Carl Gustav Jung, molti intellettuali videro in questo luogo un buen retiro sospeso nel tempo e lontano dal dramma delle guerre e dallo scontro ideologico fra capitalismo e comunismo che stava scuotendo l'Europa. Culla di un'esistenza impostata su ritmi primigeni, il Monte Verità divenne così il laboratorio di una nuova cultura: una contro-cultura nata in risposta al conformismo borghese e al pensiero dominante.

Presentazione della pubblicazione in anteprima:

Sabato 1 ottobre - ore 18.30

Auditorium Monte Verità - Strada Collina, 84 – Ascona

 



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DE RERUM NATURA allo Studio Museo Felice Casorati

Presentata una selezione alcune opere di tre artiste internazionali.

La Collezione Giuseppe Iannaccone e lo Studio Museo Felice Casorati inaugurano la mostra De Rerum Natura che presenta una selezione alcune opere di tre artiste internazionali: Antonietta Raphaël (Kaunas, 1895 - Roma, 1975), Kiki Smith (Norimberga, 1954) e Cindy Sherman (Glen Ridge, 1954); pur appartenendo ad epoche diverse, esse narrano nella maniera più autentica tutto ciò che accomuna l’uomo e la donna al loro legame profondo e congenito con la terra, le radici, la natura.

Il rapporto della figura umana con l’elemento naturale ed animale è indagato nelle sue dimensioni più profonde e viscerali sia da un punto di vista esistenziale che artistico: nella fusione materica e scultorea, nella prossimità fisica e sentimentale o nella visione di un rapporto ambiguo e indefinito.

In collaborazione con Emporium Projects, a Casa Casorati due giovanissimi artisti contemporanei Chiara Di Luca (Milano, 1996) e Aronne Pleuteri (Erba, 2001), presenteranno una selezione di lavori inediti in dialogo con l'ambiente domestico e naturale dell'abitazioni di Felice Casorati.

INFO

Opening | 1 ottobre 2022 | h 16.00 - 20.00

Special event con Giuseppe Iannaccone & Famiglia Casorati | 2 ottobre 2022 | h 15.00 - 18.30

Studio Museo Felice Casorati, Pavarolo (TO)

 



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Andy Warhol. Icona Pop al Centro Culturale Altinate di Padova

Disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, un viaggio incalzante nell’eccentrico mondo di Warhol, l’icona pop per eccellenza. 

Più di 150 opere tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, un viaggio incalzante nell’eccentrico mondo di Warhol, l’icona pop per eccellenza. A proporlo, dal 30 settembre al 29 gennaio, a Padova, al Centro Culturale Altinate, è “Andy Warhol. Icona Pop”, mostra a cura di Simona Occioni, con un percorso espositivo ideato da Daniel Buso.

La Mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso e Elena Zannoni, in collaborazione con Fondazione Mazzoleni e Città di Padova.

“Andy Warhol. Icona Pop” riunisce oltre 150 opere tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, e si sviluppa su sei sezioni tematiche, a partire dal ritratto biografico del grande artista newyorkese. Offre un viaggio incalzante nell’eccentrico mondo di Warhol, soffermandosi sulla rappresentazione che Warhol propone della società e della cultura americane. Nel suo corpus di opere trovano spazio i marchi che popolavano l’immaginario pubblicitario diffuso negli Stati Uniti tra gli anni ‘60 e gli anni ’70: come l’iconica zuppa Campbell. Accanto ai brand, Warhol rappresenta le icone dello spettacolo, a cui spetta un trattamento analogo rispetto ai prodotti. Il volto di Mick Jagger, di Sylvester Stallone o la star Marilyn sono “trattati” come prodotti di consumo rivestiti della medesima aura mistica con cui Warhol ripensa i suoi “oggetti” per trasformarli in un manufatto artistico.

Nel 1962, presso la Ferus Gallery di Los Angeles, un giovane artista inaugura la sua prima mostra personale nella città californiana. Le opere esposte sono rappresentazioni di lattine Campbell’s Soup realizzate mediante serigrafia e acrilico su tela. L’autore è Andy Warhol e i critici stroncano le sue composizioni come “opere piatte e provocatorie”. Ciononostante, da quel momento in poi il suo successo sarà inarrestabile. Nella celebre “Factory” transiteranno i più grandi intellettuali e vip del momento, tutti desiderosi di farsi fare un ritratto da Andy.

