Mostre

 



art week

 

PISTOLETTO PISTOIA Costellazione: 5 passi tra creazione e memoria

 

Un progetto che si presenta come mostra costellazione e, veicolando azioni in tutta la città e nel suo territorio, indica la strada per una ridefinizione del tessuto urbano e sociale.

Nel 1994 Michelangelo Pistoletto scelse Pistoia per presentare Progetto Arte, progetto utopico che trovò poi la sua realizzazione a Biella con Cittadellarte. Oggi, a distanza di quasi trent’anni, in occasione del suo ottantanovesimo compleanno, il Maestro torna nella città toscana per l’apertura di PISTOLETTO PISTOIA. Costellazione: 5 passi tra creazione e memoria, mostra realizzata da Pistoia Musei in collaborazione con Fondazione Pistoletto Cittadellarte, che dal 25 giugno al 25 settembre 2022 abiterà palazzi e luoghi pubblici della città.

Un progetto che si presenta come mostra costellazione e, veicolando azioni in tutta la città e nel suo territorio, indica la strada per una ridefinizione del tessuto urbano e sociale.

In mostra alcune delle opere più iconiche del maestro accanto ad altre create appositamente per la mostra, tutte allestite in edifici di valore storico e identitario di Pistoia, dall’Antico Palazzo dei Vescovi alla Chiesa di San Leone, dalla Biblioteca Fabroniana al Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, e l’Osservatorio Astronomico della Montagna pistoiese.

Intervengono:

Lorenzo Zogheri, Presidente Fondazione Caript

Monica Preti, Direttrice Pistoia Musei, curatrice della mostra

Michelangelo Pistoletto

Auditorium, Antico Palazzo dei Vescovi

Pistoia, Piazza del Duomo

 

Pistoia Musei

Antico Palazzo dei Vescovi, Chiesa di San Leone,

Biblioteca Fabroniana, Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, Osservatorio Astronomico della Montagna pistoiese

www.pistoiamusei.it

 



art week

 Octavio Floreal INDAGINE II’22, 2022 Ferro cm 150x130x12 Photo Courtesy Max Tomasinelli

 

Villa Occhetti presenta la mostra INDAGINE VI ‘22 dell’artista Octavio Floreal 

 

La mostra è patrocinata dalla Regione Piemonte, dalla Città Metropolitana di Torino e dal Comune di Mazzè.

Sabato 25 giugno 2022, all’interno del parco della prestigiosa Villa Occhetti, storica residenza situata a Mazzè (TO) nel Canavese, inaugura INDAGINE VI ’22, mostra scultorea a cielo aperto di Octavio Floreal a cura dell’Associazione Culturale ANABASI e con il supporto del team arte di Pavesio e Associati with Negri-Clementi. La mostra patrocinata dalla Regione Piemonte, dalla Città Metropolitana di Torino e dal Comune di Mazzè è visitabile tutti i fine settimana o su appuntamento fino a domenica 4 settembre 2022

Il progetto espositivo INDAGINE VI ’22 il cui titolo fa riferimento al mese e all’anno di inaugurazione della mostra – è il frutto della lunga ricerca artistica di Octavio Floreal che, iniziata nel 1993, lo ha portato a produrre numerosi disegni a matita dal piccolo formato fino a grandi sculture e installazioni in ferro e legno.

Il percorso espositivo che l’artista presenta a Mazzè intesse un dialogo rispettoso e armonico con gli spazi esterni di Villa Occhetti, che si apre al pubblico portando l’arte contemporanea fuori dagli itinerari più tradizionali. Partendo dall’ampio giardino, il pubblico potrà usufruire di grandi installazioni proseguendo poi negli ambienti dell’orangerie, dove le sculture si smaterializzano tra le pareti in un gioco di luci e ombre. La visita si conclude con un passaggio nel viale dei ciliegi, che culmina sulla terrazza panoramica da cui è possibile ammirare dall’alto il paese e il territorio circostante.

La ricerca artistica di Octavio Floreal ruota intorno a quattro macro temi, indagati dall’artista fin dalla sua prima mostra personale in Belgio nel 1994. La mostra concepita per Villa Occhetti è incentrata sul filone denominato dall’artista INDAGINE, che racchiude in sé gli altri tre macro temi (SEGUNDO ORIGEN, IL NUOVO MONDO, SENTIO ERGO SUM) e la cui etimologia latina vuole rappresentare l’impossibilità di decifrare e conoscere l’operato di un artista se non attraverso l’osservazione della sua intera ricerca.

