Mostre

 

jago

 

JAGO “HABEMUS HOMINEM”

Il giovane scultore racconta la contemporaneità in rapporto costante con la Storia

A Roma presso il Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese dal 16 febbraio al 2 aprile sarà visibile la mostra Jago "Habemus Hominem".

Cardine fondamentale delle opere presentate, che vanno dal 2009 a oggi, due ritratti di Papa Benedetto XVI: il primo iniziato quando il pontefice era nel pieno delle sue funzioni (sacrali), il secondo che mostra l’immagine del rappresentante di Dio tornato a essere uomo, Habemus Hominem.

Jago nasce nel 1987 a Frosinone, vive e lavora tra Anagni e Verona. Nel 2011, a soli 24 anni, è selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54esima edizione della Biennale di Venezia (Regione Lazio, Palazzo Venezia, Roma) per poter prender parte alla quale abbandona gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. La sua opera più celebre e controversa è il busto in marmo di Papa Benedetto XVI, premiato nel 2012 con la “Medaglia del Pontificato”, poi “spogliato” e trasformato in Habemus Hominem in seguito alle dimissioni del Pontefice. Con più di 237.000 “followers” attivi sulla sua pagina Facebook e oltre 15.000.000 di visualizzazioni del documentario dedicatogli da FanPage, Jago condivide la propria arte sui social network in maniera indipendente, per questo motivo da molti è definito social artist.

A cura di Maria Teresa Benedetti, JAGO “HABEMUS HOMINEM” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. I servizi museali sono a cura di Zètema Progetto Cultura.

 

4. Jonas Bendiksen

 

I 70 anni della Magnum Photos in mostra al Museo dell’Ara Pacis

Fino al 3 giugno le celebri immagini e gli storici reportage della più grande agenzia fotogiornalistica internazionale

Arriva a Roma, nella sua prima tappa europea e unica italiana, la mostra Magnum Manifesto, che sarà ospitata dal Museo dell’Ara Pacis  dal 7 febbraio al 3 giugno 2018. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturaleSovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, proposta da Contrasto e Magnum Photos 70 e organizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, ha cominciato il suo tour globale nel giugno 2017 all’International Center for Photography di New York. L’intento è quello di celebrare il settantesimo anniversario della più grande agenzia fotogiornalistica del mondo, Magnum Photos, creata da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David Seymour nell’aprile del 1947. Da quel giorno, la Magnum Photos è diventata un riferimento nel tempo  sempre più importante per la documentazione e per il fotogiornalismo. Gli autori di Magnum hanno documentato guerre, testimoniato le tensioni sociali, interpretato il nostro tempo, ritratto tanto le persone comuni quanto i grandi della terra, preconizzato i nuovi drammi del futuro.

La mostra raccoglie parte del lavoro realizzato in tutti questi anni e getta uno sguardo nuovo e approfondito sulla storia e sull’archivio dell’Agenzia.

Le immagini celebri e i grandi reportage dei suoi autori permettono di comprendere in che modo e per quale motivo Magnum sia diventata diversa, unica e leggendaria. Dal reportage sui lavoratori immigrati negli USA, realizzato da Eve Arnold negli anni Cinquanta, ai ritratti di “famiglia”, teneri e intimi, di Elliott Erwitt; dalle celebri immagini degli zingari di Josef Koudelka, fino alla toccante serie realizzata nel 1968 da Paul Fusco sul "Funeral Train", il treno che trasportò la salma di Robert Kennedy nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Arlington, attraversando un’America sconvolta e dolente. E ancora, le serie più recenti dei nuovi autori di Magnum: dalla “Spagna Occulta” di Cristina Garcia Rodero, alle osservazioni antropologiche, sotto forma di fotografie, realizzate nel mondo da Martin Parr;  dalla cruda attualità del Sud America documentato da Jérôme Sessini,  fino al Mar Mediterraneo, tenebroso e incerto nelle notti dei migranti, fotografato da Paolo Pellegrin.

Il curatore, Clément Chéroux – direttore della fotografia al MoMA di San Francisco e già curatore della grande retrospettiva dedicata a Cartier-Bresson realizzata dal Centre Pompidou e ospitata a Roma proprio al Museo dell’Ara Pacis –  ha selezionato una serie di documenti rari e inediti, immagini di grande valore storico e nuove realizzazioni, per illustrare come Magnum Photos debba la sua eccellenza alla capacità dei fotografi di fondere arte e giornalismo, creazione personale e testimonianza del reale, verificando come il “fattore Magnum” continui a esistere e a rinnovare continuamente il proprio stile.

