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CASCINA I.D.E.A. presenta "Ai-gerridi-d'acqua" DAIGA GRANTINA 

Daiga Grantina ha creato un nuovo corpus di opere, dislocate su entrambi i piani espositivi, lasciandosi ispirare dal vicino Lago d’Orta.  

Immersa nelle campagne del novarese, dall’1 ottobre a dicembre 2022, CASCINA I.D.E.A. – il complesso rurale trasformato da Nicoletta Rusconi Art Projects in luogo dedicato all’arte e alla sperimentazione – presenta Ai-gerridi-d’acqua, mostra personale di Daiga Grantina (1985).

Nel corso della residenza Daiga Grantina ha creato un nuovo corpus di opere, dislocate su entrambi i piani espositivi, lasciandosi ispirare dal vicino Lago d’Orta. Al piano terra cinque sculture si stagliano lungo la parete centrale, misurandosi con la definizione di collage e superandola in funzione dell’idea di un corpo unico ove legno, silicone e colore si pongono in prospettiva di un’intensa coralità. Al piano superiore due sculture si mantengono reciprocamente. Esse rivelano, facendo eco a quelle del piano sottostante, tutta la loro potenzialità: la vibrazione costante.

Tale vibrazione non è dissimile da quella che nel lago creano i gerridi d’acqua (una famiglia di Rincoti Eterotteri appartenenti alla superfamiglia Gerroidea) poggiando sui tarsi delle zampe medie e posteriori per muoversi e galleggiare, provocando piccole onde. La capacità di questi insetti di misurare l’esatta forza della pelle dell’acqua appare metaforicamente significativa per comprendere come il colore - centro focale della pratica di Daiga Grantina - possa espandersi nel circostante, minando l’uniformità cui la nostra mente tende a rispondere per riconoscere una forma o un colore, riorganizzando la gerarchia della percezione e liberando il nostro punto di osservazione.

Nel passaggio di mezzo, intuitivo, tra visione e cristallizzazione della forma, si inscrive la mostra così come la pratica artistica di Daiga Grantina, che si spinge nel terreno della forma che nasce dal colore. Traspare così l’unità di “Ai-gerridi-d’acqua”: non in termini di significato bensì nella potenzialità della direzione, intendendo per direzione l’unità dell’opera al di fuori di un’immaginaria cornice.

INFORMAZIONI 

Daiga Grantina

Ai-gerridi-d'acqua

Opening: 01-02 ottobre 2022, 11.00-19.00

Ottobre - Dicembre 2022

CASCINA I.D.E.A.
Via Guglielmo Marconi 26, Agrate Conturbia (NO)
Visita su appuntamento

 



art week

Radek Szlaga, Noriega Mix Tapes, 2022, oil on canvas, 31.5 x 23.5 inches, 80 x 60 cm 

 

RADEK SZLAGA "Kill Your Idols" alla Basilica di San Celso a Milano

Tra le voci di punta della scena artistica polacca contemporanea.

Da martedì 27 settembre a venerdì 7 ottobre 2022 presso la Basilica di San Celso apre al pubblico Kill Your Idols, la prima mostra a Milano dell’artista Radek Szlaga (Gliwice, 1979), tra le voci di punta della scena artistica polacca contemporanea.

L’esposizione è promossa dalla galleria PostmastersROMA con il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma e la collaborazione dell’associazione LAQ – lartquotidien, ed è accompagnata da un testo critico di Giovanna Manzotti.

Formatosi tra la Polonia e gli Stati Uniti, Radek Szlaga è un artista multidisciplinare che si esprime attraverso la pittura, il disegno, la scultura e l’installazione, ponendosi come mediatore di un particolare dialogo tra i linguaggi artistici tradizionali e le prospettive più contemporanee. Le sue opere, caratterizzate da una densa stratificazione di colori, materiali, disegni e iconografie, sono la manifestazione di un immaginario tanto personale quanto collettivo costruito negli anni assimilando elementi iconici ed evocativi tratti dalla cultura popolare, dalla storia, dalla politica e dai mass media. 

Per la mostra Kill Your Idols, pensata appositamente per gli spazi della Basilica di San Celso, Szlaga presenta Noriega Mix Tapes, una serie inedita di opere – 13 dipinti e una scultura – ispirate a un fatto storico al limite dell’assurdo, del quale raccoglie gli aspetti più aneddotici e umoristici filtrandoli attraverso la propria cifra stilistica.

