Pinacoteca Agnelli. Un'identità unica e riconoscibile che la proietti nel dibattito contemporaneo internazionale

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 Sarah Cosulich, Credit MyBossWas.

"Per la Pinacoteca sogniamo un’identità unica e riconoscibile che la proietti al centro del dibattito contemporaneo internazionale ma ne valorizzi e riattivi costantemente il suo fondamentale patrimonio storico". Sarah Cosulich ci racconta il suo nuovo ruolo alla Pinacoteca Angelli.

By Camilla Delpero  

 

Cara Sarah un piacere intervistarti nuovamente. Mi puoi parlare di questo tuo nuovo ruolo?

È un ruolo inaspettato che ho accolto con entusiasmo perché mi ha dato l’opportunità di ripensare al ruolo e all’identità di Pinacoteca. Mi interessa molto l’idea di lavorare su come le istituzioni oggi si possano aggiornare alle nuove sfide del presente, sia dal punto di vista del programma che del rapporto con i visitatori. Il nuovo corso di Pinacoteca deriva dalla volontà di proiettare l’istituzione nella contemporaneità rispettando la sua storia e l’importante collezione Giovanni e Marella Agnelli in essa contenuta. L’obiettivo è creare un programma espositivo che non solo coniughi passato e presente, ma si connetta anche a tematiche ispirate dal contesto che ospita la Pinacoteca: il Lingotto, la sua archeologia industriale, l’architettura e la sua storia, la fabbrica, l’immaginario dell’automobile, la velocità, il movimento sono stati tutti tasselli fondamentali per lo sviluppo di una nuova identità per l’istituzione, un’identità che si vuole porre in modo complementare nell’importante sistema dell’arte torinese e italiano, arricchendolo con la sua specificità e la sua missione.

Secondo te qual è la principale sfida?

Quando la presidente Ginevra Elkann mi ha chiamata e mi ha raccontato della riconversione della Pista in giardino pensile attuata da Fiat ho pensato subito all’opportunità che quello spazio offriva come percorso d’arte pubblica. Anche nello sviluppo della programmazione artistica di Pinacoteca negli spazi interni, la Pista dava la possibilità di riflettere partendo dal Lingotto come patrimonio di archeologia industriale e simbolo per la storia dell’architettura e quella dell’automobile. Credo molto nell’importanza della site-specificity, nello sviluppo di un programma culturale di rilevanza internazionale, l'unicum con le sue peculiarità attira l’interesse dei grandi artisti e i progetti di qualità attirano il pubblico di tutto il mondo. Una delle grandi sfide è stato immaginare l’allargamento degli spazi espositivi dell’istituzione all’anello esterno lungo più di un chilometro. Le installazioni artistiche sono spesso nuove produzioni e non sono semplici da realizzare visto che si tratta di uno spazio su un tetto con limiti legati alle condizioni climatiche o a questioni di sicurezza. Appunto sfide grandissime.

 

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Pinacoteca agnelli 1913, credit MyBossWas.

 

Secondo te ci saranno importanti cambiamenti nella promozione della Collezione? Ci puoi parlare del progetto Beyond the Collection?

