ARTIFICIAL HELL di Riccardo Boccuzzi in collaborazione con il Eberhard&Co.  

      

ARTIFICIAL HELL Paolo e Francesca MIA PHOTO FAIR stand Eberhard copng

ARTIFICIAL HELL, Paolo e Francesca, MIA PHOTO FAIR, stand Eberhard & co.  

 

MIA FAIR 2023 - Un interessante intervista all'artista Riccardo Boccuzzi e all'Amministratore Delegato di Eberhard&CO. Mario Peserico.

By Camilla Delpero 

 

Raccontateci la genesi alla base dell’esposizione Artificial Hell. Quanto lavoro c’è dietro un progetto del genere?

La genesi di questo progetto ha alla base una domanda semplice sebbene incredibilmente complessa: l’Intelligenza Artificiale è in grado di creare?
Per rispondere a questa domanda, ho riflettuto sul principio che porta noi esseri umani alla creazione di un'opera, sia essa una composizione musicale, letteraria, pittorica o filmica, non importa. 
In maniera molto sintetica ho ricondotto questo principio creativo al processo decisionale: come faccio a scegliere le note di una canzone? O la trama di un racconto? O le inquadrature di un film? O i colori di un dipinto? Creare vuol dire sempre scegliere qualcosa rispetto ad un’altra, e la decisione alla base di questa scelta è fondata sui nostri ricordi, sulle nostre emozioni e desideri, sulla nostra immaginazione; per creare ci guardiamo indietro (esperienze e ricordi), allo specchio (emozioni e desideri) e guardiamo avanti (immaginazione). 

Un motore di Intelligenza Artificiale non è molto dissimile in questo dall’uomo, ma nel suo mondo gli elementi hanno un nome diverso: i ricordi li chiama “dati” e “informazioni”; le prospettive le chiama “opzioni” e “probabilità”, le emozioni e i desideri li chiama “input”. Ho pensato quindi di allinearmi al modo in cui l’Intelligenza Artificiale pensa, così da rendergli intellegibile il modo in cui creo in quanto essere umano.
Per far creare un'immagine a un motore di Intelligenza Artificiale è necessario scrivere una descrizione semantica (input), l’A.I andrà a pescare nei suoi ricordi (dati e informazioni nel web) per poi interpolare tra loro i ricordi più adatti (compimento di una scelta) e produrre l’opera (opzione). 
Si chiama opzione perché spesso non produce soltanto un'immagine, ma ne produce varie che ritiene compatibili con la descrizione. La semantica che compone la descrizione, quindi, è il cuore della creazione artificiale: scrivendo "bellerina astronauta" si ottiene in estrema sintesi l’interpolazione tra le immagini nel web della ballerina più diffusa o più adatta ad essere interpolata con una tuta spaziale, e la tuta spaziale più diffusa o più adatta ad essere interpolata con una ballerina. "Ballerina astronauta russa", ad esempio, elimina dalla scelta tutto ciò che è esterno a questa descrizione andando a interpolare l’immagine con ciò che sul web viene più considerato russo rispetto a ballerina e astronauta, così come "ballerina astronauta russa" - AR 16:9 adatta l’interpolazione delle immagini più compatibili ad un aspect ratio (AR appunto) orizzontale rettangolare; ballerina astronauta russa pop art  - AR 16:9 ne determina lo stile, così come ballerina astronauta russa in central park, pop art - AR 16:9 ne determina il contesto ambientale. Ovviamente aggiungendo blue, smiling, giant, on a skateboard, on the left e via dicendo continueremo a fornire elementi che la AI utilizzerà come input per cercare dati e restituire opzioni sempre più vicine a ciò che vogliamo ottenere.
Le opzioni però cambiano in continuazione perché i ricordi (i dati da cui l’AI attinge nell’etere telematico) cambiano in continuazione, pertanto non avremo mai la stessa immagine laddove utilizzassimo la medesima descrizione in momenti diversi; questo vuol dire che ballerina astronauta ottenuta alle 15.00 sarà diversa da ballerina astronauta ottenuta alle 15.01, ma anche 5 secondi dopo; o 5 centesimi di secondo dopo.

Avendo compreso che anche il concetto di tempo costituisce un parametro nella creazione dell’Opera, e avendo compreso, quindi, che ogni Opera creata dall' AI è di conseguenza unica e irripetibile, ho pensato che non bastasse generare una singola immagine per creare come noi esseri umani; ma ho pensato che il vero allineamento tra creazione umana e intelligenza artificiale fosse una sequenza di opere in grado di raccontare una storia, proprio perchè la storia prevede il tempo cronologico di più accadimenti, che appunto è altresì un parametro discriminatorio nella creazione dell’opera per l’A.I.

Tuttavia, se le Opere sono uniche ed irripetibili in quanto sottostanti al tempo, sono anche incoerenti tra loro (Ballerina delle 15.00 è diversa da Ballerina delle 15.01), quindi come si può raccontare una sequenza narrativa coerente? A questo si aggiunge che la coerenza narrativa non sarebbe oggettiva laddove attuassi questo processo su una storia creata da me; ciò che intendo dire è che una storia originale è coerente rispetto all’immaginazione di chi la crea, e chi fruisce questa storia originale non può far altro che accettarne la coerenza perché non gli appartiene.

Ho concluso quindi che la sequenza narrativa di opere uniche ed irripetibili non doveva essere una storia originale, ma una storia che tutti conosciamo perché appunto universale. La Divina Commedia di Dante Alighieri è un’opera universale, costituisce una sequenza di momenti di incredibile bellezza narrativa, per cui la coerenza delle opere che l’avrebbero composta sarebbe stata oggettivamente riconosciuta o meno dal fruitore in quanto l’opera dantesca appartiene (ossia è riconosciuta) a lui così come all’intero genere umano. 