Le opere presentate in INDAGINE VI ’22 nascono dal concetto di icona e di archetipo che Octavio Floreal traduce in sculture in filo di ferro intrecciato rappresentanti quegli elementi, per l’appunto, archetipici che compongono l’immaginario creativo dell’artista; questi elementi, in parte rievocati da diversi periodi del percorso dell’artista, in parte reinterpretazioni di opere di ogni tempo che ne hanno segnato la ricerca e la

produzione, concorrono a definire l’idea di mitologia dell’artista, ossia quel corpus di elementi che ne caratterizzano inconfondibilmente la storia e l’identità.

Il filo di ferro, tratto scuro e netto come quello di una penna su carta, concorre anch’esso a rendere le sculture metafora di una narrazione intrinseca agli archetipi stessi, che l’artista tesse e intreccia sovrapponendo e accostando i vari elementi.

Attraverso sculture di varie dimensioni e installazioni ambientali o luminose, dove l’opera materiale si trasforma in pensiero immateriale, Octavio Floreal mira a mettere in evidenza le diverse sfaccettature del sentire, vedere e percepire l’arte e i suoi costanti mutamenti.

Durante i mesi di apertura la mostra accoglierà un ricco programma di attività culturali che spazieranno dalle visite guidate a eventi. «Siamo orgogliosi di sostenere questa suggestiva iniziativa culturale e artistica e onorati che sia ospitata proprio a Mazzè, nella splendida cornice di Villa Occhetti – sottolinea Annalisa Actis, Assessore alla Cultura del Comune di Mazzè – Grazie alla manifestazione la Villa sarà un centro vitale e attrattivo non solo per Mazzè, ma anche per il territorio e consentirà ai visitatori di scoprirne le bellezze storico culturali e paesaggistiche».

OCTAVIO FLOREAL (Las Palmas, 1966) è un artista visivo che si avvale di diversi linguaggi e media, attualmente di base a Torino dove ha stabilito il proprio studio presso gli spazi dei Docks Dora. Floreal nasce a Las Palmas de Gran Canaria, un porto di scambio culturale fra tre continenti che segna profondamente la sua ricerca artistica. Si laurea in Belle Arti nella sezione di Pittura all’Università La Laguna di Tenerife (1993), successivamente continua i suoi studi ad Anversa, dove consegue il diploma in Arti Grafiche presso la Reale Accademia di Belle Arti (1997). Resta sempre molto legato alle Isole Canarie, dedicando il titolo della sua prima personale tenutasi in Belgio (1994) NW 27°-25°-15°-13° alle coordinate della sua terra d’origine. Nel 2002 si sposta a Roma, dove presenta la prima mostra in Italia Il Nuovo Mondo (2005) alla Galleria L’Union Arte Contemporanea, mostra co-prodotta dalla Fondazione VOLUME!. La sperimentazione artistica di Floreal prende vita a partire dalle sue esperienze personali; con le parole dell’artista: “Sono frammenti di significati che poi ricompongo, trasportando questi aspetti della realtà fino all’esperienza visuale, utilizzando gli elementi che – a una prima vista – assecondano la comprensione collettiva, ma allo stesso tempo entrano nel gioco dell’invisibile dei nostri sentimenti e quindi dell’incomprensibile.

VILLA OCCHETTI è una residenza ottocentesca costruita dai Signori Tecchia, poi acquistata nel 1836 dal Cavaliere Giovanni Battista Basco, ricco borghese di Torino, che la ristrutturò e ne ampliò la superficie. Alla sua morte passò in eredità alla figlia Virginia che, con il supporto progettuale del Cavalier Capello, completò i lavori del parco. Nel corso del tempo, i grandi saloni della Villa, affrescati dai pittori Luigi Morgari e Giorgio Ceragioli, hanno ospitato personalità illustri, tra cui Francesco De Sanctis, noto letterato italiano e amico della proprietaria, e il suo allievo Benedetto Croce che, in onore del maestro, curò la raccolta "Lettere a Virginia", in cui la Villa è spesso citata e descritta.

