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DAL 18 FEBBRAIO, ONLINE I LIBRI DEGLI OSPITI DI CASA BAGATTI VALSECCHI

Sul sito web del Museo Bagatti Valsecchi è ora possibile scoprire gli ospiti che dal 20 ottobre 1886 al 29 maggio 1975 visitarono la Casa Artistica di via Gesù a Milano.

  1. Gió Marconi ha il piacere di annunciareCielo digiugno, la prima personale di Enrico David in galleria.Il percorso espositivo, palesando una personalissima declinazione alla leggerezza coniugata a una grande sete diorizzonte, nasce in parte a seguito dell’esperienza di Venezia, nel senso che i materiali originari, note, bozze edisegni che normalmente generano tutta l’opera di David sono stati pensatieappuntati durante il periodo diconcepimento dei contributi per il Padiglione Italia della 58° Biennale.Cielo digiugnomarca una soglia nellapratica di Enrico David: è la prima volta che una sua mostra si compone esclusivamente di lavori grafici, di “inizi”e di “indizi” che in altre circostanze vengono poi tramandati inmedia e linguaggi differenti. La loro sequenza,oscillando tra approssimazione e distanza, l’affondare e il sorvolare, sottolinea la posizione di Enrico David comepittore e ha comepretesto un’esteriorità fatta di aria e atmosfera, di pulviscolo e luce, di vento calante e primobuio. Il sole e la luna e il campo largo. L’osservare diventa un qualcosa che equivale al sedersi su una zolla di terrao su un’impossibile panca ad aspettare un resto irriducibile. Ecco allora che l’orizzonte è quell’utopia che comescriveva Edoardo Galeano è piuttosto una tensione, ci si vorrebbe avvicinare ma lei si sposta sempre più in là e inpratica serve solo a questo, a permetterci semplicemente di continuare ad andarle incontro.La mostra si compone essenzialmente di tre nuclei di dipinti. Le opere che occupano le pareti più corte dellospazio costituiscono una sorta di parentesi e, una dirimpetto all’altra, ne racchiudono icontenuti.Il fraternosilenzio del fango(2020) eZattera viva(2020) sono due tele di grandi dimensioni che, come in un’architettura,costituiscono la struttura portante per gli altri lavori e rappresentano i tralicci su cui il resto si inceppa. E ancora,aquiloni che si impigliano nell’aria, in una luce non più trasmettitrice di materia e con l’eterno sogno dellamalinconia si abbandonano alla caducità, ozattere, il cui il colore si fonde e si dissolve con la consuetaintonazione riflessiva e meditativa, che tengono insieme terra e cielo, ciò che è materiale con ciò che non hacorpo e rischia di andare perduto. Le piccole tele sono invece quasi degli studi, composizioni visive che come inuna sorta di acrostico esplorano le possibilità del dipingere, omeglio, del come fare della pittura nel modo menopittorico possibile.Bassa marea al molo,Fossa madre,Cielo trema o niente, oPunti di fiamma,Salvezza trovata in cielotutti del2020, comeCielo di giugnoche da il titolo alla mostra, sono tele in cui l’immagine succede in un tempo piùrapido, con il gesto vivo di un qualcosa che accade o che sta per accadere, momenti che girano in tondo per poiricadere su se stessi seminando segni di sentimento. Sono immagini scultoree che fanno riferimento ad elementidi natura quali l’erba, le canne di bambù o il fango, materiali frequenti nella pratica di Enrico David. Le pareti dellospazio sono dipinte dello stesso colore naturale della tela, una modalità per cercare in maniera artificiale lamaterialità o l’assenza di materialità della superficie che accoglie i dipinti.Cielo di giugno, cielo di Acrab, la “signora del blu”, al di là della scorsa primavera mai vissuta, oltre lo scontro trala caducità umana e l’impassibile ciclicità della natura, al dì la di questo lungo inverno, l’estate non sopravviveall’estate e ciò che resta è una strana e disagiante tenerezza.Enrico David (n. 1966, Ancona, Italia) vive e lavora a Londra.Tra le suemostre più recenti:Gradations of Slow Release,MCA, Chicago,Hirshhorn Museum and SculptureGarden, Washington (2019);58°Biennale di Venezia, Padiglione Italia a cura di Milovan Farronato, Venezia (2019);Fault Work, Sharjah Art Foundation, Sharjah (2016);Autoparent, Lismore Castle Arts, Lismore(2016); TheHepworth Wakefield, West Yorkshire (2015); Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2015); UCLA Hammer Museum,Los Angeles (2013);55°Biennale di Venezia a cura diMassimilano Gioni, Venezia (2013);Head Gas, NewMuseum, New York (2011);Repertorio Ornamentale, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2011);How DoYou Love Dzzzzt by Mammy?, Museum für Gegenwartskunst, Basilea (2009);Bulbous Marauder, Seattle ArtMuseum, Seattle (2008);Ultra Paste, ICA, Londra (2007)e50°Biennale di Venezia a cura diFrancesco Bonami,Venezia (2003).
     
