pomodoro bertelé

 

Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta FRANCESCO BERTELÉ "Hic sunt dracones"

La Fondazione ospiterà il primo step della narrazione transmediale di cui si compone l’opera Hic sunt dracones, che verrà presentata integralmente a gennaio 2020 nella sua ultima declinazione.

La Fondazione Arnaldo Pomodoro ospiterà il primo step della narrazione transmediale di cui si compone l’opera Hic sunt dracones, che verrà presentata integralmente a gennaio 2020, nella sua ultima declinazione, in occasione dell'esposizione al Museo Madre di Napoli, museo ricevente la donazione dell'opera, unitamente alla presentazione del libro d’artista come parte integrante dell’intero progetto.
 
Il video Walking through the walls sarà presentato nei suggestivi spazi dello Studio di Arnaldo Pomodoro e sarà visibile attraverso l’utilizzo di Oculus GO e cuffie MEZE AUDIO per una fruizione in modalità collettiva e immersiva. Il video si completa con una colonna sonora appositamente realizzata dal musicista Bienoise e un montaggio concepito per creare un legame fisico e tangibile tra l’artista, la sua esperienza e la performance agente sul fruitore.
 
Hic sunt dracones è il risultato di una ricerca lunga e complessa che Francesco Bertelé ha sedimentato nell’arco di diversi anni e che a partire dal 2018 si è innestata su un’azione esplorativa e performativa compiuta dall’artista e dal suo team; ovvero una scalata realizzata di traverso lungo la parete nord di un’Isola nel mar Mediterraneo. L’azione esplorativa compiuta dall’artista, sospeso a picco fra cielo e mare su di una costa rocciosa che geologicamente appartiene alla zolla africana ma politicamente all’Europa, è stata mappata con l’utilizzo di avanzate tecnologie digitali, traducendosi in un percorso individuale e sempre unico, in cui le più recenti tecnologie della Realtà Virtuale e Aumentata si fondono con i significati generati da temi come la geopolitica del confine, la manipolazione dell’informazione, l’errore come scarto fra realtà fisica e alterata. Il risultato è uno scollamento fra il tempo presente e quello dell’esperienza e una distorsione sensoriale in ambienti ibridi e sovra stimolati, ovvero il luogo del possibile attraversamento oltre la soglia del certo, al fine di costruire e di abitare spazi inesplorati, a partire dalle percezioni cognitive di ciascuno.
 
La ricerca portata avanti da Francesco Bertelé in Hic sunt dracones si carica di approfondimenti teorici grazie al coinvolgimento degli autori dei saggi critici pubblicati nel libro d’artista e si formalizza nell’utilizzo sperimentale delle tecnologie digitali e nella creazione finale di un’installazione ambientale, realizzata grazie alla collaborazione fra l’artista e il FabLab Recipient.Cc, la cui natura fortemente smaterializzata -  in grado di ridefinire in maniera rivoluzionaria lo spazio della visione, i modelli di fruizioni e le esperienze narrative (S. Arcagni) - si concretizza attraverso l’interazione con l’individuo, unico strumento di attivazione dell’opera.
 
Hic sunt dracones è un progetto realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del progetto Italian Council, IV edizione, 2018.

 

 ordine e metodo

 

La Galleria Milano presenta DANIELA COMANI Ordine e metodo

L'artista il cui lavoro si concentra sulle radici dell’identità, da ricercarsi nella memoria collettiva e personale. 

La Galleria Milano è lieta di annunciare una personale di Daniela Comani, artista il cui lavoro si concentra sulle radici dell’identità, da ricercarsi nella memoria collettiva e personale. Il titolo della mostra è una citazione dal film Les Carabiniers di Godard (1963), dove in una lunga scena due soldati tornano dai loro viaggi per il mondo con solo una valigia piena di cartoline.