Infatti, la Pista fa da contraltare alla collezione storica di Pinacoteca che per noi rimane un fulcro importantissimo. Tutte le mostre sono pensate come ponti ideali di scambio tra passato e contemporaneità per rivelare nuove storie e interpretazioni rivolgendosi a un vasto pubblico. A vent'anni dall’inaugurazione dell'allestimento dello Scrigno di Renzo Piano per la prima volta la Pinacoteca Agnelli ha introdotto un inedito progetto espositivo, continuativo dedicato alla rilettura e alla riattivazione della sua collezione permanente attraverso le sue presenze e le sue assenze. Partendo ogni volta da un’opera diversa messa in relazione con altre, provenienti da istituzioni internazionali, la Collezione Agnelli diviene punto di partenza privilegiato per una riflessione sulla storia dell'arte e sulla storiografia, oltre che strumento critico per approcciarsi al presente. Il primo progetto di Beyond the Collection è dedicato a Pablo Picasso e Dora Maar e prende forma grazie alla preziosa collaborazione con la Fondation Beyeler di Basilea. Il ritratto di Picasso Homme appuyé sur une table (1915-1916) conservato in Pinacoteca è stato messo per la prima volta in dialogo con la serie di ritratti di Picasso degli anni Trenta raffiguranti Dora Maar, provenienti dalla Fondation Beyeler. Allo stesso tempo, insieme alle tele, viene presentata anche una selezione di fotografie della stessa Maar. Tre grandi capolavori di Pablo Picasso, provenienti da una delle più prestigiose istituzioni del mondo, entrano in Pinacoteca per ampliare letture e interpretazioni e raccontare nuove storie. Il progetto espositivo porta alla luce Dora Maar non solo come soggetto della rappresentazione di Pablo Picasso, ma come artista centrale nella storia dell’arte del Novecento e come importante punto di riferimento intellettuale per la pratica artistica di Picasso.
Il secondo capitolo di Beyond the Collection s’intitola invece Tiepolo x Starling e aprirà al pubblico il 2 novembre. La famosa opera di Giambattista Tiepolo Alabardiere in un paesaggio conservata in Pinacoteca Agnelli diventa punto di partenza per il progetto espositivo di Simon Starling che continua la ricerca iniziata nel 2019 in cui immagina di ricongiungere la tela alla sua parte mancante. Starling rilegge la narrazione del quadro e identifica nel taglio della tela una metafora con la storia del contesto e della collezione che la ospita: la Collezione Agnelli. Il progetto si arricchisce anche grazie alla presenza di altre opere del Tiepolo in prestito da collezioni internazionali che offrono nuove chiavi di interpretazione nella lettura dell’Alabardiere in un paesaggio.

 

Pablo Picasso and Dora Maar Credit Installation view Pinacoteca Agnelli Torino

Pablo Picasso and Dora Maar, credit Installation view, Pinacoteca Agnelli, Torino.

 

Quali altri progetti hai in mente che ci puoi anticipare?

Ci stiamo muovendo in molte direzioni. Con Lucrezia Calabrò Visconti, curatrice di Pinacoteca, siamo lavorando a mostre che continueranno ad approfondire donne chiave dell’avanguardia e a progetti che dialogheranno con le peculiarità e l’identità del Lingotto. Inoltre, porteremo sulla Pista 500 installazioni sempre più spettacolari di artisti internazionali, alcuni durante Artissima, altri che richiedono lunghe tempistiche di produzione e saranno presentati nel 2023. Con Beatrice Zanelli, responsabile della collezione, stiamo approfondendo la ricerca sulla nostra collezione per creare progetti espositivi ad hoc attraverso prestiti di altre prestigiose collezioni. Insieme a Gloria Bartoli, responsabile della comunicazione, stiamo lavorando con grande soddisfazione a promuovere il percorso progettuale della nostra istituzione anche all’estero. E poi ci sono le iniziative educative, di mediazione e gli eventi che vogliamo sviluppare. Per la Pinacoteca sogniamo un’identità unica e riconoscibile che la proietti al centro del dibattito contemporaneo internazionale, ma ne valorizzi e riattivi costantemente il suo fondamentale patrimonio storico.  

Parliamo del programma del progetto all’aperto che arricchisce la Pista 500. Come dialogano queste installazioni-opere con l’ambiente e l’architettura?  Perché c’é l’esigenza di creare questo ulteriore alternativo spazio espositivo? Il messaggio artistico ha una risonanza maggiore?

La Pista 500 offre l’opportunità unica di far scoprire l’arte anche a chi sale sul tetto del Lingotto semplicemente per fare una passeggiata o per guardare il paesaggio. A livello di coinvolgimento del pubblico hanno la capacità di far conoscere l’arte anche a visitatori nuovi. Gli interventi sulla Pista, pensati appositamente da artisti internazionali, affrontano tematiche che riguardano il nostro presente, dal concetto di produzione ai rapporti di genere, all’idea di confine geografico e mentale. L’idea è che i progetti si inseriscano in modo molto naturale nel contesto di questo spazio attraverso installazioni di diverse tipologie (audio, video, sonore, sculture) e che si relazionino con il percorso del visitatore e il suo modo di attraversare lo spazio, così come con il paesaggio naturale e urbano circostante. Le opere sono interattive, inaspettate, coinvolgenti, o semplicemente incuriosiscono. Vogliamo parlare a pubblici diversi e permettere loro, attraverso le opere, di mettersi in gioco per scoprire nuove storie e nuove idee di “monumento” nel nostro presente.

 

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Sylvie Fleury, Turn Me On Yes to all. Credit Installation view Pinacoteca Agnelli Torino.