Lo sfondo della Pop Art è la cultura di massa, destinata a diventare l’oggetto principale dell’arte stessa. I suoi elementi sono noti: cattivo gusto, volgarità, kitsch; inevitabili sottoprodotti di una globalizzazione sempre più massiccia. Gli artisti spesso esasperano queste componenti e, tramite il filtro dell’ironia, pongono l’accento sullo svilimento del gusto; evidenziando al tempo stesso il proprio distacco, la propria natura di esseri privilegiati che si collocano al di fuori della società, non subendo che marginalmente l’onda anomala del suo stesso degrado.

Andy Warhol procede seguendo uno schema ben preciso: isolamento visivo dell’immagine, assimilazione del linguaggio pubblicitario, ripetizione e uso di colori chiassosi. Il procedimento svela la vera natura della modernità: l’indifferenza, il materialismo, la manipolazione mediatica, lo sfruttamento economico, l’irrefrenabile consumismo, il divismo e la creazione di falsi bisogni e false aspirazioni nelle masse. La semplicità delle immagini di Warhol garantisce la loro immediata fruibilità. L’iterazione richiama inconfutabilmente la ripetitività delle immagini impiegata dalla cultura di massa per vendere merci e servizi. L’assimilazione al marketing dell’industria non si esaurisce nella riproposizione delle caratteristiche della pubblicità, ma diventa ancora più profonda nel momento in cui Warhol utilizza le tecniche della produzione industriale stessa. L’operazione rende anonima la figura dell’artista nel processo produttivo, sottolineando così l’assurdità del completo distacco da ogni impegno emotivo. Non c’è più l’umanità, ma un’inesauribile catena di produzione di “cose” che vengono infinitamente riprodotte a scopi commerciali. L’arte di Warhol non è soltanto critica alla società dei consumi (discorso che vale per la maggior parte degli altri artisti Pop), ma anche attacco ai valori borghesi e all’establishment dell’Arte. Con modalità dadaiste Warhol svela la superficialità del sistema a cui appartiene, attraverso la manipolazione delle immagini e la trasformazione del sé in un personaggio al limite del grottesco. La forza del suo stile, pur nella semplicità della sua estetica, è capace di superare in fama persino le icone rappresentate. La minestra Campbell è ormai un pezzo da museo, Elvis e Mao sono superstar del Novecento; Andy Warhol è invece vivo e vegeto e il suo modus operandi rivive quotidianamente nella maniera di molti artisti e nel nostro stesso approccio al mondo contemporaneo.

Tra le tante rivoluzioni che hanno trasformato l’arte nel secondo novecento, il movimento Pop è quello che ha annullato definitivamente le distanze tra l’opera e il pubblico. Il lavoro di Andy Warhol, in particolare, ispirato ai meccanismi della ripetizione, della riconoscibilità, della riproducibilità di personaggi celebri e di prodotti d’uso quotidiano, ha raggiunto una notorietà universale. Lo stesso artista finì per trasformarsi in icona di se stesso, come intelligentemente recita il titolo di questa mostra che porta a Padova un’esperienza culturale insieme profonda e giocosa. Oltre centocinquanta lavori tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e cartoline consentono di immergersi nel variopinto e brillante mondo di uno degli artisti più famosi e citati del XX secolo. Il Centro culturale Altinate San Gaetano ancora una volta è sede di una mostra di rilievo, che testimonia peraltro un rinnovato interesse della nostra città per l’arte contemporanea.

Andrea Colasio (Assessore alla Cultura) e Sergio Giordani (Sindaco di Padova)

Mostra a cura di Simona Occioni. Percorso espositivo a cura di Daniel Buso e Alessandra Mazzoleni. Mostra organizzata da ARTIKA di Daniel Buso e Elena Zannoni, in collaborazione con Fondazione Mazzoleni e Città di Padova.

 

 



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LOUISE NEVELSON "Assembling thoughts" al Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona

La mostra, a cura di Mara Folini e Allegra Ravizza, nata dalla stretta collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano, presenta una ottantina di opere che ripercorrono la poetica dell’artista.