Oggi la tenuta si estende dal piano basso del paese fino all’apice della collina, detta Bicocca, che è il sito più alto dell’area, da cui si gode di uno splendido panorama sulla Dora e sulle colline di Masino e della Serra di Ivrea. Le famiglie Occhetti e Quaglino, proprietarie dal 1942, continuano a conservare lo storico complesso residenziale nella sua integrità e a valorizzarlo attraverso iniziative culturali che spaziano dal cinema a spettacoli all’aperto, dalla presentazione di libri e rassegne fino all’arte contemporanea, in dialogo continuo con il territorio circostante.

ANABASI è un’associazione culturale no profit, fondata nel 2019, che s’impegna a promuovere, valorizzare e difendere l’arte in tutte le sue forme, mossa dall’intenzione di costituire un ponte tra le idee e la loro concreta realizzazione, attraverso eventi espositivi, di ricerca e progettazione partecipata.

PAVESIO E ASSOCIATI WITH NEGRI-CLEMENTI è uno studio legale con sede a Torino, Milano e Roma, specializzato in ambito stragiudiziale e contenzioso, nel diritto societario e commerciale, diritto del lavoro, diritto amministrativo, diritto

della proprietà intellettuale e nuove tecnologie, nonché nel diritto bancario e finanziario. Ha, inoltre, una specifica esperienza in materia di diritto dell’arte e dei beni culturali e in ambito art consulting e art wealth management e – grazie a un team interno dedicato con competenze giuridiche, economiche e storico-artistiche – offre soluzioni indipendenti, riservate e mirate per la creazione, la gestione, la valorizzazione, la protezione e il mantenimento del patrimonio artistico dei propri clienti.

Pluripremiati ogni anno per l’attività in campo artistico, sia come singoli professionisti sia come studio, Pavesio e Associati with Negri-Clementi rappresenta un punto di riferimento per chiunque si approcci al mondo dell’arte e del collezionismo. Lo Studio è inoltre, protagonista di un importante progetto editoriale, ART&LAW, che approfondisce temi a tutto tondo riguardanti il settore fine art.

Informazioni mostra

INDAGINE VI ’22

Mostra personale di Octavio Floreal

Dal 25 giugno al 4 settembre 2022

A cura di Associazione Culturale ANABASI

Realizzata con il supporto del team arte di Pavesio e Associati with Negri-Clementi

 



art week

 

 

I capolavori della collezione del Mecenate marchigiano Antonelli in mostra all’Istituto di cultura di Bruxelles 

 

Inaugurata il 14 giugno l’esposizione terminerà il 30. Tra le opere degli artisti quelle di Guttuso, Schifano, Fontana. Investire per valorizzare scienza ricerca ed arte è la via più diretta per ricominciare a vivere

Le Marche autentiche protagoniste all’Istituto Italiano di cultura di Bruxelles, diretto dal marchigiano Paolo Sabbatini, con 33 capolavori della collezione privata di Umberto Antonelli, un vero e proprio Mecenate dei nostri giorni, un imprenditore che ha pienamente compreso il valore universale dell’arte ospitata nelle proprie dimore ed ora una loro preziosa selezione è in mostra a Bruxelles, dal 14 al 30 giugno, con il Patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Fermo, del Comune di Servigliano e della Città di Civitanova.

Un evento di grande respiro artistico che celebra la pittura italiana grazie all’iniziativa, alla curiosità, all’intrapresa di una figura come quella di Antonelli, pressoché unica sul territorio regionale, capace di fondere impresa e cultura come sintesi perfetta di bellezza e genio italiano. Una collezione ricca e di elevato spessore che a Bruxelles ha trovato una ‘casa’ di grande prestigio per quindici giorni. Investire e valorizzare la cultura, la scienza, la ricerca è la via più diretta per ricominciare a vivere dopo questi anni di chiusura forzata, compresa quella delle più autorevoli istituzioni culturali mondiali. Ed ora la città belga ha aperto le proprie porte, in particolare quelle dell’Istituto Italiano di Cultura, ad un illuminato e curioso conoscitore dell’arte e dei suoi attori, attraverso quel concetto di ‘cultura circolare’, come la definisce Paolo Sabbatini, Direttore dell’Istituto e curatore della mostra, ispirandosi direttamente al Rinascimento, dove arte, filosofia e scienza concorrevano, insieme, al progresso e alla civilizzazione.