 

Vedo che si creano osmosi tra arte, ambiente, architettura e sostenibilità, qual è la forza di questa compenetrazione? È riduttivo oggi pensare che questi temi siano separati?

Per me è stato bello immaginare come una passeggiata sui tetti di Torino - dove le Fiat 500 elettriche possono essere testate, quando il museo è chiuso, sopra una ex fabbrica a stretto contatto con l’architettura, tra l’archeologia industriale di Matté Trucco e la riconversione di Renzo Piano - potesse ancora acquisire un livello di fruizione aggiuntiva.
Con la squadra di Pinacoteca abbiamo lavorato incessantemente con la visione di farlo diventare uno spazio per l’arte, uno spazio in cui le opere non sono opere che potrebbero stare dovunque ma che sono pensate dagli artisti per questo contesto. È un tetto, uno spazio complesso che richiede un ragionamento sulla scultura che va molto oltre quella classica. Oggi i nuovi monumenti sono fatti di luce, di suono, di video, come potrete vedere.
L’arte può aprire nuove strade e nuovi immaginari partendo dal contesto specifico in cui viene presentata e il ragionamento sulla programmazione artistica della nuova Pinacoteca nasce qui, al Lingotto con la sua Pista e la sua unicità.

Leggo della tua curatela in collaborazione con Lucrezia Calabrò Visconti della mostra “SYLVIE FLEURY: Turn Me On”. Ci puoi parlare delle tue scelte per questo progetto? Conosci da molto tempo Sylvie e la sua opera? Come comunica con lo sfondo in cui è inserita?

Il Lingotto, la fabbrica, l’architettura industriale, la velocità, l’automobile con tutti i suoi immaginari, lo scenario naturale e il paesaggio urbano sono immaginari forti nel pensiero che guida il programma perché definiscono il luogo in cui Pinacoteca si trova. È un luogo in cui gli immaginari maschili dominano. Le mostre in generale devono fare da ponte tra dimensioni storiche diverse, discipline e linguaggi. Sylvie Fleury si è inserita in questo contesto con immaginari seducenti, tra pistole asciugacapelli, taglienti scritte al neon, caverne da attraversare o missili di peluche che riflettono gli stereotipi del nostro “consumare”, ma anche quelli di genere nella storia dell’arte. Il suo è un lavoro profondo sulla costruzione del desiderio e sull’idea di valore, ma utilizza un linguaggio molto pop, almeno apparentemente. La pratica di Sylvie Fleury è complessa e stratificata con una grande conoscenza della storia dell’arte recente che cita in continuazione.

 

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Sylvie Fleury, Turn Me On First Spaceship on Venus copia, Credit Installation view Pinacoteca Agnelli Torino.

 

Cosa ti ha insegnato il periodo covid?

Ci ha insegnato a non dare nulla per scontato, ad adattarci e a ripensarci in poco tempo, a rimettere tutto in discussione, ad essere creativi e dinamici, a guardarci dall’esterno, ad agire con la consapevolezza che il futuro riserva sempre grandi cambiamenti. Sono esperienze che valgono a livello individuale, ma anche nel nostro lavoro applicato a ragionamenti di un’istituzione del suo programma e del suo ruolo.

Il Quid della Collezione della Pinacoteca Agnelli secondo te qual è?

Diventare una destinazione e poter ospitare un pubblico sempre più vasto e curioso. Presentare mostre sempre nuove e in dialogo con il luogo che le ospita ma permettere anche al pubblico di tornare spesso. Una passeggiata su questo giardino sospeso sui tetti della città permette di scoprire le installazioni sonore, luminose, video e immersive che ora lo caratterizzano. L’arte pubblica è molto democratica nella sua modalità di coinvolgere, speriamo di incuriosire sempre i visitatori a entrare e a vedere le mostre negli spazi interni di Pinacoteca. Finora sta succedendo e il pubblico è cresciuto molto. I visitatori possono anche vivere lo spazio di Casa 500 che racconta la storia della leggendaria automobile; abbiamo creato il FIATCafè500, un bar caffetteria progettato dallo studio lamatilde che, insieme a Fiat, estende l’esperienza della visita a quella conviviale. Poi c’è il bookshop. Pinacoteca è aperta con orari estesi in modo che possa essere anche un luogo in cui venire a prendere un aperitivo al tramonto con un’incredibile vista panoramica. Una vera e propria destinazione appunto.