In galleria sarà presentato il suo recente progetto Planet Earth: 21st Century (2019), che prende origine dal materiale visivo fornito dalle applicazioni Apple Maps Flyover e Google Earth VR. Comani, attraverso queste app, compie un viaggio virtuale, facendo planare il suo sguardo sulle città, sulle architetture e sui luoghi di maggiore interesse storico-culturale, immortalandoli con screenshot virati in bianco e nero. Il risultato di questo volo virtuale sono 360 cartoline con strade, edifici e monumenti di diverse città del mondo.

Le fotografie aeree, attraverso il (mass)medium delle cartoline, hanno iniziato a riscontrare successo già nell’Ottocento, per diventare estremamente diffuse per tutto il XX secolo. Ora Comani, ricollegandosi a quell’iconografia, propone siti e strutture antiche e recenti, immortalando il nuovo paesaggio urbano e, attraverso di esso, una parte della storia dell’umanità.

Se la sala principale vedrà dunque la grande installazione di Planet Earth, nella seconda sala sarà invece diffusa l’installazione sonora Sono Stata Io. Diario 1900-1999 (66’, 2002/2011), una narrazione personalizzata e rivista, sotto forma di reenactment, degli eventi del XX secolo. Anche in questo caso si tratta di un viaggio: dal 1° gennaio al 31 dicembre sono rievocati gli avvenimenti che hanno contribuito a cambiare la storia del Novecento, trascritti in prima persona come si trattasse di un diario personale. L’io narrante assume così sia il ruolo di vittima che di artefice.

Nello studio, infine, saranno allestite alcune fotografie dalla serie 1975-Diario di strada (2017): l’autrice, da bambina, durante i viaggi in macchina con i suoi genitori da Bologna verso l’Alto Adige, riempiva le sue agende annotando sistematicamente le targhe delle automobili incrociate, segnando la città d’immatricolazione, il produttore e la marca. Decenni dopo, dal ritrovamento di una di quelle agende (del 1975, da cui il titolo), è nato il progetto, che ripropone le pagine del diario insieme alle fotografie dei modelli delle auto citate, prevalentemente italiane, nella marca ma anche nelle targhe. Ciò che emerge è quindi un’immagine di un mondo pre-globalizzato, diverso da quello attuale, scavando ancora una volta nelle nostre radici attraverso uno studio storico-sociale.

La mostra, realizzata in collaborazione con la Galleria Studio G7 di Bologna, è accompagnata da un inedito libro d’artista presentato per la prima volta alla Galleria Milano, edito da Humboldt Books e finanziato dal Senato per la Cultura di Berlino: si tratta di un foto-atlas di 800 pagine, dal titolo Planet Earth: 21st Century, contenente 360 fotografie e un testo critico di Vera Tollman.

 yoox

 YOOX presenta Patrick Tuttofuoco x YOOX: ULTRAGENDER, 2019

Una serie di venti opere in edizione limitata, ciascuna accompagnata dal proprio certificato di autenticità firmato e numerato dall’artista, debutteranno online all’interno dell’area Design+Art di YOOX curata da Beatrice Trussardi.

YOOX presenta in anteprima mondiale Ultragender, 2019 un progetto realizzato in esclusiva per YOOX dall’artista Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974). Da ieri, 5 dicembre, una serie di venti opere in edizione limitata, ciascuna accompagnata dal proprio certificato di autenticità firmato e numerato dall’artista, debutteranno online all’interno dell’area Design+Art di YOOX curata da Beatrice Trussardi.

L’opera che Patrick Tuttofuoco ha progettato per YOOX è un concentrato degli aspetti più salienti della sua ricerca, che da sempre tende all’equilibrio tra l’estetica dei materiali, delle forme e della luce e la capacità degli individui di trasformare l’ambiente in cui vivono. Attraverso la sintesi tra il celeberrimo profilo della regina egizia Nefertiti e il simbolo maschile - un cerchio con una freccia che punta in alto - con Ultragender, 2019 l’artista esplora e racconta i temi legati all’identità umana. Tuttofuoco crea per YOOX una forma nuova, che in modo lieve sublima i generi e ne rappresenta il superamento. Il metallo lucidato a specchio di Ultragender, 2019 diventa la superficie di incontro tra l’opera e chi vi si pone di fronte: l’unione tra femminile e maschile, a cui si aggiunge l’identità dello spettatore riflessa nello specchio, viene amplificata ed elevata a simbolo dall’aura cangiante della luce a LED che, migrando tra le frequenze cromatiche, inonda di luce lo spazio della quotidianità.  

