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La Fondazione Arnaldo Pomodoro  annuncia il programma per il 2020

Con due nuove mostre della serie Project Room, la VI edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, il Catalogue Raisonné, le attività didattiche e le collaborazioni, la Fondazione si conferma un osservatorio privilegiato sulla creatività contemporanea. 

Due nuovi appuntamenti della serie espositiva Project Room, la presentazione del Comitato di selezione per la VI edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, nuove attività didattiche, l’implementazione del Catalogue Raisonné, i prestiti di opere della collezione a enti pubblici e privati sono i cardini del programma 2020 della Fondazione Arnaldo Pomodoro. Un ricco palinsesto di attività costruito per perseguire gli obiettivi di conservazione e valorizzazione del patrimonio della Fondazione e di promozione della ricerca e della riflessione sui temi e le figure più interessanti dell’avanguardia contemporanea, che ribadisce come l’istituzione – fondata dall’artista Arnaldo Pomodoro nel 1995 – sia oggi uno degli osservatori privilegiati del panorama artistico contemporaneo nazionale e internazionale, un vero e proprio laboratorio di indagine e approfondimento sulle evoluzioni del linguaggio della scultura. 

Si parte con la nuova edizione di Project Room, iniziativa nata nel 2010 e affidata nel suo decimo anno alla curatrice italiana Eva Fabbris. Ad ogni edizione viene chiesto al guest curator di individuare temi e artisti – preferibilmente scultori under 40 – per realizzare un intervento che coinvolga l’intero spazio espositivo. Il primo appuntamento inaugura il 14 aprile in occasione dell’Art Week milanese: un progetto che coinvolge due artiste – di Nevine Mamhoud (Londra, 1988) e Margherita Raso (Lecco, 1991), in un display di Derek MF Di Fabio (Milano, 1987). La seconda Project Room, in programma in autunno, vedrà invece protagonista l’artista belga Kasper Bosmans (Lommel, 1990).

L'impegno della Fondazione a sostegno dei giovani artisti prosegue anche attraverso il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, nato nel 2006 e giunto alla sua VI edizione.
“Fin dal suo concepimento – afferma Arnaldo Pomodoro – il Premio ha voluto essere un’occasione di dialogo con i giovani, uno spazio per trasmettere la memoria come elemento fondante del futuro e aprirsi al contempo alle più varie istanze di trasformazione e ricerca. Per essere un’esperienza sempre viva, ad ogni sua tappa questa iniziativa aprirà il proprio orizzonte, rinnovando i suoi stessi fondamenti concettuali e rivedendo la propria formula, in funzione delle nuove modalità di ricerca che nel tempo si proporranno”.
Scopo del Premio è quello di individuare, nel panorama internazionale, uno scultore emergente di età compresa tra i 25 e i 45 anni, la cui ricerca esprima una riflessione sull’idea stessa e sulla pratica della scultura. Completamente rinnovato nella struttura in occasione della scorsa edizione, e rafforzato nella sua vocazione internazionale, il Premio può contare anche per questa edizione sulla collaborazione con il Polo Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Milano, che riconferma l’interesse a condividere e sostenere le sue finalità. Il Comitato di Selezione della VI edizione verrà presentato al pubblico durante la prossima edizione di miart (17 – 19 aprile 2020), in un talk dal titolo Cos’è scultura oggi? organizzato per la fiera dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro.
 
Anche per il 2020 il Dipartimento per le attività didattiche della Fondazione – fondato nel 2007 – continua a proporre progetti rivolti a tutti, per educare all’arte contemporanea attraverso formule capaci di superare gli schemi tradizionali della didattica museale e di coinvolgere pubblici diversi in una fruizione diretta e immediata dell'arte, attraverso la rielaborazione dei linguaggi, la sollecitazione dei sensi e l'uso di nuove tecnologie.

Sul fronte della conservazione, tutela e valorizzazione dell'opera di Arnaldo Pomodoro e del suo archivio, il Catalogue Raisonné rappresenta oggi la principale forma di studio e promozione.

Creato seguendo un modello fortemente innovativo, unico sia per genere che per ampiezza nel panorama nazionale, il Catalogue Raisonné è inserito nei database della IFAR (International Foundation for Art Research) e del CRSA (Catalogue Raisonnè Scholar Association). La pubblicazione online della sezione relativa alle sculture avvenuta ad aprile 2019 continua ad essere apprezzata da ricercatori, operatori di settore e appassionati. In questi mesi il Catalogo si è arricchito di una nuova sezione relativa alle pubbliche collezioni – raccolte in una specifica sezione, con possibilità di collegamenti e consultazioni mirate – mentre prosegue il lavoro di verifica e compilazione della sezione relativa ai disegni, la cui uscita online è prevista per la primavera 2020.
 