 
 
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Sul sito web del Museo Bagatti Valsecchi è ora possibile scoprire gli ospiti che dal 20 ottobre 1886 al 29 maggio 1975 visitarono la Casa Artistica di via Gesù a Milano. Fino dalla sua creazione, infatti, la casa accolse storici dell’arte, collezionisti o semplici curiosi attratti dall’ambizioso progetto dei due fratelli di dare vita a una dimora neo-rinascimentale nel cuore della Milano a cavallo del XX secolo. Le oltre 10.000 firme, trascritte in un lavoro lungo tre anni, disegnano la ricchissima trama di relazioni al centro della quale si colloca casa Bagatti Valsecchi e delineano attorno ad essa un panorama vasto e articolato, offrendo un punto di vista tanto particolare quanto avvincente su quasi novant’anni di vita cittadina.

I libri degli ospiti online - un vero e proprio database realizzato grazie al generoso supporto di Twig, realtà di consulenza digitale di Milano – permettono la consultazione di oltre 10mila firme in base alla data di visita, al nome, al cognome e alla città di provenienza del visitatore. Uno strumento di grande utilità per indagare legami e incontri rivolto ai professionisti del settore, ma anche ai semplici curiosi interessati a scoprire, ad esempio, se i propri avi avessero visitato la Casa Artistica di via Gesù.

“Materiali come i libri degli ospiti non sono così comuni; proprio la loro importanza ha fatto sì che il museo sentisse in maniera forte il desiderio di condividerli non solo con gli studiosi e i ricercatori, ma anche con gli appassionati e i semplici curiosi. L’intento è stato innanzitutto quello di rendere accessibili strumenti di studio e di ricerca in maniera libera e senza alcuna restrizione, cioè nello spirito di condivisione che deve appunto animare la ricerca e lo studio. La digitalizzazione, da questo punto di vista, è chiaramente una risorsa insostituibile. Un progetto come questo si presta, quindi, alla costituzione di reti, di dialoghi e di nessi. E proprio la capacità di creare intersezioni e intrecci sarà in futuro indice della vitalità di questo lavoro” commenta Lucia Pini, conservatore del Museo e curatrice del progetto.

Grazie al progetto, infatti, si passa in rassegna una variegata successione di personaggi che nell’arco dei decenni ha continuato a varcare la soglia di casa Bagatti Valsecchi tenendola sempre viva e rendendola scenario della Storia: da Camillo Boito ad Antonio Cederna, da Fogazzaro a Maria Callas, passando dalle infermiere volontarie della Prima Guerra mondiale. Non mancano le famiglie amiche - tra gli altri i Borromeo, i Grandi, gli Amman – cui si affiancano nomi importanti dell’aristocrazia italiana ed europea: la regina Margherita di Savoia, Vittoria regina di Prussia e imperatrice di Germania… Anche il jet set internazionale fa la sua comparsa: nel 1887 è la volta dell’irresistibile Annina Morosini, celebrata da Gabriele d’Annunzio come la donna più bella d’Italia, nel 1912 Maurice de Rothschild rampollo ribelle della ricchissima famiglia di finanzieri. Non stupisce trovare molto rappresentato – e ad alto livello – il mondo del collezionismo: tra gli altri Frederick Stibbert, creatore dell’omonima casa museo fiorentina o il conte Grigorij Stroganoff, la cui ricchissima raccolta si trovava allestita sino al 1910 nel palazzo romano di via Sistina. Molto nutrita è anche la rappresentanza degli studiosi d’arte, dove compaiono, tra gli altri, i nomi di Giovanni Morelli, Bernard Berenson, Wilhelm von Bode, Adolfo Venturi.

“Il progetto con il Museo Bagatti Valsecchi è la rappresentazione di come la tecnologia trovi la sua espressione valoriale e strategica nell’intento di fare evolvere il mondo – evidenzia Niccolò Brocchi, Executive Adivisor di Twig su questo progetto -. Anche uno strumento semplice come quello che Twig ha realizzato in questo caso, nelle mani di una realtà come il Museo Bagatti Valsecchi si trasforma in un oggetto pieno di potenza, che promuove il cambiamento. Siamo veramente felicissimi di aver dato il nostro contributo in questa nobile sfida.”

Il progetto è un lavoro in progress: a tutti è rivolto l’invito a collaborare aiutando a decifrare le firme di incerta lettura o non decriptate, a segnalare eventuali errori o a fornire notizie sui personaggi che hanno lasciato la propria firma sui libri degli ospiti Bagatti Valsecchi per arricchire ulteriormente il database.

Convinto del valore di tale patrimonio, già nel 2018 il Museo aveva realizzato una piccola installazione digitale dando vita, attraverso brevi video (ora disponibili gratuitamente online), a 11 personaggi ospiti della Casa, raccontando le loro vite e i motivi che li legavano ai Bagatti Valsecchi; oggi a chiunque è data la possibilità di interrogare il database e sfogliare (digitalmente) i tre grandi volumi.

La consultazione è gratuita e accessibile in ogni momento, sia in italiano che in inglese, direttamente sul sito del Museo: museobagattivalsecchi.org

ATTENZIONE Fino al 18 febbraio, giorno del lancio, il database è accessibile al link libriospiti.museobagattivalsecchi.org con la password librofirme2021