La conoscenza, l'armonia, e la libertà d'espressione sono i tre fenomeni che arricchiscono il mondo dell'arte

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Lo storico dell'arte Daniele Radini Tedeschi ci parla del suo ruolo di curatore, e dell’importanza di riuscire a riconoscere quel dettaglio a volte invisibile che fa la differenza.

 

By Camilla Delpero

 

Non ci sono molti modi per indicare l'arte del nostro tempo, ''arte contemporanea'' è il più logico. Alcuni artisti contemporanei dicono di non farla, di appartenere ad altri ''generi'', è possibile ciò?

Questo è un quesito particolare. È difficile parlare di arte contemporanea, definirla, classificarla... Oggi, quasi non esistono più i generi. Si può parlare di genere solo con gli artisti più tradizionali, loro hanno uno stile preciso, perché seguono la tradizione. Per il resto non c'è un gusto o un giudizio, si necessita solo di una direzione e di un freno, altrimenti tutti gli artisti creano senza canone. Oggi tutte le professioni sono in una grande crisi e il curatore deve guarire il sistema; il nome richiama proprio a questo compito di “curare”, lui deve scegliere ciò che vale e ciò che è meritevole, se no siamo in un vicolo cieco. Il termine "Curatore" è un concetto aleatorio, io ho fatto sia critiche sia mostre, però c'è confusione, chi è che designa il curatore spesso si è autoproclamato tale. Il '900 ha sdoganato tante anti - accademie, ci sono state meno restrizioni; l'arte deve essere libera ma deve pur sempre essere arte, quindi deve derivare dalla tradizione, non deve mai slegarsi da essa.

Il concetto di bello nell'arte è personale oppure ha comunque una parte oggettiva?

La bellezza è oggettiva, non si può dire che Fidia sia banale, poiché è armonico, è perfetto. Nel contemporaneo c'è una grande prepotenza del narcisismo, del soggettivo. Quando curo delle mostre è importante il mio intervento nella scelta delle opere le quali devono colpire, devono trasmettere un concetto forte, quando curo voglio confezionare e curare in modo ineccepibile ogni dettaglio, le voglio curare nei minimi dettagli, seguendo al meglio ogni aspetto.

 

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Come fa il fruitore curioso, non propriamente esperto, ad apprezzare ciò che non è in linea con una certa figurazione passabile agli occhi di tutti?

Non sempre  il fruitore può avere un background, una cultura artistica, ma sicuramente ha dentro di sé delle sue categorie armoniche che si attivano davanti ad una tela calibrata poeticamente negli accordi cromatici, anche se astratta. Queste categorie vengono attivate da alcuni particolari del dipinto stesso in cui il fruitore si ritrova, in cui ritrova un'emozione. 

Il curatore seleziona gli artisti? Sceglie gli artisti in base alla loro tecnica oppure è la loro carriera ad essere fondamentale per una selezione?

Io osservo solo la tecnica, la carriera dell'artista può anche passare in secondo piano, quelli con troppa carriera impongono le loro idee, e i giovani se gli suggerisci di cambiare o modificare qualcosa si offendono, quindi guardo solo la tecnica, così la selezione diventa quasi naturale. In merito agli artisti che realizzano loro stessi le opere, guardo com'è stata creata, guardo il processo creativo. Esistono anche artisti che mettono solo l'idea, demandando la produzione, ma in tal caso devono affidarsi  alla competenza di una classe artigiana, sempre più rara. Oggi è pessimo vedere l'improvvisazione di qualcuno che non sa gestire la ''materia''.

A volte si fanno grandi operazioni nel sistema, collaborazione tra curatori, art dealer e istituzioni. Sono queste le figure professionali che muovo il sistema?

Si ci sono, ma non sono loro. È possibile nella moda, nella politica. La moda da cui derivano cose positive e negative. Le Fondazioni dettano loro il gusto. Il gusto della moda è diverso da quello dell'arte. La modernità a tutti i costi è sbagliata. L'Arte è diventata scandalo a tutti i costi, io ho guardato al passato e ho fatto scandali ma pur sempre tradizionali. Anche le riviste stesse decidono in base alla modernità.

Un artista quando può definirsi storicizzato?

Non quando muore, ora ci sono tanti artisti, tante opere che riempiono gli atelier, e gli eredi alla fine non sanno cosa farne e le buttano via, specialmente quando un artista non è riconosciuto. Secondo me oggi, tragicamente, un artista è storicizzato quando è raccomandato.

Lei è un curatore e uno storico dell'arte di indubbia fama, con alle spalle numerosi eventi, anni di esperienza sul campo. Per creare un evento, una rassegna ecc. bisogna essere ancora creativi, alla ricerca del nuovo, o basta affidarsi a una formula di organizzazione ampiamente consolidata?

Bisogna essere creativi, ma non alla ricerca del nuovo, l'importante è avere una grande organizzazione che supporti e attivi l'idea che sta alla base di un progetto. Non deve esserci il nuovo senza organizzazione. Deve esserci l'organizzazione che metta in pratica le idee, che cerchi sponsor, che curi la comunicazione e il catalogo, che parli con ambasciatori, artisti, che renda il tutto possibile.

Cosa porterà quest'anno alla Biennale di Venezia, quale sarà il suo contributo?

Non è ancora stato comunicato un tema. Nella 56.esima edizione della Biennale, il padiglione si chiamava Sweet Death, tutto era incentrato sul tema della dolce morte in contrapposizione alla dolce vita. Dolce morte, ricollegata anche al libro “La Morte a Venezia” di Thomas Mann e al film di Luchino Visconti, poi in onore della location della Biennale. C'era una cura dei dettagli notevole, ogni cosa era in dialogo con le altre e con il tema della dolce morte. Esempio c'era una scultura di Visconti su cui veniva spruzzato il profumo che realmente lui stesso usava, quindi vi era stata una ricerca di quel profumo, la cura dei dettagli cui poco fa accennavo. Un progetto del genere non ci potrà mai più essere.

 

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La rivista si chiama Quid Magazine in quanto vuole indagare sul "perché" delle cose. Per Radini Tedeschi dove si trova il quid che distingue un'opera d'arte da ciò che non lo è? 

Dall'armonia. Quando un elaborato possiede in sé l'armonia esso diventa arte, basta una nota stonata perché non sia arte. Deve esserci un'armonia perfetta.

Cosa ne pensa dell'arte come forma di investimento?

Io colleziono arte, non per investimento, colleziono perché mi piace trasformare le mie fatiche in oggetti d’arte. È sempre importante scegliere ciò che realmente diletta, non acquistare le firme o seguire le mode.