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Nulla è lasciato al caso. "Trascendenza" di Alberto di Fabio

La mostra a cura di Sabino Maria Frassà ci accoglie in un luogo inconsueto, negli spazi di Gaggenau Hub a Milano, showroom del noto Brand tedesco, dove l’arte dialoga con altre forme d’arte. Recensione a cura di Camilla Delpero.

La mostra “Trascendenza” di Alberto di Fabio a cura di Sabino Maria Frassà ci accoglie in un luogo inconsueto, non canonico del mondo dell’arte, che tuttavia con essa ha creato un connubio vincente. Fino al 1 aprile si potranno ammirare le opere del Maestro negli spazi di Gaggenau Hub a Milano, showroom del noto Brand tedesco, dove l’arte dialoga con altre forme d’arte.

Le opere in mostra, di cui alcune totalmente inedite, sono volutamente in numero limitato. Esse rimbombano nel luogo asciutto e lineare al fine di concentrare l’attenzione dello spettatore sia sulle tele di grande formato, tipiche della poetica di di Fabio, sia su mosaici del tutto, appartenenti alla collezione dell’artista.

I colori terrosi, caldi anch’essi insoliti nella sua produzione, riverberano la bellezza del pennello che ricrea liquide stratificazioni. I suoi dipinti sono compositi e composizioni di differenti livelli di liquido; delle sinapsi che creano congiunzioni infinite.

 

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In particolare mi ha accattivato il mosaico dorato posto sul pavimento, visibile da ogni angolazione,collocata in tale posizione dal curatore per essere la chiave di interpretazione della mostra. L’artista ha usato l’oro, materiale prezioso tipico delle pale d’altare medioevali per richiamare forse quella sacralità che un tempo veniva affidata alla preziosità del materiale, sacralità che ora viene dissacrata nel pensiero umano.

La sua è una visione orizzontale del mondo che porta e deve portare a un maggiore distaccamento dall’usuale punto di vista verticale. Il gioco delle tessere dei due mosaici rappresenta e diventa un mantra che l’artista stesso esegue cercando di distogliere il pensiero dalle cose terrene ed elevarlo verso una pura spiritualità. Come in tutte le filosofie orientali il gesto non è solo un mezzo per raggiungere la perfezione, ma è la perfezione stessa. Che si tratti di tessere, ricami, mosaici il gesto porta la mente ad innalzarsi.

Nulla è lasciato al caso. Tutto è collegato ad un discorso più complesso, un’arte che vuole ritornare e ritrovare un tempo biologico, un tempo meditativo non inquinato dalla frenesia e disillusione quotidiana.

 

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