Si tratta di un momento magico proprio per la presenza di numerosi ospiti e per il valore di questa mostra che è una fotografia del novecento. Per questo abbiamo voluto abbinare alla pittura la musica con un concerto per flauto e pianoforte con il principe dei flautisti Massimo Mercelli, una serata davvero speciale”, ha spiegato   il Direttore Paolo Sabbatini.

Quando sono entrato ho visto tutte le opere e mi sono sentito veramente come a casa. Sono particolarmente orgoglioso di quanto è stato costruito e di aver portato al pubblico in visione il dipinto la Fuga In Abruzzo di Cascella”, ha detto Umberto Antonelli.

Tra le 33 opere, mirabile, appunto, l’”Esodo del popolo d’Abruzzo verso un ignoto destino” di Tommaso Cascella, con le relative allegorie bibliche e suggestioni storiche: il grande dipinto rappresenta infatti una transumanza in tempo di guerra sotto gli sguardi dei soldati tedeschi, al cui fianco sfilano carri agricoli carichi di una umanità dolente che si accinge ad abbandonare la propria terra. La mostra è poi arricchita, tra le altre, dalle opere come il ‘Concetto spaziale’ di Lucio Fontana, l’olio su tela senza titolo di Mario Schifano, il ‘Nudo’ di Renato Guttuso, ‘La donna con ventaglio’ di Ennio Calabria, le opere di Luigi Montanarini e quelle dell’allievo Sandro Trotti. Insomma la collezione si compone di esemplari splendidi per bellezza e creatività, una lunga galleria di opere che sintetizzano la migliore cultura italiana del novecento. Ma non solo italiana, fanno parte della collezione, esempio perfetto di quella circolarità cui ha fatto cenno il Direttore dell’Istituto Sabbatini, le tele di Pascual Blanco, la cui rappresentazioni grafiche hanno spesso come oggetto un cerchio e la figura femminile, intesa come testimonianza del ciclo di vita o le opere dell’albanese Ilir Zefi che fa assumere alla circolarità il tono di emergenza. Di fatto cultura e creatività appaiono inseparabili ed il collezionista Mecenate Umberto Antonelli incarna la figura di quel filantropo contemporaneo, visionario e illuminato, la cui storia, spiega sempre il Direttore Sabbatini nell’introduzione al catalogo, insegna che arte, bellezza e impresa possono convivere, creare lavoro e sensibilizzare i popoli alle sfide che il futuro riserva.

 



art week

Corrado Cagli. Artista Copernicano, Installation view della mostra, Museo Novecento Firenze. Ph. credits Leonardo Morfini, ADRYA. Courtesy of Museo Novecento.

 

Il Museo Novecento presenta "CORRADO CAGLI" Artista Copernicano 

 

Il Museo Novecento ospita Corrado Cagli. Artista Copernicano, una mostra a cura di Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli.

Dal 17 giugno al 20 ottobre 2022 il Museo Novecento ospita Corrado Cagli. Artista Copernicano, una mostra a cura di Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli. Con questo nuovo progetto espositivo, il Museo Novecento prosegue la sua attività di valorizzazione degli artisti presenti all’interno delle collezioni civiche fiorentine. Un progetto scientifico avviato nel 2018 con la mostra dedicata a Emilio Vedova e proseguito con monografiche dedicate, tra gli altri, a Mirko Basaldella, Mario Mafai, Arturo Martini, di cui un cospicuo numero di opere è presente all’interno della collezione permanente.

La mostra rende omaggio all’audace e continua sperimentazione artistico-teorica di Corrado Cagli (Ancona 1910 - Roma 1976), uno degli artisti più interessanti del Novecento italiano, a cavallo tra la prima e la seconda a metà del secolo. Pittore e disegnatore ma anche scenografo, scultore e creatore di arazzi, Cagli è presente nella collezione del Museo Novecento con una serie di dipinti, alcune sculture e numerose grafiche, donati alla città di Firenze dall’artista e dai suoi eredi a qualche anno di distanza dall’alluvione del 1966, in risposta all’appello lanciato da Carlo Ludovico Ragghianti per sostenere la nascita di un Museo Internazionale di Arte Contemporanea che risarcisse la città della ferita inferta da quel tragico avvenimento.