La Galleria Allegra Ravizza è lieta di segnalare la mostra LOUISE NEVELSON Assembling thoughts dal 2 di ottobre fino al 8 gennaio, per la prima volta in Svizzera, un’importante mostra antologica dell’artista ucraina, naturalizzata americana, Louise Nevelson, tra le massime rappresentanti della scultura del XX secolo. 

La mostra, a cura di Mara Folini e Allegra Ravizza, nata dalla stretta collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano, presenta una ottantina di opere che ripercorrono la poetica dell’artista, a cui si aggiunge una sezione di materiale storico, documentaristico e didattico, per far comprendere l’evoluzione del pensiero creativo di Louise Nevelson

Il percorso espositivo si costruisce attorno a un nucleo emblematico di opere che spazia da rari disegni degli anni Trenta fino alle famose, ieratiche, nere e monumentali “sculture-assemblaggi” degli anni Sessanta e Settanta, messo in dialogo attraverso una puntuale selezione di più di sessanta collages, frutto di quella che si potrebbe definire la sua ricerca più intima e profondamente voluta lungo tutto un trentennio di lavoro artistico ed esistenziale dal 1956 al 1986. 

Questi lavori sono una sorta di laboratorio di idee, di sperimentazione in progress, di tecniche, di materiali e soprattutto di riciclo e riutilizzo di oggetti d’uso comune casualmente trovati e liberamente elaborati che testimoniano il vasto orizzonte artistico di Louise Nevelson, perfettamente cosciente dei risultati astratti delle avanguardie storiche e del lavoro dei suoi contemporanei, sia sul piano tecnico che concettuale. Inoltre, rappresentano in modo sostanziale il suo linguaggio distintivo, caratterizzato da una sapiente capacità di assemblare frammenti di oggetti erratici, portatori di memoria e di storia, abilmente rigenerati in un tutt’uno armonico, grazie all’estro dell’artista creatore, della donna resiliente, ecologista ante litteram e capace di lottare con orgoglio per la propria distintiva femminilità. 

Dadaista, cubista, astratta, metafisica, monocroma... Louise Nevelson è un collage! Lei stessa dichiara: “Il mio modo di pensare è il collage”, la sua natura è quella tortuosa di un assemblaggio di esperienze e pensieri che si compongono in una personalità complessa e imprescindibile dalla sua instancabile creatività. 

INFO

Opening | 01 ottobre ore 17.00 - 19.30
Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona - Via Borgo 34, Ascona CH 
02 ottobre 2022 - 08 gennaio 2023

 



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Photograph © Allan Tannenbaum / sohoblues.com

 

Keith Haring. "Radiant Vision" all'Orangerie della Reggia di Monza

La mostra Keith Haring. Radiant Vision è un progetto itinerante possibile grazie a Pan Art Connections.

Dopo il successo delle quattro tappe del tour americano - nel Missouri, a New York, in Florida e in Pennsylvania - la pop art di Keith Haring arriva in Italia con la mostra Keith Haring. Radiant Vision presentata nell’Orangerie della Reggia di Monza dal 30 settembre al 29 gennaio 2023.

L’esposizione è prodotta da General Service and Security, GCR e Saga MDS in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza. La Direzione Artistica e di Produzione è affidata a Beside Studio.

Oltre 100 opere del più celebre artista pop degli anni '80, provenienti da una collezione privata, tra litografie, serigrafie, disegni su carta e manifesti, illustrano l'intero arco della breve ma prolifica carriera di Haring, esaminando diversi aspetti della vita e della produzione dell’artista, tra cui i disegni in metropolitana e la street art, le mostre in alcune delle più famose gallerie di New York, il Pop Shop e il suo lavoro commerciale.

Sostenitore della de-escalation nucleare, dei diritti civili, del benessere dei bambini e della consapevolezza dell'AIDS, Haring ha trascorso la sua carriera realizzando poster, opere d'arte pubblica e commissioni di beneficenza a sostegno di queste cause vitali.