Nel 1989, il dittatore panamense Manuel Noriega sfuggì all’invasione americana rifugiandosi nell’Ambasciata del Vaticano a Panama. Per catturarlo, il comando delle forze armate statunitensi scelse di adottare un metodo non convenzionale: schierò una decina di amplificatori all’esterno dell’ambasciata per stanare il dittatore, grande appassionato d’opera, a suon di musica heavy metal. Brani come Enter Sandman dei Metallica, Welcome to the Jungle dei Guns N' Roses, o Paranoid dei Black Sabbath risuonarono per giorni finché Noriega, sfinito, si consegnò alle forze statunitensi.  

Ancora una volta Szlaga si relaziona con i maggiori temi del mondo contemporaneo con lucidità e disillusione: centrali nella sua riflessione sono concetti come la globalizzazione, l’informazione e le post-verità, gli equilibri di potere tra Oriente e Occidente, restituiti al pubblico in tutta la loro complessità anche dal punto di vista della creazione dell’opera. L’artista infatti seleziona, archivia e rielabora elementi dell’immaginario est-europeo e americano, fondendo cultura alta e iconografia popolare accanto a suggestioni del proprio subconscio.  

Eclettici e stratificati, i lavori in mostra restituiscono questa complessità attraverso immagini frammentate, a metà tra figurazione e astrazione, che invitano a soffermarsi sulla loro superficie frastagliata, formata da diverse stratificazioni di colori e materiali - texture fisiche e insieme ideologiche - nate da frammenti di lavori precedenti, inserite in una rigorosa e articolata ricerca artistica focalizzata sul presente. 

Centrale nella produzione artistica di Radek Szlaga è l’elemento autobiografico. Nato durante la caduta del regime comunista in Polonia, l’artista si trasferisce con la sua famiglia negli Stati Uniti negli anni Novanta. L'esistenza diasporica di Szlaga risulta divisa tra l’ammirazione del “primo mondo” e la realtà est-europea, culminando in Kill Your Idols come una presa di coscienza dello scollamento tra l’immagine illusoria della superpotenza globale americana e lo stato attuale di quell’egemonia: sgretolata e dispersa nel passato. Metafora di questa riflessione è una scultura che ritrae Axl Rose, leader storico dei Guns N’ Roses ormai sessantenne e svigorito, che incarna l’attuale erosione di quegli ideali, dogmi e certezze su cui in passato si sono costruiti i più grandi miti universali.  

 



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Museo Novecento presenta "Kawita Vatanajyankur Body, Labour, Consumption" 

Per la prima volta a Firenze il lavoro della performer e videoartista tailandese Kawita Vatanajyankur.

In occasione della Florence Art Week il Museo Novecento, dal 23 settembre al 16 ottobre, ospita per la prima volta a Firenze il lavoro della performer e videoartista tailandese Kawita Vatanajyankur (Bangkok, 1987).

La mostra Body, Labour, Consumption, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli e nata in collaborazione con ThAI, Thai Art Initative e CP group, presenta una selezione di video tratti dalle serie Performing Textiles e Field Work legati all’industria della moda e, in particolare, al lavoro femminile.

Tutta la ricerca di Kawita Vatanajyankursi concentra su tematiche dal forte contenuto politico legate alle questioni di genere, all’ecologia, all’economia dei consumi, che vengono veicolate attraverso l’uso di un linguaggio pop, esteticamente accattivante ma allo stesso tempo perturbante. L’artista si appropria del lessico patinato e sensuale della pubblicità per mettere in luce le diseguaglianze e le criticità di un’economia globalizzata e rendere tangibile quell’umanità invisibile che si cela e rende possibile il mercato del lavoro.

All’interno dei suoi video, l’artista trasforma il suo corpo in uno strumento (un utensile, un macchinario o un ingranaggio) che meccanicamente ripete dei compiti, mettendo alla prova la propria resistenza fisica, mentale ed emotiva. Ciascun esercizio gioca su un equilibrio provvisorio che spinge il suo corpo allo strenuo delle forze. Opere come Spinning Wheel, Shuttle, Dye, Knit, The Scale of Injustice, The Spade, ad esempio, nascono da una riflessione sulla filiera di produzione internazionale legata alla moda, dalla Nuova Zelanda alla Tailandia, e ‘mettono in scena’ le attività legate alla lavorazione delle materie prime e dei filati. Con uno sguardo estremamente originale Vatanajyankur apre ad una riflessione sulle condizioni spesso vulnerabili e precarie di lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo in un mercato di produzioni e consumi sempre più interconnesso.