Il percorso espositivo è suddiviso in tre sezioni: la prima scruta l’archivio di Magnum attraverso una lente umanista e si concentra sugli ideali di libertà, uguaglianza, partecipazione e universalismo che emersero dopo la seconda guerra mondiale; la seconda mostra la frammentazione del mondo tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento, con uno sguardo particolare rivolto alle  minoranze e agli esclusi; la terza, infine, segue le diverse forme espressive grazie alle quali  i fotografi Magnum hanno colto i mutamenti del mondo e i pericoli che lo minacciano.

Oltre a raccogliere i progetti individuali e collettivi realizzati nel corso degli anni, la mostra presenta anche proiezioni, copertine di riviste, articoli di giornali, libri realizzati nel corso del tempo,  mostrando il contesto originale in cui molte delle fotografie sono state concepite.

La mostra è accompagnata da un libro edito da Contrasto.

storici reportage

 

P6080025 formato 1807x243cm Copia

 

L'opera di Paolo Gubinelli alla "PINACOTECA COMUNALE “GIOVANNI DA GAETA”

Promossa dal Comune di Gaeta, dall’Associazione Culturale Novecento

Dal 4 febbraio al 15 marzo 2018  la Pinacoteca Comunale di Gaeta ospiterà la mostra del noto artista Paolo Gubinelli amato dai grandi poeti italiani e stranieri che hanno donato poesie inedite che accompagnano sue opere, durante la sua carriera artistica ha avuto contatti con grandi artisti contemporanei e con una antologia critica di grandi storici dell’arte contemporanea che hanno scritto sulla sua opera.

“Segni per Leopardi” dopo la mostra a Casa Leopardi su richiesta del Comune di Gaeta la mostra viene ospitata presso gli spazi espositivi della Pinacoteca Comunale “Giovanni Da Gaeta” Domenica 4 febbraio alle ore 10 si inaugura la mostra SEGNI PER LEOPARDI.

L’opera di Paolo Gubinelli in omaggio a Giacomo Leopardi. Marchigiano di nascita ma toscano di adozione, Paolo Gubinelli da sempre si rapporta alla poesia nella costante ricerca del verso poetico come fonte e finalità di produzione creativa. Negli anni si è confrontato con i testi di Alberto Bevilacqua, Tonino Guerra, Mario Luzi, Andrea Zanzotto e recentemente con quelli di Dante Alighieri.

Nel suo progetto dedicato interamente a Leopardi, ispirandosi agli autografi di alcuni Canti, Gubinelli ha dato forme astratte al colore tracciando segni che intessono dialoghi visivi e immaginari con i tratti della penna di Giacomo. I quattro manoscritti stampati in catalogo su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo © Biblioteca Nazionale di Napoli. È vietata la duplicazione con qualsiasi mezzo.

Paolo Gubinelli - Biografia

Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.

Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico; Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri: Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

Stralci critici: Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Claudio Di Benedetto, Nevia Pizzul Capello, Debora Ferrari, Claudio Di Benedetto, Fabio Corvatta, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Elverio Maurizi, Caterina Mambrini, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Patruno, Roberto Pinto, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.

Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.

In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.

Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale. Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.

Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.

 

 

mufuco

 © Francesco Jodice, Jerusalem, R31, dalla serie What We Want, 2010 Raccolta Antologica, Museo di Fotografia Contemporanea

 

STATI DI TENSIONE | Percorsi nelle collezioni

Il curatore Carlo Sala è stato invitato a "rileggere" i diversi fondi fotografici che costituiscono il patrimonio del Museo, creando un percorso espositivo di oltre ottanta lavori di autori italiani e stranieri

Riparte la stagione espositiva del Museo di Fotografia Contemporanea, nella sede storica di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, con la mostra STATI DI TENSIONE | Percorsi nelle collezioni. Il curatore Carlo Sala è stato invitato a "rileggere" i diversi fondi fotografici che costituiscono il patrimonio del Museo, creando un percorso espositivo di oltre ottanta lavori di autori italiani e stranieri e due interventi site-specific di giovani artisti contemporanei.

La scelta di individuare un giovane curatore e di ospitare, in occasione della mostra, le opere di giovani artisti dà continuità a una politica avviata lo scorso anno e che a partire dal 2018 diventerà una consuetudine nella programmazione del Museo. Puntare sui giovani attraverso incontri, mostre e acquisizioni permette di riallacciare un dialogo con i fotografi e gli operatori, a cui il Museo si rivolge come luogo aperto di discussione e sperimentazione

Il titolo della mostra richiama metaforicamente la tensione-trazione cui è sottoposta la società odierna di fronte a sfide e mutamenti epocali: dai cambiamenti climatici ai flussi migratori, alle insorgenze dei nuovi nazionalismi.

Il progetto espositivo al Mufoco vuole così proporre dialoghi inediti tra immagini, sia avvalorando le ragioni storiche che le hanno prodotte, sia innescando, mediante la loro collazione, interrogativi non previsti originariamente dagli autori e che possono essere un ideale centro di riflessione sul presente e sul passato, nonché sulla funzione politica e sociale dell'immagine.