Nell'ottica inoltre di rendere fruibili al pubblico le opere della propria collezione, che non ha una sede espositiva permanente, la Fondazione continua a promuovere un’azione di prestito nei confronti di enti e istituzioni pubbliche e private, anche attraverso la formula del comodato a lungo termine. Accanto ai comodati già in corso (Circolo del Ministero degli Affari Esteri di Roma; Conservatorio di Milano; Istituto Mario Negri di Milano; MART di Rovereto; Politecnico di Milano; Venice International University, Isola di San Servolo; Università degli Studi Milano-Bicocca; Negombo, Lacco Ameno) sono in via di definizione nuovi prestiti per l’anno 2020.

 

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Nell’ambito di ART CITY Segnala 2020 in occasione di Arte Fiera "BLOB-OUT"

Installazione video artistica site-specific realizzata da Basmati Film. 

Nell’ambito di ART CITY Segnala 2020 in occasione di Arte Fiera, il 22 gennaio 2020 inaugurerà “Blob-out”, installazione video artistica site-specific realizzata da Basmati Film (Audrey Coïaniz e Saul Saguatti) e Ditraverso con la collaborazione di Opificio Neirami, a cura di Silvia Grandi e Giuseppe Virelli, presso il Parco Commerciale Borgo Mascarella a Bologna.

L’installazione, verrà inaugurata il 22 gennaio 2020, ore 18.00. Sarà visibile dal 23 al 26 gennaio 2020, mira a trasformare un tradizionale luogo urbano votato al commercio in un “iperluogo” plurisensoriale in grado di ridefinire la geografia di uno spazio architettonico e, allo stesso tempo, di stabilire nuovi rapporti con i suoi fruitori.

Nello specifico, il progetto, ideato appositamente dagli artisti Audrey Coïaniz e Saul Saguatti di Basmati Film e Ditraverso, mira a modificare l’usuale percezione dell’utente di un centro commerciale in un’esperienza immersiva reale (non virtuale) in continua mutazione attraverso l’utilizzo di forme, luci, proiezioni e suoni che in maniera costante modificano l’ambiente circostante in un’esperienza sensoriale e partecipativa, aprendo così alla possibilità di una percezione “altra” dello spazio.

Dalle finestre dell’edificio centrale del Borgo – il ristorante IKO – escono una serie di protuberanze pseudo organiche in materiale plastico semitrasparente che, come una sorta di “ectoplasmi”, invadono lo spazio circostante cambiandone la struttura architettonica e percettiva. Alcuni di questi Blob fantasmatici, infatti, sono luminosi mentre altri sono animati da proiezioni di immagini video in continua trasformazione. Le gocce luminose e pulsanti saranno accompagnate da musiche appositamente composte da Pasquale Sorrentino per sottolineare maggiormente la natura “fluttuante” e polisensoriale dell’installazione.

L’intera corte interna del Borgo Mascarella si trasforma così in un traboccante e vitalistico vaso di Pandora, dal quale fuoriescono propaggini accattivanti e ludiche protuberanze morbide e luminose, in costante “dialogo” con il pubblico. Un ambiente sinuoso e tentacolare, ricco di suggestioni oniriche, che stempera la rigidità dell’architettura e che avvolge lo spettatore proiettandolo in una dimensione straniante.

Il progetto, inserito nel calendario di ART CITY Segnala 2020, è promosso dal Parco Commerciale Borgo Mascarella, in collaborazione con Ristorante IKO, e patrocinato dal DAR Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.

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 Mario Schifano nel suo studio davanti all’opera Qualcos’altro, Roma 1962, courtesy Archivio Mario Schifano

 

GióMARCONI presenta MARIO SCHIFANO. QUALCOS'ALTRO

Una mostra dedicata ad un nucleo di monocromi compresi tra il 1960 e il 1962, curata da Alberto Salvadori e in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano. 

La galleria Gió Marconi ha il piacere di presentare la mostra Mario Schifano. Qualcos’altro dedicata ad un nucleo di monocromi compresi tra il 1960 e il 1962, curata da Alberto Salvadori e in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano.

