La percezione della Bellezza 

 

bellezza

 Antonio del Pollaiolo 1470       

 

Non è possibile definire la bellezza o l’ideale assoluto di bellezza in modo esaustivo perchè questa entità oltre a sottostare a plurime componenti di natura culturale, geografica e anche storico- temporali, è condizionata dall’evolversi delle civiltà. Questo testo tratterà della percezione individuale della bellezza.

Nel mondo greco classico, la rappresentazione del corpo umano e dell’architettura richiedeva  proporzioni armoniche. Nel Medioevo la bellezza era posta in relazione col buono e quindi era legata ai valori dell’anima e dell’etica. Lo stile era dominato da sentimenti di purezza e dava alla luce opere severe e pie. Durante il rinascimento, negli strati superiori della società, tornò il riferimento all’arte degli antichi greci.

 

1. Afrodite 130 a         2.  tres riche

                                                                                           1. Afrodite 130 a.C.                                                       2. Très riches heures 1412 

 

Più tardi lo sguardo si spostò sulla natura e prevalse un bisogno di “naturalezza”. Subentrarono in seguito anche altri elementi caratterizzanti la bellezza sotto influssi politici.

Infine, nel 1917, Marcel Duchamp assestò un “colpo mortale” al concetto di bellezza separandola definitivamente dall’arte attraverso la sua opera “Fontana”. Tale atto provocò l’esaurimento della discussione su questo tema.

  

fontana

Fontana, Marcel Duchamp 1916/17

 

L’arte contemporanea è quindi totalmente disconnessa dal concetto di bellezza: bello o brutto non sono più di primaria importanza, decisivo è il messaggio dell’opus.

Vorrei però concentrarmi sulla percezione del bello non trattando il concetto di estetica quale teoria della bellezza e neppure la definizioni di “Arte”. In questa sede approfondirò il momento di percezione dello spettatore che considera un opera “bella”. Per poter capire l’elaborazione (quasi meccanistica) che interviene nel nostro cervello è necessario uno sguardo alle neuroscienze. Vorrei riflettere sull’emotività legata a questa esperienza.

La neuroscienza, in particolare la neuroestetica, hanno arato questo tema negli ultimi decenni raccogliendovi importanti risposte. È imporante segnalare come ci sia una correlazione altrettanto stretta con la creatività.

Sapiamo che dalla percezione di un immagine (quale stimolo visivo) fino alla sua identificazione completa, in ogni individuo il percorso cerebrale è lo stesso. La valutazone finale della qualità della stessa immagine, invece, è diversa a seconda dello spettatore. Possiamo dedurre quindi che anche se le strutture anatomiche e molecolari sono identiche, l’esito è individuale.

 

Semir Zeki

Semir Zeki, 1940

 

Semir Zeki, neuroscienziato inglese, ha cercato di analizzare questo percorso utilizzando techniche sofisticate. La Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) mette in evidenza le regioni cerebrali attivate durante la presentazione per esempio di quadri. Semir Zeki ha così trovato un metodo utile per osservare il cervello durante il lavoro (quasi on-line in reality show) e si è potuto costatare che durante la percezione personale della bellezza si attivava una determinata parte della regione frontale del cervello. Con una certa sorpresa si è pure scoperto che a seconda dell’intensità di bellezza dell’immagine, corrispondeva una diversa attivazione locale dell’immagine fMRI, evidenziando così una relazione linearmente proporzionale.

 

cervelli 

Semir Zeki und Tomohiro Ishizu (2011): the brain based theory of Beauty , PLos ONE: Che si tratti di uno stimolo visuale oppure acustico, i meccanismi di percezione appaiono sempre nella stessa regione, e attivano li una determinata area cerebrale (mOFC, giallo).

 

Pertanto l’attivazione del registro emozionale condiziona e compone nel cervello la nozione di bellezza. I ricordi vengono ricomposti nella memoria in modo simile: sono richiamati e ricostruiti, come nella percezione del bello. Certamente il bagaglio culturale, l’esperienza, la dimestichezza con la materia, giocano un ruolo determinante nel giudizio individuale di un opus, portando così ad un'attivazione dell’immagine fornita del fMRI. Con ciò si è dimostrato che bello o brutto non dipendono dall’oggetto, ma che una decisione personale fa cadere il risultato in una o in un’altra categoria.

 

 cervello

Diversi stimoli visivi (Ingres risulta bello, Freud appare brutto) attivano dunque regioni diversi.

 

Se il giudizio sull’’opera osservata, la conoscenza della sua storia, i suoi tratti di stile sono corresponsabili nella valutazione della bellezza, tale valutazione può altresì cambiare nella vita dello spettatore, fra gli altri con l’acquisizione di ulteriori informazioni culturali e di esperienze personali. A causa di ciò la percezione e il giudizio sul bello sono dunque mutevoli. Rimangono sempre categorie e criteri personali.

 

Dott.ssa Heidi Wolf Pagani

Neurologia FMH

 

Creatività