L’edizione limitata pensata in esclusiva per YOOX risponde a una necessità poetica per l’artista: creare, per ognuno, un’opera installativa unica e diversa da tutte le altre, in cui sono fusi l’opera stessa, la persona che vi si specchia e l’interazione con il suo contesto di vita, pervaso di luce e di colore.

“L’Arte - sottolinea Patrick Tuttofuoco - ha il dovere di porre delle buone domande sul mondo che ci circonda, capaci di generare delle riflessioni che siano da stimolo all’evoluzione della società. La mia pratica è sempre stata incentrata sul principio della trasformazione e sulle relazioni interpersonali, che nel tempo sono diventate la materia prima del mio lavoro. In un’epoca di transizione, in cui le questioni sull’identità dell’essere umano sono completamente aperte, sento sempre più la necessità di affrontare con la mia ricerca un’idea di ricostruzione dell’immagine dell’essere umano, per oltrepassare limiti e barriere imposte all’evoluzione del sé e alla sua accettazione.”

Secondo capitolo della collaborazione tra YOOX e Patrick Tuttofuoco - che è stato tra i protagonisti della mostra “Dressing Ourselves” organizzata da YOOX e Triennale di Milano nel 2005 - Patrick Tuttofuoco x YOOX. Ultragender, 2019 è anche il secondo progetto speciale esclusivo pensato per YOOX da Beatrice Trussardi, curatrice dell’area Design+Art da maggio 2018.

“Con la sua opera per YOOX, Patrick Tuttofuoco racconta in modo delicato una tematica dei nostri giorni – commenta Beatrice Trussardi. La fluidità e il superamento dei confini legati al genere, l’abbattimento di stereotipi, etichette e categorie, in Ultragender, 2019 vengono trattati attraverso forme e colori pop, nel tentativo di portare luce sull'identità dell'individuo, sulla sua essenza e non sulla sua apparenza.”

Note all’Editore

YOOX, fondato nel 2000, è lo store online di lifestyle leader nel mondo per moda, design e arte. YOOX offre una selezione infinita di prodotti tra cui: un’ampia scelta di capi d’abbigliamento e accessori per uomo e donna dei più importanti designer al mondo, un assortimento unico di oggetti di design, collaborazioni esclusive con rinomati artisti internazionali, brand attenti alla responsabilità sociale e ambientale e moda bimbo. www.yoox.com

 

 maramottiprize

 TURNER PRIZE 2019

Il Turner Prize 2019 è stato assegnato per la prima volta a tutti i finalisti: Lawrence Abu Hamdan, Helen Cammock, Oscar Murillo e Tai Shani.

Su istanza presentata dai quattro artisti candidati e per decisione unanime della giuria presieduta dal direttore della Tate Britain Alex Farquharson, il Turner Prize 2019 è stato assegnato per la prima volta a tutti i finalisti: Lawrence Abu Hamdan, Helen Cammock, Oscar Murillo e Tai Shani.
"In questo momento di crisi politica in Gran Bretagna e in gran parte del mondo, quando ci sono già tante cause che dividono e isolano le persone e le comunità, ci sentiamo motivati a sfruttare l’occasione del premio per fare una dichiarazione collettiva, in nome della condivisione, della molteplicità e della solidarietà, nell’arte come nella società"

Siamo orgogliosi che fra questi vi siano la già vincitrice della settima edizione del Max Mara Art Prize for Women, in collaborazione con Whitechapel Gallery e una delle cinque finaliste della edizione 2019-21 del Premio.