La mostra è suddivisa in due capitoli, in cui il discorso avviato e sviluppato attraverso le opere presenti nelle collezioni viene concluso da un’installazione di artisti emergenti contemporanei, che costituiscono una sorta di chiave di lettura a ritroso del percorso e al contempo provocano un’inaspettata esplosione dei temi stessi.

Il primo capitolo ragiona sulle forme di esclusione (per motivi politici, razziali, economici) come base delle tensioni sociali che dagli anni Settanta del Novecento a oggi hanno caratterizzato la nostra società. Il percorso inizia con alcune fotografie sociali: ritratti di autori come Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Leonard Freed, Arthur Tress e Michi Suzuki fino alla serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Mario Giacomelli. Il tema viene poi sviluppato metaforicamente con i lavori di Paolo Gioli, Paola Di Bello, Mario Cresci, Francesco Jodice e Joan Fontcuberta, la cui immagine Homeless, di taglio concettuale, è costruita mediante un software freeware di fotomosaico connesso a Google.
Conclude il primo capitolo l'installazione site specific di Paolo Ciregia intitolata Graffio, che rimanda agli scontri del recente conflitto russo-ucraino, rendendo così manifesta la tensione sottesa a tutte le immagini della prima sezione della mostra.
 
La seconda sezione sposta invece l'attenzione sul paesaggio, alla luce del dibattito attuale sull'antropocene - individuata come nuova epoca culturale della Terra - e della politica globale. Il percorso è composto da una sequenza di immagini che raccontano la modificazione del paesaggio dalla fine degli anni Settanta a oggi, rivelando la dicotomia tra mondo industriale e mondo rurale, l'affermazione di un paesaggio ibrido e l'ingerenza dell'uomo nei confronti della natura.
La sezione si apre con la celebre serie Milano. Ritratti di fabbriche di Gabriele Basilico, in dialogo con alcuni scatti realizzati a Milano dal fotografo inglese Paul Graham. Si prosegue con Olivo Barbieri, che mostra la modificazione dei piccoli centri di campagna e le fotografie delle cave di marmo realizzate da Mario Cresci a fine anni Settanta. L'ampio corpus di fotografie di Luigi Ghirri crea invece una sorta di "installazione-quadreria" composta da immagini provenienti da varie serie che mette in dialogo le visioni più idilliache di paesaggio con alcune concettuali. Anche Francesco Jodice, con gli scatti di una committenza realizzata a inizio anni Duemila, posa il suo sguardo, ironico e critico al tempo stesso, su un paesaggio ibridato. I diversi punti di vista dei fotografi Peter Fischli & David Weiss, Vincenzo Castella, Marina Ballo Charmet indagano la città posando lo sguardo ora sul progresso, ora sull'immaginario comune e popolare di Milano, fino ad arrivare alla natura incontaminata dell’Islanda dell’americana Roni Horn.    
A chiudere la sezione è Karma Fails, l'intervento realizzato dal collettivo The Cool Couple, che mette in discussione l’uso contemporaneo della meditazione attraverso l’accostamento di piccoli giardini zen a immagini di paesaggi fittizi che sono una iconografia dell'antropocene.
 
Il percorso espositivo è simbolicamente preceduto dall’esposizione di fotografie provenienti da due fondi fotografici del Museo in gran parte inediti, Grazia Neri e Klaus Zaugg. Le immagini selezionate dal Fondo Grazia Neri, storica agenzia milanese di fotogiornalismo, sono una miscellanea di fotografie di cronaca della storia italiana ed europea, aventi al centro il tema del dissenso e del singolo che si solleva per cambiare la società. Queste immagini vengono messe in dialogo con le campagne pubblicitarie realizzate negli anni Ottanta dal fotografo di moda Klaus Zaugg, connotate da un forte edonismo, attivando un cortocircuito inaspettato nella relazione dei due volti contrapposti della stessa società: da un lato l'impegno civile e dall'altro l'iconografia del consumismo.

 

 

LAMB Amazzone

Oscar Hermann Lamb, Amazzone, 1932, olio su tela, 10x81 cm

 

MONACO, VIENNA – TRIESTE – ROMA. Il Primo Novecento al Revoltella

Dal 25 gennaio al 2 settembre 2018, a Trieste, a cura di Susanna Gregorat

È un continuo dialogo tra il dentro e il fuori quello che si può ammirare al quinto piano della Galleria d’Arte Moderna del Museo “Revoltella” dal 25 gennaio al 2 settembre. Il “dentro” è rappresentato dalle fondamentali proposte di artisti triestini e giuliani. Il “fuori” è offerto dalla superba collezione di artisti italiani, e non solo, patrimonio del Museo. Il titolo dell’esposizione – “Monaco, Vienna – Trieste – Roma” – richiama l’influenza di Monaco di Baviera e di Vienna su Trieste, negli anni in cui il capoluogo giuliano apparteneva all’Impero d’Austria-Ungheria, e l’interscambio – parallelo e successivo – tra gli artisti della città e del territorio e l’Italia.

