mufuco

 © Francesco Jodice, Jerusalem, R31, dalla serie What We Want, 2010 Raccolta Antologica, Museo di Fotografia Contemporanea

 

STATI DI TENSIONE | Percorsi nelle collezioni

Il curatore Carlo Sala è stato invitato a "rileggere" i diversi fondi fotografici che costituiscono il patrimonio del Museo, creando un percorso espositivo di oltre ottanta lavori di autori italiani e stranieri

Riparte la stagione espositiva del Museo di Fotografia Contemporanea, nella sede storica di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, con la mostra STATI DI TENSIONE | Percorsi nelle collezioni. Il curatore Carlo Sala è stato invitato a "rileggere" i diversi fondi fotografici che costituiscono il patrimonio del Museo, creando un percorso espositivo di oltre ottanta lavori di autori italiani e stranieri e due interventi site-specific di giovani artisti contemporanei.

La scelta di individuare un giovane curatore e di ospitare, in occasione della mostra, le opere di giovani artisti dà continuità a una politica avviata lo scorso anno e che a partire dal 2018 diventerà una consuetudine nella programmazione del Museo. Puntare sui giovani attraverso incontri, mostre e acquisizioni permette di riallacciare un dialogo con i fotografi e gli operatori, a cui il Museo si rivolge come luogo aperto di discussione e sperimentazione

Il titolo della mostra richiama metaforicamente la tensione-trazione cui è sottoposta la società odierna di fronte a sfide e mutamenti epocali: dai cambiamenti climatici ai flussi migratori, alle insorgenze dei nuovi nazionalismi.

Il progetto espositivo al Mufoco vuole così proporre dialoghi inediti tra immagini, sia avvalorando le ragioni storiche che le hanno prodotte, sia innescando, mediante la loro collazione, interrogativi non previsti originariamente dagli autori e che possono essere un ideale centro di riflessione sul presente e sul passato, nonché sulla funzione politica e sociale dell'immagine.

La mostra è suddivisa in due capitoli, in cui il discorso avviato e sviluppato attraverso le opere presenti nelle collezioni viene concluso da un’installazione di artisti emergenti contemporanei, che costituiscono una sorta di chiave di lettura a ritroso del percorso e al contempo provocano un’inaspettata esplosione dei temi stessi.

Il primo capitolo ragiona sulle forme di esclusione (per motivi politici, razziali, economici) come base delle tensioni sociali che dagli anni Settanta del Novecento a oggi hanno caratterizzato la nostra società. Il percorso inizia con alcune fotografie sociali: ritratti di autori come Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Leonard Freed, Arthur Tress e Michi Suzuki fino alla serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Mario Giacomelli. Il tema viene poi sviluppato metaforicamente con i lavori di Paolo Gioli, Paola Di Bello, Mario Cresci, Francesco Jodice e Joan Fontcuberta, la cui immagine Homeless, di taglio concettuale, è costruita mediante un software freeware di fotomosaico connesso a Google.
Conclude il primo capitolo l'installazione site specific di Paolo Ciregia intitolata Graffio, che rimanda agli scontri del recente conflitto russo-ucraino, rendendo così manifesta la tensione sottesa a tutte le immagini della prima sezione della mostra.
 
La seconda sezione sposta invece l'attenzione sul paesaggio, alla luce del dibattito attuale sull'antropocene - individuata come nuova epoca culturale della Terra - e della politica globale. Il percorso è composto da una sequenza di immagini che raccontano la modificazione del paesaggio dalla fine degli anni Settanta a oggi, rivelando la dicotomia tra mondo industriale e mondo rurale, l'affermazione di un paesaggio ibrido e l'ingerenza dell'uomo nei confronti della natura.
La sezione si apre con la celebre serie Milano. Ritratti di fabbriche di Gabriele Basilico, in dialogo con alcuni scatti realizzati a Milano dal fotografo inglese Paul Graham. Si prosegue con Olivo Barbieri, che mostra la modificazione dei piccoli centri di campagna e le fotografie delle cave di marmo realizzate da Mario Cresci a fine anni Settanta. L'ampio corpus di fotografie di Luigi Ghirri crea invece una sorta di "installazione-quadreria" composta da immagini provenienti da varie serie che mette in dialogo le visioni più idilliache di paesaggio con alcune concettuali. Anche Francesco Jodice, con gli scatti di una committenza realizzata a inizio anni Duemila, posa il suo sguardo, ironico e critico al tempo stesso, su un paesaggio ibridato. I diversi punti di vista dei fotografi Peter Fischli & David Weiss, Vincenzo Castella, Marina Ballo Charmet indagano la città posando lo sguardo ora sul progresso, ora sull'immaginario comune e popolare di Milano, fino ad arrivare alla natura incontaminata dell’Islanda dell’americana Roni Horn.    
A chiudere la sezione è Karma Fails, l'intervento realizzato dal collettivo The Cool Couple, che mette in discussione l’uso contemporaneo della meditazione attraverso l’accostamento di piccoli giardini zen a immagini di paesaggi fittizi che sono una iconografia dell'antropocene.
 
Il percorso espositivo è simbolicamente preceduto dall’esposizione di fotografie provenienti da due fondi fotografici del Museo in gran parte inediti, Grazia Neri e Klaus Zaugg. Le immagini selezionate dal Fondo Grazia Neri, storica agenzia milanese di fotogiornalismo, sono una miscellanea di fotografie di cronaca della storia italiana ed europea, aventi al centro il tema del dissenso e del singolo che si solleva per cambiare la società. Queste immagini vengono messe in dialogo con le campagne pubblicitarie realizzate negli anni Ottanta dal fotografo di moda Klaus Zaugg, connotate da un forte edonismo, attivando un cortocircuito inaspettato nella relazione dei due volti contrapposti della stessa società: da un lato l'impegno civile e dall'altro l'iconografia del consumismo.