Helen Cammock ha recentemente inaugurato proprio negli spazi della Collezione Maramotti la mostra Che si può fare, in corso fino al 16 febbraio 2020 e visitabile dal giovedì alla domenica senza bisogno di prenotazione.

Congratulazioni ai quattro vincitori!

 

 Ripples di Toyo Ito per Horm Italia. Civico Museo Archeologico. Ph. Filippo Romano per MuseoCity 2019

Ripples di Toyo Ito per Horm Italia. Civico Museo Archeologico. Ph. Filippo Romano per MuseoCity 2019

 

Associazione MuseoCity  presenta  MUSE DIALOGANTI 10 SEDUTE PER 10 MUSEI

I grandi designer nei luoghi dell’Arte 8 grandi aziende di design donano una seduta a 10 musei milanesi perché il pubblico possa godere a pieno dell’Arte.

Casa Museo Boschi Di Stefano: La Marie di Philippe Starck | Civico Museo Archeologico: Ripples di Toyo Ito | GAM Galleria d'Arte Moderna: Double Zero di David Adjaye | Museo del Novecento: Passepartout di Federico Peri | Museo di Storia Naturale: Josephine di Gordon Guillaumier | Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci: Superleggera di Gio Ponti | Museo Storico Alfa Romeo: Feltri di Gaetano Pesce | Palazzo Morando Costume Moda e Immagine: Galet di Ludovica + Roberto Palomba | Pinacoteca Ambrosiana: Pouf Euston di Rodolfo Dordoni | Pinacoteca di Brera: Brera Bench di Giulio Cappellini 10 sedute straordinarie, prodotte e generosamente donate da 8 aziende italiane con la volontà di sostenere il consumo culturale, vengono accolte da 10 musei milanesi: MUSE DIALOGANTI – 10 sedute per 10 musei è un progetto promosso e curato dall’Associazione MuseoCity, con la preziosa collaborazione dello studio Palomba Serafini Associati, Ludovica e Roberto.

Il progetto nasce dall’idea di far dialogare Arte e Design, l’opera d’arte e una seduta per poterla apprezzare pienamente. Uno scambio che favorisce l’integrazione dei linguaggi nella loro espressione più alta, preservandone l’identità. Un dialogo aperto tra “oggetti” solo apparentemente distanti, per unire le diverse eccellenze di Milano, città d’arte e capitale mondiale del design.
 
Mission di MuseoCity è quella di valorizzare i musei favorendo il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto, e con questo fine Baxter, Cappellini, Cassina, Giorgetti, Horm Italia, Kartell, Molteni & C. e Moroso hanno donato ognuno una, e anche due sedute, a la Casa Museo Boschi Di Stefano, il Civico Museo Archeologico, la GAM Galleria d'Arte Moderna, il Museo del Novecento, il Museo di Storia Naturale, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, il Museo Storico Alfa Romeo, Palazzo Morando Costume Moda e Immagine, la Pinacoteca Ambrosiana e la Pinacoteca di Brera, creando un’interazione tra i nuovi arredi e il tempo lungo del godimento dell’arte.
 
“MuseoCity lavora dal 2016 per stimolare il pubblico a conoscere e apprezzare i musei milanesi – sottolinea Maria Grazia Mazzocchi, Presidente dell’Associazione MuseoCity. Offrire la possibilità di un momento di riposo e di contemplazione ci è sembrato utile per tutti i visitatori, giovani o anziani. MUSE DIALOGANTI rappresenta una proposta e un invito a continuare questo percorso.”
 
MUSE DIALOGANTI si è sviluppato in due momenti: i musei hanno scelto la sala e l’opera davanti alla quale allestire la seduta e successivamente i prodotti, creando abbinamenti unici, sartoriali, scaturiti da valutazioni approfondite e basate su precisi requisiti tecnici. Per poter partecipare infatti le sedute dovevano essere rinomate o premiate, prodotte da aziende italiane, facilmente reperibili sul mercato, con altezze di seduta o schienali idonei, e generosamente donate dai produttori.
 