L’artista comincia a realizzare questi smalti su carta intelata a partire dal 1959, dopo alcune esperienze informali. Li presenta per la prima volta a Roma, alla galleria La Salita (1960), nella collettiva 5 pittori cui partecipano Giuseppe Uncini, Tano Festa, Francesco Lo Savio e Franco Angeli, e successivamente, in una personale alla Tartaruga (1961).

In anticipo rispetto ad altri protagonisti della scena romana, Schifano intende con i suoi monocromi non solo azzerare la superficie del quadro, anche come risposta all’informale, ma attribuirle un altro punto di vista, “inquadrarla”, proporre un nuovo modo di vedere e di fare pittura.
Il primo a capire che la superficie dei monocromi è semplicemente uno schermo sarà Maurizio Calvesi che così scrive nel catalogo della mostra alla Galleria Odyssia (1963): “Erano quadri originalissimi: verniciati con una sola tinta o due, a coprire l’intero rettangolo della superficie o due rettangoli accostati... Un numero o delle lettere (ma solo talvolta) isolati o marcati simmetricamente; qualche gobba della carta, qualche scolatura: il movimento della pittura era tutto lì.”
Comune denominatore di un’intera generazione di artisti da Lucio Fontana a Enrico Castellani, da Piero Manzoni a Yves Klein, il monocromo non è una novità tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta e Schifano ne è perfettamente consapevole.
“Pensavo che dipingere significasse partire da qualcosa di assolutamente primario...”, racconta l’artista, “I primi quadri soltanto gialli con dentro niente, immagini vuote, non volevano dir nulla. Andavano di là, o di qua, di qualsiasi intenzione culturale. Volevano essere loro stessi... Fare un quadro giallo era fare un quadro giallo e basta”.

Azzeramento del gesto e del senso, dunque, un semplice pretesto per fare una pittura che riparta da zero, un incipit a qualcosa di diverso.
La grammatica dei monocromi di Schifano è molto semplice: smalti industriali dall’effetto lucido e coprente; colore “grondante” steso in maniera libera e non uniforme sulla ruvida superficie della carta da pacchi. L’intento è dare l’idea di una pittura da cartellone pubblicitario.
La superficie dei quadri, dai colori accesi e privi di sfumature, alla stregua di una lastra fotografica, prelude all’impressione di nuove immagini: è un nuovo spazio da indagare, un campo di germinazione che si dispone a produrre qualcos’altro.
L’emblematico titolo di questa mostra si riferisce a un’opera del 1960 che Schifano realizza appena ventiseienne e a un polittico del 1962 che figura tra le opere esposte.
Con efficace sinteticità da messaggio pubblicitario Qualcos’altro sta forse a indicare che ciò che l’artista intendeva dipingere doveva essere diverso da quanto si vedeva in giro; ma è anche un intento programmatico espresso in due parole: il monocromo, inteso come tabula rasa, è già pronto a trasformarsi in luogo di proiezione, campo fotografico in cui si metteranno a fuoco dettagli, particolari, frazioni di immagini.

Qualcos’altro ha un sapore quasi profetico, se si pensa che questi “schermi” si riempiranno presto dei nuovi segni della vita moderna.
È alla luce di tutto questo che la mostra si concentra sui monocromi, a sessant’anni dalla loro nascita, in quanto tappa cruciale del cammino creativo di Mario Schifano e genesi della sua invenzione pittorica.

Alle opere verrà affiancato un nucleo di lavori su carta degli stessi anni e, per l’occasione, sarà pubblicato un giornale della mostra in formato tabloid con contenuti inediti dell’artista e un contributo di Riccardo Venturi e Alberto Salvadori. 

 

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In occasione di Arte Fiera Vitruvio Virtual Museum presenta il museo temporaneo di realtà virtuale

L’esposizione vuole fare un punto della situazione sulle potenzialità e lo sviluppo della realtà virtuale in campo artistico 

Nell’ambito di ART CITY Segnala 2020 in occasione di Arte Fiera, dal 23 al 26 gennaio Vitruvio Virtual Museum presenta il museo temporaneo di realtà virtuale WHAT IF. La riproducibilità tecnica nell’epoca dell’opera d’arte, a cura di Eleonora Frattarolo, all’interno dei nuovi spazi di VRUMS – Virtual Reality Art Rooms in Via Zaccherini Alvisi 8 (Bologna).