In mostra i visitatori riconosceranno immediatamente gli iconici "Radiant Baby", che hanno permeato la cultura americana negli anni '80 e sono diventati simboli emblematici dell'epoca. Le immagini sono potenti esempi di come Haring ha combattuto per il cambiamento usando l'arte come piattaforma per il suo attivismo.

Il progetto espositivo vuole essere un tributo all’artista, appassionato sostenitore della giustizia sociale e che si è sempre dedicato ai giovani di tutto il mondo, sostenendo la loro salute e i loro diritti e supportando al contempo il loro sviluppo creativo.

Keith Haring (1958-1990) è stato probabilmente l'artista americano più affermato e di spicco degli anni Ottanta. Nel corso della sua breve carriera, Haring ha riscritto le regole dell'arte contemporanea, integrando le arene apparentemente discrete della grintosa controcultura del centro di New York e dell'aristocrazia artistica dei quartieri alti. Pur lavorando una varietà di medium differenti - tra cui dipinti, stampe, poster, disegni, sculture e street art - lo stile di Haring è immediatamente riconoscibile. Linee decise, simboli pittografici e colori vivaci abbondano in ogni sua opera. Amico di Andy Warhol, Haring ha rappresentato l'apoteosi della Pop Art, esplorando senza ritegno il potenziale di marketing del suo "marchio" attraverso partnership commerciali, prodotti di largo consumo e persino una propria vetrina.

Il percorso di mostra si divide in nove sezioni: dall’ “ICONOGRAFIA”, in cui si racconta di come Haring si sia appassionato allo studio dei simboli e nonostante le sue abilità di disegnatore migliorano le linee si evolvono in pittogrammi runici dando vita al suo lessico visivo: cani che abbaiano, bambini radiosi, volti sorridenti, uomini segnati, figure danzanti, folle pulsanti, televisori incandescenti e UFO che si spengono, tra gli altri simboli. Per poi raccontare gli inizi e la vita nella città di New York, dove Haring si trasferisce nel 1978 per studiare alla School of Visual Arts e alla sezione dedicate alla “GIUSTIZIA SOCIALE”, dove con opere come "Untitled (Apartheid)", un dipinto a due pannelli che raffigura una grande figura nera che lotta per liberarsi dal cappio dell'oppressore bianco, Haring sostiene il movimento anti-apartheid.

Una sezione è dedicata al lavoro fatto con i giovani, in mostra la Kalish Suite un gruppo di undici incisioni che rappresentano lo sforzo congiunto di Haring e di Sean Kalish, un bambino delle elementari che frequentava il Pop Shop e che mostrava un talento precoce per i disegni dinamici e lineari simili a quelli di Haring. I due hanno stretto un'amicizia e hanno creato insieme questa suite di immagini selvagge e surrealiste nel corso di diverse visite in studio, passandosi di mano in mano ogni opera fino a quando non è stata considerata completa.

In mostra anche Medusa Head, la più grande stampa mai realizzata da Haring, lunga più di due metri e alta quasi un metro e mezzo.

L'opera è stata creata in collaborazione con il tipografo danese Borch Jensen che, dopo aver conosciuto Haring a una cena, ha invitato l'artista a sperimentare la sua macchina da stampa, lunga tre metri, appena installata. L'opera è una rivisitazione moderna del racconto greco di Medusa, una donna alata i cui capelli erano composti da serpenti in grado di trasformare gli astanti in pietra. Per Haring, che nel 1986 era stato testimone degli effetti mortali dell'AIDS ma non aveva ancora ricevuto la diagnosi, il mostro mitico era un simbolo appropriato della terrificante malattia che uccideva i suoi giovani amici sani in un batter d'occhio.

 

Informazioni mostra

Keith Haring. Radiant Vision

Mostra curata da Katharine J Wright

Reggia di Monza, Orangerie

30 settembre 2022 - 29 gennaio 2023

Visita in anteprima per la stampa: giovedì 29 settembre ore 11.30

Martedì - Domenica h. 10-19. Chiusa lunedì

Biglietti (incluso audioguida) Intero: 14 euro - Ridotto: 12 euro 

Combinato con biglietto della Villa Reale di Monza: 10 euro 

Scuole: 6 euro

Per info mostra: +39 331 214 9630