Il percorso, ideato da Susanna Gregorat, conservatore del “Revoltella”, si sviluppa su sette sezioni, a documentare questi flussi e queste influenze, dagli anni delle Secessioni a quelli del “ritorno all’ordine”, coprendo una storia che dagli albori del Novecento si inoltra nel “secolo lungo”, sino a lambire il secondo conflitto mondiale.
L’esposizione prende il via dalle opere realizzate nei primi anni del Novecento dai più prestigiosi e noti artisti triestini e giuliani. Ricorrono i nomi di Eugenio Scomparini, Glauco Cambon, Arturo Rietti, Adolfo Levier, Argio Orell, Vito Timmel, Guido Marussig, Antonio Camaur, Alfonso Canciani, Piero Lucano, Guido Grimani, Gino Parin, e ancora Carlo Sbisà, Arturo Nathan, Leonor Fini, Giorgio Carmelich, Vittorio Bolaffio, Edgardo Sambo.
Sono dipinti, sculture e grafica fortemente condizionati dal clima secessionista d’Oltralpe monacense e viennese. Sperimentato, in molti casi, attraverso la formazione veneziana e il clima internazionale delle Biennali, ma soprattutto frutto della formazione alle Accademie di Belle Arti di Monaco di Baviera e di Vienna.
Una sezione monografica è riservata all’arte pittorica e grafica di Federico Pollack, più noto a Trieste come Gino Parin, contraddistinta da uno stile del tutto originale e maturata in ambito europeo e britannico.

Il percorso introduce poi il visitatore nella duplice sezione dedicata all’arte italiana degli anni Venti e Trenta, caratterizzata dal recupero della tradizione artistica italiana (il cosiddetto ‘ritorno all’ordine’ di sarfattiana memoria). Qui si ammirano i capolavori patrimonio del Museo: i dipinti di Felice Casorati, Carlo Carrà, Mario Sironi, Guido Cadorin, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio e Felice Carena, in ambito nazionale. E, a livello territoriale, le autorevoli opere di Piero Marussig, Carlo Sbisà, Edgardo Sambo, Oscar Hermann Lamb, Edmondo Passauro, Mario Lannes, Eligio Finazzer Flori, Alfonso Canciani.
La sezione successiva indaga lo stretto rapporto umano e artistico instauratosi tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini, non disgiunto dall’interazione, pur limitata nel tempo, con un grande artista avanguardista quale fu Giorgio Carmelich, prematuramente scomparso a soli ventidue anni.
Segue la sezione dedicata alla figura del pittore goriziano Vittorio Bolaffio, artista dalla personalità tormentata, fortemente legato a Trieste e al triestino Umberto Saba, nel cui particolare lirismo si rispecchiò.

A concludere il percorso è la inedita sezione riservata alla Secessione romana, rievocata dai dipinti di alcuni protagonisti di quella stagione particolare che, sviluppatasi tra il 1913 e il 1916, vide a confronto numerosi artisti di diversa provenienza geografica e formazione artistica, in una visione moderatamente avanguardistica, ma molto ben definita. Qui, opere di artisti italiani quali Armando Spadini, Plinio Nomellini, Giovanni Romagnoli, Felice Carena, Lorenzo Viani, Alberto Martini si affiancano ad artisti territorialmente più vicini, quali Teodoro Wolf-Ferrari, Virgilio Guidi, lo scultore Ceconi di Montececon e, ancora, il triestino Edgardo Sambo che nel suo sorprendente dipinto “Macchie di sole” del 1911 riecheggiò mirabilmente quella fervida e oramai lontana esperienza del secessionismo italiano.

“Questa mostra – osserva Laura Carlini Fanfogna, Direttore dei Civici Musei di Trieste – evidenzia, ancora una volta, la ricchezza delle Collezioni d’arte del “Revoltella”, Museo fondamentale per qualsiasi indagine sul Novecento italiano. Qui troviamo, com’è opportuno che sia, una documentazione puntuale e organica dell’arte giuliana. Ma qui si conservano e ammirano anche capolavori tra i maggiori del secolo, degli artisti italiani e non solo. Come questa esposizione attentamente mette in luce”.

Questa importante rassegna ben chiarisce il rilievo di Trieste come snodo nel mondo dell’arte. Un percorso di indagine che, dal prossimo giugno, sarà approfondito dalla grande retrospettiva su Leopoldo Metlicovitz, pittore, illustratore, scenografo teatrale e pubblicitario triestino che percorse interamente gli anni esaminati da questa mostra.

Info e prenotazioni: www.museorevoltella.it