Kawita Vatanajyankur A partire dalla laurea RMIT University (BA, Fine Art) nel 2011, Kawita Vatanajyankur ha ottenuto importanti riconoscimenti. Nel 2015 è stata finalista al Jaguar Asia Pacific Tech Art Prize e ha curato la mostra Thailand Eyealla Saatchi Gallery di Londra. Nel 2017, il suo lavoro è stato presentato nella mostra Islands in the Stream a Venezia in occasione della 57a Biennale di Venezia, all'Asia Triennale of Performing Arts al Melbourne Arts Centre, nonché all’interno della Asian Art Biennial Taiwan. Nel 2018 ha esposto le sue opere nell'ambito della Bangkok Art Biennale e l’anno successo ha esposto in una mostra personale alla Albright Knox Art Gallery di New York. Nel 2021, Vatanajyankur espone le sue opere come parte di "Collecting Entanglements and Embodied Histories" al Maiam Museum of Contemporary Art di Chiang Mai, Thailandia e Hamburger Bahnhof a Berlino. Vatanajyankur ha esposto ampiamente in Australia, Asia, Stati Uniti ed Europa. Il suo lavoro è entrato a far parte di prestigiose collezioni come quelle di: National Collection of Thailand; Singapore Art Museum, Dunedin Public Art Gallery (Dunedin Art Museum), Maiam Contemporary Art Museum, MOCA Museum of Contemporary Art (Bangkok), oltre a collezioni universitarie e private. 

 



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BRUCE NAUMAN "Neons Corridors Rooms" al Pirelli Hangar Bicocca 

La mostra si caratterizza per un focus specifico sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman.  

Tra gli artisti viventi di maggior rilievo, Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941; vive e lavora in New Mexico) ha segnato la storia dell’arte contemporanea dalla metà degli anni sessanta ad oggi, con una ricerca pionieristica che abbraccia diversi media: installazione, video, scultura, performance, fotografia, disegno e suono. La sua produzione artistica denota un singolare interesse per la comprensione dell’esperienza umana, delle sue convenzioni e degli aspetti più profondi della psiche, indagati attraverso la percezione del corpo, la relazione con lo spazio, il tempo e il linguaggio. Nella sua pratica emerge anche un frequente uso di giochi di parole che esplorano metodi di comunicazione alternativi.

Organizzata in collaborazione con Tate Modern di Londra (7 ottobre 2020 – 21 febbraio 2021) e Stedelijk Museum di Amsterdam (5 giugno – 24 ottobre 2021) la mostra (visibile dal 15 SETTEMBRE al 26 FEBBRAIO) in Pirelli HangarBicocca si caratterizza per un focus specifico sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman. In aggiunta a diversi lavori già esposti a Londra e Amsterdam, l’esposizione include una considerevole selezione di suoi celebri corridoi e stanze. Mettendo in luce le relazioni, gli sviluppi e le variazioni formali, la mostra esplora per la prima volta nella loro interezza le sperimentazioni compiute da Nauman in termini di esperienza spaziale, approccio architettonico, uso della luce, suono, linguaggio e video.

L’accesso all’opera Kassel Corridor: Elliptical Space è consentito a una persona alla volta per la durata di un’ora. Per verificare le disponibilità degli slot e richiedere la chiave di accesso rivolgersi all’Info Point in atrio.

Numerose delle più importanti istituzioni internazionali hanno ospitato esposizioni e progetti personali di Bruce Nauman, quali Punta della Dogana, Venezia (2021-2022); Stedelijk Museum Amsterdam (2021); Tate Modern, Londra (2020-2021); Museo Picasso Malaga (2019); Schaulager, Basilea, MoMA Museum of Modern Art e MoMA PS1, New York (2018–2019); Philadelphia Museum of Art (2016); Fondation Cartier, Parigi (2015); Museum of Contemporary Art, San Diego (2008); “A Rose Has No Teeth” presso Berkeley Art Museum, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, e Menil Collection (2007-2008); e “Raw Materials” presso Tate Modern, Londra (2004), oltre alla grande retrospettiva organizzata nel 1993-1995 dal Walker Art Center, Minneapolis e Hirshhorn Museum, Washington D.C. La sua prima retrospettiva è stata presentata presso Los Angeles County Museum of Art e ha viaggiato al Whitney Museum of American Art, New York, e in altre istituzioni internazionali (1972-1974).