“La capacità di un museo come il nostro risiede anche nella proposta dinamica di progetti inediti che spaziano dagli artisti del nostro tempo e arrivano fino agli autori presenti all’interno delle collezioni civiche, proseguendo così un percorso di valorizzazione scientifica del XX secolo” dichiara Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento. “Fin dal 2018 questo è stato un punto fondamentale della direzione artistica, che con le mostre di Emilio Vedova, Mario Mafai, Arturo Martini e Mirko Basaldella – che sono nate appunto dal ‘prelievo’ delle opere di questi maestri del Novecento dai depositi – ha saputo dare vita a una programmazione di ampio respiro. Oggi inauguriamo la mostra di Corrado Cagli, con oltre trenta opere tra dipinti, grafiche e sculture che fanno parte di un lascito degli eredi dell’artista arrivato all’indomani dell’alluvione del 1966. A queste si aggiungono due opere presenti nella Collezione Alberto Della Ragione, oltre a un dipinto donato dall’artista stesso. La mostra è curata da Eva Francioli, Francesca Neri, Stefania Rispoli che hanno dedicato gli scorsi mesi ad approfondire questo patrimonio di opere aggiungendo un altro tassello importante al programma scientifico del Museo Novecento”.

Il percorso di mostra presenta una selezione di opere che ripercorrono in senso cronologico alcuni snodi importanti della parabola creativa di Corrado Cagli, a partire dalla selezione di opere degli anni Trenta quando, parallelamente alle prove di pittura murale, Cagli rielaborò la lezione della Scuola romana e sperimentò le tecniche tradizionali del mosaico e dell’encausto. Seguono le opere della maturità, successive al suo esilio in Francia e poi negli Stati Uniti, dove a soli 28 anni fu costretto a trasferirsi a causa delle sue origini ebraiche e dell’inasprirsi delle politiche del Regime fascista. Questi lavori risentono dell’interesse verso le ricerche internazionali ed evidenziano come ancora negli anni Cinquanta e Sessanta l’artista non rinunciasse a perseguire una personale ricerca sulla tecnica oltre che sullo stile, tra astrazione e figurazione. Si prosegue quindi con i dipinti su carta, i cartoni per arazzi e la produzione grafica a cui l’artista si dedicò soprattutto sul finire della sua attività.

Cagli interpretava l’arte come una ricerca continua, come rivela la sua poliedrica attività, difficile da categorizzare e spesso oggetto di critiche e fraintendimenti, soprattutto negli anni del secondo dopoguerra, profondamente segnati da battaglie di carattere ideologico.

Il titolo della mostra intende evidenziare proprio l’estrema versatilità dell’artista, richiamando una definizione coniata da Carlo Ludovico Ragghianti in occasione della grande antologica tenuta nel 1972 a Firenze in Palazzo Strozzi. Il critico definì infatti Cagli ‘artista copernicano’, volendo sottolineare l’impeto visionario e rivoluzionario che animò la sua produzione artistica e teorica.

Si ringrazia l’Archivio Corrado Cagli per la preziosa collaborazione alla realizzazione di questa esposizione.

 



art week

 

The Greenland Project lo scioglimento dei ghiacci tra arte, scienza e sostenibilità

 

Dapprima indagato attraverso la pura pittura, negli ultimi anni l’artista toscano, affascinato dagli ambienti e dalle loro specifiche peculiarità, inizia ad operare sempre più immergendosi in essi e tentando di restituirne le specificità e l’essenza. 

Il paesaggio naturale è da sempre il campo di ricerca artistico di Roberto Ghezzi. Dapprima indagato attraverso la pura pittura, negli ultimi anni l’artista toscano, affascinato dagli ambienti e dalle loro specifiche peculiarità, inizia ad operare sempre più immergendosi in essi e tentando di restituirne le specificità e l’essenza. Nascono così agli inizi del Duemila le Naturografie, tele letteralmente scritte dalla natura che l’artista lascia in terra o acqua e ritira nel momento in cui ritiene i sedimenti qui trasferitesi ne restituiscano in qualche modo il sembiante e il DNA. Si tratta di lavori che richiedono a Ghezzi lunghi tempi di realizzazione e portano l’artista a praticare e vivere l’ambiente naturale per lunghi periodi, sondandone caratteristiche, morfologie e divenendone empiricamente un ottimo conoscitore. A questa ricerca, a matrice pittorico/estetica, si affianca quindi, sempre più, anche un interesse scientifico tale da indurre l’artista a collaborare sovente con biologi e studiosi ed enti che si occupano di rilevare l’impatto che l’uomo ha sulla natura stessa.