L’esposizione vuole fare un punto della situazione sulle potenzialità e lo sviluppo della realtà virtuale in campo artistico, cinematografico e scientifico attraverso opere che riproducono realtà passate o future, mondi e situazioni completamente immaginate.

Cinque di queste esperienze virtuali, già esposte nei musei d’arte contemporanea o durante festival specifici, saranno presenti in mostra durante Artefiera, e per la prima volta riunite. Inoltre, sarà presentato un lavoro totalmente inedito che dà il titolo alla mostra. What if è un’indagine artistica sulle emozioni basilari dell’uomo. A partire dalla scrittura di un soggetto e una sceneggiatura originale, il visitatore potrà immergersi e ammirare affascinanti scenografie iperreali dominate dai quattro elementi: aria, terra, fuoco, acqua.

Chi entra in What if vive un’esperienza virtuale immersiva apparentemente libera. In realtà, per evitare la paralisi, è necessario seguire la regia occulta e prestabilita che governa l’esperienza, fare i conti con i propri ricordi e le proprie paure. In What if niente è casuale e tutto segue una logica precisa. Escluse le emozioni.

Nel percorso espositivo il visitatore troverà inoltre:

Synapse di Enrico T. De Paris esposta alla Triennale di Milano. Un labirinto a struttura molecolare progettato e popolato dall’artista dove lo spettatore si fa parte attiva dell’opera d’arte e diventa a sua volta opera nell’opera: si muove liberamente fra le stanze, viene stimolato da piccoli oggetti volanti, entra in contatto con diverse creature, simboli, emblemi, metafore. Indossare il visore ed entrare in Synapse significa divenire artefici del proprio percorso, autori della propria personale esperienza artistica. Info, foto e video: https://vitruviovirtualmuseum.com/portfolio/synapse/

Casa DO UT DO, realizzata per la Fondazione Isabella Seràgnoli su un disegno di Alessandro Mendini con stanze di Alberto Biagetti, Mario Cucinella, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Stefano Giovannoni, Alessandro Guerriero, Massimo Iosa Ghini, Daniel Libeskind, Angelo Naj Oleari, Terri Pecora, Renzo Piano, Claudio Silvestrin, Nanda Vigo. Questa esperienza virtuale è stata esposta nei più importanti musei italiani per l’arte contemporanea: MADRE, MAST, MAMbo, Mart, MAXXl, Guggenheim Venezia, Pinacoteca di Bologna, Reggia di Caserta, Circolo dei Lettori di Torino. Info, foto e video: https://vitruviovirtualmuseum.com/portfolio/casa-do-ut-do/

Casa Malaparte, esposta alla Bologna Design Week 2015. Il mare, i mattoni rossi, la vista sui faraglioni, la lunga scalinata che conduce al tetto e alla mitica vela bianca dietro la quale Brigitte Bardot prendeva il sole nel Disprezzo, il salone principale, le ceramiche di Alberto Savinio. Sono solo alcuni dei particolari che continuano a sedurre e affascinare studiosi, architetti, artisti e appassionati di tutto il mondo. Casa Malaparte di Vitruvio è una sfida tecnologica, un’esperienza virtuale immersiva che ha riaperto al pubblico la mitica casa di Capri discussa e amata in tutto il mondo. Info, foto e video: https://vitruviovirtualmuseum.com/portfolio/casa-malaparte/

Leggero - Tributo a Freak Antoni, esposta al Museo della Musica di Bologna. È il tributo che Vitruvio Virtual Museum ha dedicato a uno degli artisti italiani più sovversivi e destabilizzanti della storia musicale del nostro paese. L’esperienza di realtà virtuale immersiva, dialoga direttamente con la scultura in marmo di Carrara realizzata dello scultore Daniele Rossi che ritrae Freak Antoni all’interno di un sanitario dotato di razzi. Attraverso la realtà virtuale i razzi vengono attivati e il fruitore dell’esperienza compie un viaggio su Bologna fra le note di Ludovico Einaudi e i versi di Le onde leggero, delicata e sorpren-dente poesia dello stesso Antoni. Info, foto e video: https://vitruviovirtualmuseum.com/portfolio/tributo-a-freak-antoni/

Progetto SKA e Astri Mini-Array realizzato per l’Istituto Nazionale di Astrofisica. Vitruvio Virtual Museum per l’INAF ha realizzato due documentari interattivi in realtà virtuale immersiva, fra i primi nel loro genere. Attraverso Cicer-One - la guida Robot dell’esperienza - il fruitore compirà un viaggio in due diversi siti, il deserto sudafricano e quello del vulcano Teide all’Isola di Tenerife,  dove INAF  installerà telescopi di nuovissima generazione, rispettivamente nelle onde radio e nei raggi gamma.

