art week

Baldo Pellegrini, apertura della Galleria Milano nella nuova sede, ingresso di via Turati, 1973 Courtesy Galleria Milano. 

 

Galleria Milano presenta Here. Between Not-yet and No-more. Ultima mostra site-specific negli spazi storici della galleria

 

Dopo quasi sessant’anni di attività, di cui quasi cinquanta nella sede di via Manin/via Turati, la Galleria Milano è costretta ad abbandonare i suoi spazi. 

La mostra collettiva site-specific Here. Between not-yet and no-more nasce dall’esigenza di riflettere su un luogo fondamentale per il mondo dell’arte milanese e non solo, un luogo che ha visto passare mezzo secolo di storia e dove si sono incontrate tante delle personalità che hanno rivoluzionato il linguaggio di quegli anni. Si tratta di un saluto corale, un momento collettivo non di addio, bensì di arrivederci con lo sguardo proiettato verso il futuro.

La mostra Here. Between not-yet and no-more, intende omaggiare lo spazio con interventi di circa quaranta artisti che sono stati invitati a dialogare con gli ambienti e il contesto della Galleria, nell’oggi, ma anche in virtù della memoria di ciò che è stato: tra il non ancora e il non più è l’adesso, l’istante nel mezzo, il momento sempre presente, precario e fragile perché in costante trasformazione, il qui da cui possiamo godere di uno sguardo privilegiato sul passato e il futuro che verrà. Le volte affrescate, il rumore dei passi sulle assi del pavimento, le maniglie, i dettagli liberty, i cornicioni, le sale, i due spazi di lavoro e i tanti dettagli dello spazio vengono rielaborati dallo sguardo attento e affettivo degli artisti, così come la memoria viva di ciò che è stato, il ricordo di Carla e l’odore persistente di sigaretta.

Era il 1973 quando Carla Pellegrini, insieme al marito Baldo, decideva di trasferire la Galleria Milano da via della Spiga all'attuale sede con doppio ingresso su via Manin e su via Turati. Se ora in via Turati le sedi delle case di moda fanno a gara per aggiudicarsi uno spazio, allora il contesto era ben diverso. C'erano i palazzi con le facciate in bugnato, gli uffici, le banche, i centri direttivi delle multinazionali, ma era anche un quartiere vivo, dove le persone erano parte di un tessuto sociale variegato ma dalle maglie salde. 

Non bastano i quarantanove anni di indefessa attività, non basta nemmeno il ruolo di riferimento che ha ricoperto e ricopre tuttora la Galleria Milano per l'arte contemporanea: la Galleria sarà costretta a chiudere i battenti della storica sede, ma pronta a reagire alle sfide sta preparando una nuova apertura.

Due uffici speculari, agli estremi opposti della galleria e due ampie sale espositive adiacenti, una delle quali con il soffitto affrescato dalla Scuola di Andrea Appiani tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Il parquet a spina di pesce antico e scricchiolante, le finestre altissime e piene di luce, la boiserie d'inizio Novecento, in quella che era in precedenza la sala da biliardo: tutt'altro che un white-cube, lo spazio della Galleria Milano ha ospitato negli anni più di trecento mostre con le opere di alcune delle voci che sono state in grado di aggiornare e cambiare il linguaggio dell'arte. Dalle personali di artisti con i quali ha stretto un sodalizio durato decenni, tra cui Enzo Mari (la sua Falce e martello del 1973 inaugurava lo spazio), Gianfranco Baruchello, Davide Mosconi, Vincenzo Ferrari, Valentina Berardinone, Grazia Varisco, Antonio Calderara, Luigi Veronesi, ma anche le collettive dedicate alla Pop Art inglese, alla Geografia e a tematiche urgenti, sempre in collaborazione con i critici e i curatori più affermati.

Guardare indietro è una vertigine: il lavoro di Carla Pellegrini è stato instancabile e coraggioso, attento non solo a ciò che avveniva nell'arte, ma nel mondo. L'impegno politico è stato esplicito e generoso e Carla ha sempre cercato di rendere la Galleria un luogo inclusivo seppure in un contesto privilegiato, ospitando serate aperte a tutti.

Quando Carla è mancata nel 2019, il figlio Nicola Pellegrini, insieme a Toni Merola e Bianca Trevisan, ha accolto un’eredità storica importante, onorandola nel segno del rinnovamento, alternando mostre di ricerca filologia sugli autori storici (Enzo Mari, Betty Danon, Shusaku Arakawa) a personali di alcune delle voci più interessanti a livello nazionale (Pierluigi Fresia, Francesco Voltolina, Giovanni Oberti, Daniela Comani, Riccardo Arena, Cesare Viel) insieme ad un’attività editoriale in collaborazione con Humboldt Books e Kunstverein Publishing Milano.