“Stiamo parlando di perdersi nell’opera, cioè di interagire con l’arte quasi dimenticando la nostra fisicità senza la distrazione data dalla fatica della lunga sosta in piedi – afferma Roberto Palomba, architetto e designer dello studio Palomba Serafini Associati, che ha seguito il progetto dall’ideazione alla realizzazione. Sfida di questa iniziativa è l’integrazione di sedute che non inquinino visivamente gli spazi museali ma che al contrario si integrino e che siano capaci di dialogare con l’ambiente e l’opera. Il design e l’arte non saranno antagonisti ma simbiotici. Forse la migliore definizione di design è quella di vestire di emozione una funzione, quindi il dialogo con l’arte è immediato. Di fatto seppure nel garbo di un mimetismo necessario, ogni seduta in relazione all’opera diventa una piccola istallazione a sé, e racconta un rapporto possibile tra arte e design.”

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Palomba Serafini Associati e con il contributo di Fondazione Cariplo e UniCredit.

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 oplà

 

Oplà. Performing Activities ad Arte Fiera

Dopo il debutto nel 2019, che ha suscitato l’interesse del pubblico e della critica, torna Oplà. Performing Activities, programma di live arts a cura di Silvia Fanti (Xing).

Arte Fiera si terrà dal 24 al 26 gennaio 2020 nei padiglioni 18 e 15, direttamente accessibili da un unico ingresso: Ingresso Nord, con un servizio di navette di collegamento da piazza Costituzione.

Dopo il debutto nel 2019, che ha suscitato l’interesse del pubblico e della critica, torna ad Arte Fiera Oplà. Performing Activities, programma di live arts a cura di Silvia Fanti (Xing). La Fiera accoglierà un nuovo ciclo di azioni performative firmate da quattro protagonisti della scena contemporanea: Alessandro Bosetti, Luca Vitone, ZAPRUDER filmmakersgroup e Jimmie Durham, artista insignito del Leone d’Oro alla carriera in occasione della 58. Biennale di Venezia. Gli interventi degli artisti saranno disseminati all’interno dei padiglioni 15 e 18 della Fiera, coinvolgendo anche l’area Talk.

Oplà. Performing Activities è un format di opere dal vivo concepito da Silvia Fanti specificamente per Arte Fiera. Le sue linee guida sono racchiuse in una dichiarazione programmatica della curatrice:

“Lavorare nel contemporaneo significa oggi creare occasioni, contesti e tempi che mostrino non più ‘che cosa è’ l'arte, ma ‘che cosa fa’ l’arte. Come rispondere quindi alla proposta di portare la performance in una fiera d'arte senza fare della decorazione o semplicemente sentirsi fuori luogo? Oplà insinua delle performance in un contesto funzionale, attivando la possibilità di partecipazione e condivisione dell'opera dal vivo. Piuttosto che presentare dei singoli gesti conclusi e di durata definita, il performativo è inteso come un'attività: costruzione di una serie di micro-sistemi di creazione, relazione, servizio”.

I quattro progetti per Arte Fiera 2020:

Jimmie Durham – THE BUREAU

L’artista americano inscena la rievocazione di una sua performance iconica, Smashing, realizzata a Como nel 2004. Nel suo ottantesimo anno di vita, seduto a una scrivania, l’artista distruggerà ufficialmente gli oggetti che gli verranno presentati dal pubblico. (A partire da gennaio sarà possibile iscriversi sul sito di Arte Fiera per prendere parte all’azione). Al completamento di ciascuna operazione, verranno emessi i certificati ufficiali.

L’azione di Durham è un’affermazione perentoria sugli oggetti, il valore monetario e l’idea di autenticità. Registrazioni, burocrazia, identità e possesso sono trattati con la leggerezza di un artista che da sempre denuncia i limiti del razionalismo e la futilità della violenza.