 

 choisi yyy 2020 01

 

YES YES YES Revolutionary Press 1966/1977

Un saggio visuale, un libro di immagini che esamina il ruolo della stampa alternativa. 

Siamo felici di annunciare gli ospiti di Spazio Choisi #01: a+mbookstore (Milano) e Viaindustriae (Foligno), due editori italiani che trasformeranno lo Spazio in un insolito archivio dedicato alla stampa alternativa, underground e controculturale tra il 1966 e il 1977.

Il display racconta della pubblicazione “YES YES YES Alternative Press 1966/1977 from Provo to Punk” e preannuncia la nuova ricerca “YES YES YES Revolutionary Press in Italy 1966/1977 from Mondo Beat to Zut”.

Entrambe costituiscono un saggio visuale, un libro di immagini che esamina il ruolo della stampa alternativa. Editori, autori, praticanti radicali di quella scena, intervistati e coinvolti nel libro, ripensano quelle azioni e pubblicazioni che toccavano i temi dell’urgenza sociale del cambiamento.

YES YES YES analizza soprattutto la cultura visiva di riviste “povere”, la loro grafica stupefacente e la loro estetica liberata e integrata con il sistema di attivismi radicali artistici e politici. In questo modo le pagine dei giornali e dei fogli trattano i fatti con testi innovativi, con uno stile sovversivo proprio di quel clima fervente che formò una rete sociale di stampatori, le autonomie creative e i sindacati per la distribuzione.
In questa innovazione sistemica, la democratizzazione di stampa stimolava da un lato la sperimentazione del design grafico e dall’altro la crescita della pratica editoriale in una cultura allargata alla comunità.

L’archivio presentato a Spazio Choisi #01 comprenderà i materiali d’archivio della scena italiana degli stessi anni, che andranno a comporre la nuova pubblicazione “YES YES YES Revolutionary Press in Italy 1966/1977 from Mondo Beat to Zut”, in uscita il 30 gennaio 2020.

Durante il periodo della mostra, presso la libreria Choisi sarà in vendita una selezione speciale di pubblicazione di a+mbookstore, Milano.

Periodo mostra: 14 gennaio - 18 febbraio 2020
orari di apertura: martedì e mercoledì su appuntemento, giovedì e venerdì dalle 10 alle 18 presso: Spazio Choisi 01, via Pelli 13, Lugano (primo piano)

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.choisi.info

 cattani Eros

 

EROS di Bruno Cattani allo Spazio Choisi #2 di Lugano

La mostra è un racconto per immagini, nel quale l’artista ci invita a riconsiderare con occhi e percezione nuovi, il desiderio e il pathos. 

Nel nuovo Spazio Choisi #2 è possibile visionare fino al 31 marzo 2020 una selezione di immagini della serie EROS di Bruno Cattani allestita in occasione della presentazione dell’omonimo libro pubblicato da Artphilein Editions.

EROS di Bruno Cattani è un racconto per immagini, nel quale l’artista ci invita a riconsiderare con occhi e percezione nuovi, il desiderio e il pathos, per proporci un’intensa emozione e un totale coinvolgimento sul piano estetico ed emotivo.

“L’erotismo della statuaria, più o meno classica, custodito in quelle forme di marmo nate dalle mani dello scultore e ritoccate dal tempo che le rimodella e le leviga. Particolari di gesti e di corpi nascosti o illuminati in un continuo alternarsi di luci e ombre che le muovono ridando vita a “un gruppo di figure, che, come attori drammatici di un coro erotico, vogliono ancora danzare e far udire la loro voce.”
(Lucetta Frisa e Marco Ercolani) 

Bruno Cattani è fotografo della memoria, dei luoghi e del passato emozionale. Inizia la sua attività nel 1982 e da oltre trent’anni collabora con musei nazionali e internazionali (Galleria Civica di Modena, Musée Rodin, Musée du Louvre, Pergamonmuseum), istituti d’arte (École Nationale Supérieure des Beaux-Arts e Istituto Nazionale per la Grafica) ed Enti (Soprintendenza Archeologica di Pompei).

Bruno Cattani è inoltre autore di alcuni libri d’artista tra cui Memorie, Playing Dreams e Eros.
La mostra è in collaborazione con Heillandi Gallery, Lugano