Così sono giunto ad Artificial Hell, ho descritto l’Inferno della Divina Commedia in modo da renderla intellegibile perché l’AI ne creasse la sequenza di opere coerenti uniche ed irripetibili; il processo di descrizione semantica è dovuto passare per oltre 10.000 immagini per arrivare al risultato che state per guardare (coerente o incoerente non spetta a me dirlo). Di ogni momento è stato scelto il modo in cui descriverlo perché l’A.I riuscisse a restituirlo come opera in maniera coerente rispetto alla penna dantesca.

È stato un po’ come raccontare l’Inferno a un alieno proveniente dal mio stesso pianeta. Il tempo trascorso a tentare di capire come fosse giusto raccontargli questa storia, consapevole che i suoi ricordi sarebbero stati quelli di tutti noi, è stato estremamente intenso; ci sono stati momenti in cui la A.I ha colto al volo la bellezza partorita dalla mente del divin poeta, altri momenti in cui non riusciva proprio a comprenderla. Pensate voi quanto io mi possa essere sentito piccolo in questo confronto tra Intelligenza Artificiale e Divina Illuminazione.

Oggi mi scorrono davanti oltre 10.000 immagini, un oceano di incomprensioni dovute al mio modo sbagliato di raccontare l’Inferno all’A.I. Mi piace pensare che siano quegli errori il mio contributo a questo progetto. 10.000 errori. Un fallimento di proporzioni mastodontiche. Però è così, credo, che nella vita si arrivi a riveder le stelle.

 

ARTIFICIAL HELL Paolo e Francesca MIA PHOTO FAIR stand Eberhard copng

ARTIFICIAL HELL, Paolo e Francesca, MIA PHOTO FAIR, stand Eberhard & co.

 

La creazione di una macchina o di un automa può considerarsi arte o semplice artigianato? Dove risiede la differenza? 

La macchina (il software, l'automa, quel che sia) è uno strumento che ha una sua intelligenza, sebbene artificiale, e va manipolata al volere dell'artista se si vuole considerare ARTE. Personalmente ho teorizzato un "manifesto" del GANIVISMO (ossia l'arte realizzata attraverso Generative Adversarial Networks, gli algoritmi alla base dell'intelligenza artificiale) proprio per individuare quei precetti che fanno di un'opera generata con intelligenza artificiale un'opera d'arte. Uno dei precetti più importanti è la predittività dell'artista rispetto a ciò che vuole generare: il risultato che l'artista vuole raggiungere tramite l'intelligenza artificiale deve essere manifestato prima della generazione dell'immagine da parte della macchina, proprio perché così è possibile raffrontare l'intenzione dell'artista con il risultato ottenuto, e quindi verificare quanto l'opera sia attribuibile all'artista e quanto invece alla macchina.Senza questo precetto, l'opera generata dal software potrebbe essere frutto soltanto della macchina e non sarebbe appunto Ganivista ossia attribuibile all'artista. Qui risiede soprattutto la differenza tra opera dell'artista, quindi opera d'arte, e immagine dell'intelligenza artificiale, ossia artefatto della tecnologia. 

La bellezza dell’opera fisica, della sua matericità, del suo odore ecc. potrà mai essere scalfita dall’opera digitale? 

No, infatti le opere di Artificial Hell le abbiamo stampate perché afferiscono a uno spettro sensoriale diverso da quello intercettato dall'arte digitale. 

 

ARTIFICIAL HELL Uomini di chiesa Avari e Prodighi MIA PHOTO FAIR stand Eberhard Copng

ARTIFICIAL HELL, Uomini di chiesa Avari e Prodighi, MIA PHOTO FAIR stand Eberhard & Co.

 

Cos’è la bellezza? In breve la poetica di Riccardo Boccuzzi.

La bellezza è matematica, come diceva Leonardo da Vinci nel suo De Divina Proporzione

La rivista si chiama quid magazine perché indaga quella scintilla, il quid appunto, che rende unica una cosa. Dove risiede il quid, la forza che contraddistingue il tuo lavoro?

Non ho paura di fallire, anzi ho abbracciato l'errore come base della ricerca e della sperimentazione artistica. Artificial Hell è stato possibile sbagliando oltre 10.000 volte, credo che sia necessaria una certa forza mentale per non arrendersi fino alla fine. 

 

Per Eberhard & Co.

Eberhard&Co. supporta da 10 anni la fiera MIA qual è il principale motivo che vi spinge a promuovere la fotografia?

La fotografia è un’arte unica, capace di immortalare il tempo e rendere eterno un attimo. Ne siamo affascinati da più di 10 anni, da quando è iniziata la nostra collaborazione con Mia Photo Fair. In questa edizione guardiamo al futuro supportando un  progetto, ARTIFICIAL HELL di Riccardo Boccuzzi che proietta la “Divina Commedia” dantesca, opera senza tempo per eccellenza e fonte infinita d’ispirazione, con le altrettante infinite possibilità del tempo che verrà. In questo progetto dietro l’obiettivo non c’è solo un occhio umano, ma una macchina che non risponde a pensieri ed emozioni, bensì ad input e informazioni date dall’artista. Anche la macchina, però, è soggetta al tempo e ai cambiamenti che il suo trascorrere comporta. L’Intelligenza Artificiale non potrà dare, né darà mai, la stessa immagine in risposta alla medesima descrizione se proposta in momenti diversi. Il tempo assume quindi un ruolo centrale ed è un parametro essenziale nella creazione delle opere esposte, proprio per questo abbiamo deciso di supportare questo progetto.