In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria).

Nel caso della Groenlandia, la residenza – della durata di circa un mese presso la Red House di Tasiilaq - sarà funzionale a Ghezzi per tentare di restituire, in chiave artistica, il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai. A tal fine, questa volta, per trascrivere artisticamente su supporto tale fenomeno, Ghezzi ipotizza di usare la cianotipia, una particolare tecnica che prevede l’uso di carte fotosensibilizzate per rilevare il rapido mutamento dello spessore del ghiaccio.  

Da ciò seguirà un interessante dialogo, sia preliminare, che successivo alla spedizione, tra l’artista e i ricercatori dell’Istituto di Scienze Polari del CNR. Artista e studiosi, infatti, intrecciando i reciproci sguardi e approcci, offriranno inedite chiavi di lettura dei fenomeni naturali contribuendo alla divulgazione e conoscenza, attraverso questa proficua collaborazione multidisciplinare, di suggestioni e rivelazioni su uno dei più problematici fenomeni naturali della nostra epoca.

The Greenland project di Ghezzi sarà incentrato pertanto sull’utilizzo della cianotipia a contatto che non utilizzerà tessuti ma una speciale carta fatta a mano secondo un antico procedimento, per accogliere i segni dello scioglimento del ghiaccio. L’artista, dopo un’accurata analisi dei luoghi più idonei - effettuata preventivamente sulle mappe e successivamente in loco - grazie al supporto di Red House, realizzerà delle cianotipie del ghiaccio in scioglimento nella zona di Tasiilaq sulla costa orientale della Groenlandia. La cianotipia è un’antica tecnica fotografica sviluppata dal fotografo e chimico inglese, John Herschel tra il 1839 e il 1842, che sfrutta la reazione di alcuni sali alla luce ultravioletta. Inserendo la carta fotosensibilizzata mediante sali al di sotto del ghiaccio, in una zona di confine dove il ghiaccio è in scioglimento nel mese di giugno, l’artista otterrà delle istantanee del fenomeno del suddetto cambiamento di stato.

L’obiettivo del progetto è quello di lavorare nello stesso punto per circa 25 giorni, realizzando cianotipie della stessa zona al fine di “fotografare” il fenomeno della liquefazione  e, quindi. dell’arretramento del ghiaccio -giorno per giorno- in un determinato luogo.

In tal modo, l’artista ipotizza di produrre un’immagine emblematica del fenomeno del ghiacciaio in arretramento (e della velocità con cui tale processo avviene), con quell’estetica che connota da anni la sua “pittura di paesaggio”. A tale lavoro,  per completezza e nell’intento di fornire alla ricerca artistica un supporto scientifico secondo la consueta logica che alimenta il lavoro di Ghezzi, sarà accompagnato un testo del Dott. Biagio Di Mauro del CNR - ISP sullo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia (ad es. sulla velocità dello stesso, sul cambiamento negli anni del fenomeno,  sulle possibili cause e conseguenze, ecc..).

All’esito della residenza artistica le creazioni e il testo scientifico (se del caso, accompagnato anche da visualizzazioni grafiche), saranno raccontate, pubblicate ed esposte attraverso i social, i media sia digitali che cartacei, la televisione e una mostra finale che raccoglierà tutta l’esperienza.

L'intera residenza artistica di Roberto Ghezzi sarà ad impatto neutro grazie al contributo di Phoresta Onlus che calcolerà e poi compenserà mediante la piantumazione di alberi tutte le emissioni di CO2 del progetto.

Info

Dal 15 giugno al 10 luglio 2022 - in collaborazione con Biagio Di Mauro del CNR - ISP (Istituto di Scienze Polari) con il supporto di The Red House di Robert Peroni e Phoresta Onlus e il contributo di Cartiera Enrico Magnani Pescia.