L'arte e i percorsi fondamentali della memoria

 

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"L'artista deve studiare l'arte che lo circonda, prendere spunti dalle situazioni mutevoli e riportarle nelle sue opere". Intervista a Ermanno Tedeschi.

By Redazione

Cosa porta un gallerista a puntare su un artista in particolare?

Quando scelgo un artista la cosa essenziale è che debba essere uno che mi colpisca la pancia e il cuore. Non scelgo gli artisti in base alle mode, o quelli soggetti a strategie di speculazioni varie nel mercato e nelle aste. Scelgo artisti che abbiano una qualità, che diano qualcosa di positivo al collezionista e a chi vuole averlo per sé.

Come si può affermare un artista, neo-laureato o comunque fresco di formazione, nel mondo ufficiale dell’arte, qual è il giusto punto di partenza?

Il giusto punto di partenza è uno studio della realtà che lo circonda, un’analisi del mondo in cui vive in modo da prendere spunti da queste continue mutazioni e situazioni mutevoli per riportarle nella sua opera.

 

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Orna Ben-Ami, Lei ricorda, 2016 Ferro saldato e foto (foto originale: Reuters/ Corinne Dufka, Bosnia and Herzegovina 1992), 97x70x12 cm

 

Tralasciando alcuni luoghi comuni. Quando gallerista può considerarsi affermato?

Quando scopre degli artisti interessanti, nuovi giovani che abbiano talento.

Che cosa pensa sia andato perduto nel mondo dell’arte e cosa pensa non morirà mai?

Non moriranno mai i grandi capolavori del passato, mentre sono scettico sulle opere di carattere contemporaneo che vogliono solo necessariamente colpire e scioccare. Oggi sono di moda e hanno prezzi altissimi, ma non so cosa ci lasceranno nel futuro.

 

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 Paolo Amico, Legami, penne a sfera colorate su carta, cm 50x70, 2016

 

Lei cura progetti curatoriali in Italia e all’estero cos’è che la stimola maggiormente?

La cosa che mi stimola è mettere assieme artisti di nazionalità differenti, che usino tecniche diverse. Il mio intento è quello di farli dialogare partendo dal concetto che l’arte è uno dei più importanti ambasciatori di pace che ci siano. Serve a superare pregiudizi tra artisti di nazionalità diverse.

Quale artista si può dire lei abbia scoperto? Ci racconti qualche aneddoto.

Il primo artista con cui ho lavorato e che ha fatto anche una lunga carriera è Valerio Berruti. È un artista che ha quasi quarant’anni e ha iniziato a lavorare con me quando ne aveva venti. Il suo mondo dei bambini è un mondo sempre più vario. È uno di quei tipi di artisti che ha tenuto come base quella che era la sua icona, caratteristica, ma mutandola sempre, forse questa è la chiave del suo successo.

Torino nucleo di fiere, fondazioni ed eventi culturali, pensa che negli ultimi anni sia sbocciata come polo culturale?

Penso che Torino sia stata una città da sempre fucina per l’arte contemporanea e non solo, si pensi all’arte povera. Torino può essere sempre più un polo culturale e un punto di riferimento per l’arte contemporanea non tanto per le fiere, ma per la creatività che c’è.

Quanto il mercato per un gallerista come te può essere importante. Il coefficiente dettato dai risultati d'asta, può considerarsi ufficiale, o qualcosa si muove diversamente dentro le gallerie?

Ho smesso di fare il gallerista dal 2014, negli ultimi tre anni faccio l’art dealer e il curatore. Penso che le aste siano un punto di riferimento, ma che non corrispondano sempre e comunque al valore dell’artista, spesso ci sono dei movimenti sotterranei.

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Marissa Oosterlee, Bloodshed Gold, aerografo su tela, cm 150x130, 2017

 

La rivista si chiama Quid Magazine perché vuole indagare sul quid insito nelle cose, secondo Ermanno Tedeschi quando un artista, un progetto si distingue perché detentore del particolare che lo rende unico?

Il progetto curatoriale e il curatore permettono di dare un’indicazione sul tema e sull’argomento. Lo scopo è quello di aiutare l’artista a sviluppare un’idea che ha nella mente, ma che può svolgere assieme al curatore.

Ha qualche progetto imminente?

I prossimi progetti che sto curando sono legati al tema della memoria, non solo della shoa, ma la memoria in generale, senza memoria non c’è futuro e l’arte sicuramente il bacino più importante.

 

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Orna Ben-Ami, Tristezza, 2016 Ferro saldato e foto (foto originale: Reuters/ Murad Sezer, Turkey 2016), 60x75x5 cm