Nauman ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive e biennali, tra cui Biennale di Venezia (2015, 2013, 2007, 1999, 1987, 1980 e 1978); e documenta, Kassel (1992, 1982, 1977, 1972 e 1968). Ha ricevuto numerosi premi, tra i quali Frederick Kiesler Prize for Architecture and the Arts, Austria (2014); Centennial Medal Laureates, American Academy, Roma (2009); Beaux-Arts Magazine Art Awards: Best International Artist, Parigi, Praemium Imperiale Prize for Visual Arts, Giappone (2004); Honorary Doctor of Arts, California Institute of the Arts, Valencia (2000); e il Wolf Foundation Prize in Arts (Sculpture), Israele (1993). Nel 2009 ha rappresentato gli Stati Uniti alla 53. Biennale di Venezia vincendo il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale, mentre nel 1999 ha vinto il Leone d’oro alla carriera alla 48. Biennale di Venezia.

Il catalogo, che verrà pubblicato in occasione della mostra, presenterà gli ultimi studi sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman nella sua interezza, approfondendo e mettendone in luce gli sviluppi concettuali, le varazioni formali e le incessanti sperimentazioni. Tra gli autori invitati Francesca Esmay, Gloria Sutton e Joan Simon.

“Neons Corridors Rooms” è supportata anche da TERRA Foundation for American Art.

 



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Museion – museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano presenta K̶I̶N̶G̶D̶O̶M̶ OF THE ILL 

La mostra indaga la relazione tra l'individuo e i sistemi sociali, aziendali e istituzionali contemporanei che influenzano la nostra esperienza di guarigione e benessere.

Inaugurerà il 30 settembre 2022 K̶i̶n̶g̶d̶o̶m̶ of the Ill, a cura di Sara Cluggish e Pavel S. Pyś, secondo capitolo di TECHNO HUMANITIES, il programma di ricerca a lungo termine avviato dal Direttore Bart van der Heide, mostra collettiva internazionale che interverrà su tutti gli spazi dell'intero edificio di MUSEION. La mostra sarà visibile dal 1 ottobre fino al 5 marzo.

K̶i̶n̶g̶d̶o̶m̶ of the III indaga la relazione tra l'individuo e i sistemi sociali, aziendali e istituzionali contemporanei che influenzano la nostra esperienza di guarigione e benessere. La mostra cerca di rispondere all'attuale dibattito su salute e malattia, contaminazione e purezza, cura e abbandono chiedendosi come e da chi un corpo sia definito sano o malato.

In che modo i sistemi di welfare e l'assistenza aziendale determinano l'assistenza sanitaria e come possiamo mettere in discussione le definizioni comuni di buona salute? In tempi di pandemia globale, crescente ansia sociale, aumento dei costi sanitari, maggiore monitoraggio delle informazioni mediche e crescente precarietà sotto la classe creativa, possiamo ancora dire di essere veramente sani?

La mostra è composta dai lavori di: Enrico Boccioletti, Brothers Sick (Ezra and Noah Benus), Shu Lea Cheang, Heather Dewey-Hagborg & Phillip Andrew Lewis, Julia Frank, Sharona Franklin, Barbara Gamper, Nan Goldin, Johanna Hedva, Ingrid Hora, Adelita Husni-Bey, Ian Law, Carolyn Lazard, Lynn Hershman Leeson, Juliana Cerqueira Leite & Zoë Claire Miller, Mary Maggic, Mattia Marzorati, Prescription Addiction Intervention Now (P.A.I.N.), Erin M. Riley, P. Staff, e Lauryn Youden.

K̶i̶n̶g̶d̶o̶m̶ of the Ill codifica un momento significativo in cui sono diventate evidenti le iniquità, che ci ha portato a re-immaginare i metodi di cura fondamentali, le reti di sostegno, benessere e amicizia.

 

K̶i̶n̶g̶d̶o̶m̶ of the Ill

a cura di Sara Cluggish e Pavel S. Pyś

allestimento a cura di Diogo Passarinho Studio

Una mostra di Museion, Bolzano con il supporto di Embassy of Canada to Italy/Avec le soutien de l’Ambassade du Canada en Italie.