“Alla gente accadono in continuazione brutte cose. Quando meno ce lo aspettiamo, dopo essere più o meno sopravvissuti agli ultimi insulti, improvvisamente siamo chiamati a presentarci negli uffici ... al BUREAU. Solitamente qualcosa viene rotto o irrevocabilmente cambiato. Si va via con qualche pezzo in meno, ma carichi del ricordo di un’esperienza incomprensibile” (J.D., 2019)

Nei giorni successivi alla performance, il set e i resti dell’azione resteranno installati come un'opera di scultura espansa.

Luca Vitone – Devla, devla...

Si tratta di un happening pensato espressamente per gli spazi di Arte Fiera. Cinque rom, celati da un separé connotato da un’immagine più volte elaborata dall’artista, leggeranno il futuro ai visitatori che si lasceranno coinvolgere dalla loro pratica di chiaroveggenza. Quest’ultima, esercitata nelle forme della cartomanzia e della chiromanzia, è un’usanza della tradizione rom. All’interno del contesto fieristico le previsioni dei cinque veggenti indirizzeranno i collezionisti nelle loro ricerche. Devla, devla... nasce dalle suggestioni che hanno dato vita al progetto Romanistan, viaggio/opera in cui Luca Vitone ha ripercorso a ritroso il tragitto di emigrazione compiuto dal popolo Rom dall’India verso l’Europa. Per Vitone la cultura romanì rappresenta un ideale moderno e transnazionale di popolo, che assume quasi una possibilità precorritrice, anche alla luce delle migrazioni di massa che stanno sconvolgendo gli equilibri socio-politici del pianeta.

ZAPRUDER filmmakersgroup – ANUBI IS NOT A DOG

L’intervento è concepito come un set-performance dove, per i tre giorni della fiera, sarà possibile seguire il lavoro di Zapruder nel suo sviluppo generativo: dalla preparazione della scena al ciak, dal riscaldamento dei guests alla manipolazione del suono. Si inaugura così ad Arte Fiera il nuovo progetto del gruppo, che prolifererà in molteplici diramazioni confluendo per accumulo in un’opera complessa: un film. Raffinati creatori di nuove mitologie inzuppate di presente, Zapruder usano il dispositivo di visione della Sala Opera per enfatizzare la separazione dei sensi: udito e vista restituiranno paesaggi diversi. L’immagine guida del progetto è una quadreria i cui unici soggetti sono dei cani. “Questa foto è stata scattata ad Helsinki nel maggio 2019, e mostra alcune opere della collezione privata di Kari J., giudice di dog shows incontrato quella stessa mattina in un bar reso celebre dal regista Aki Kaurismäki. Di fatto, a poche ore da questo scatto fotografico, abbiamo cominciato a mettere insieme gli elementi del progetto ANUBI IS NOT A DOG”. Soggetto di questo film in fieri è il rapporto di affinità simbiotica tra cane e proprietario, tra possedere ed essere, tra spettacolo e gioco, in un rimando continuo di immagini riflesse.

Alessandro Bosetti – L’Ombra

Una sound performance che nasce come reportage poetico attingendo da un archivio sonoro in crescita. Microfono alla mano, Alessandro Bosetti raccoglie e restituisce un corpus di frammenti vocali, registrati muovendosi tra la comunità effimera di voci che per tre giorni abita la “situazione” fiera: visitatori, espositori, tecnici, artisti. Per ogni frammento raccolto Bosetti crea un suono ombra, per poi intrufolarsi nel palinsesto temporale con delle brevi restituzioni vocali e performative. In questi monologhi-lampo, posizionati negli interstizi e negli intervalli del programma dei Talk di Arte Fiera, la voce dell’artista si intreccia alle voci raccolte in una serie di ghirlande verbali surreali, come disegno di una mappatura polifonica e idiosincratica. Domande e risposte fanno ombra le une alle altre e l'artista, il cui lavoro immateriale si basa sulla musicalità del linguaggio e della voce, va a cercare resoconti d’ombra in un luogo che tecnicamente dovrebbe esserne privo.

www.artefiera.it

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Hashtag ufficiale  #artefiera2020

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