Ogni opera d’arte rispecchia una parte del subconscio del suo creatore

      Leila Mirzakhani foto copyII

 

"Le mie opere sono il risultato di una mia ricerca personale per ritrovare una dimensione spirituale negli eventi ordinari della quotidianità." Intervista all'artista Leila Mirzakhani.

By Camilla Delpero   

 

L’opera come meditazione, il segno, il tratto come rituale, ci puoi approfondire questa componente fondamentale delle tue opere?

Le mie opere sono il risultato di una mia ricerca personale per ritrovare una dimensione spirituale negli eventi ordinari della quotidianità. Penso che ogni opera d’arte rispecchi una parte del subconscio del suo creatore. Vorrei che le mie opere fossero dei messaggeri di un quieto meditativo che provochino nello spettatore una riflessione sulla profondità di ogni attimo che passa. Il nostro segno è personale, tiene in sé le tracce del nostro DNA. La ripetizione del segno è un tentativo di trovare l’identità personale.

Il gesto ripetitivo che estranea dalla realtà pur rimanendo saldamente consapevole a ciò che ci circonda. Ci vuoi approfondire ciò che compone alcune tue collezioni?

Nelle mie opere, oltre al risultato finale, prevale anche il processo rituale dell’elaborazione: Il gesto ripetitivo avviene come un mantra visivo. È un allenamento per rimanere presenti, è un continuo perdersi e ritrovarsi, è un viaggio interiore, è uno scalare monti ed attraversare i mari dell’anima per arrivare a quel nucleo che fa parte di “tutto”, che si chiama “io”.

 

Leila Mirzakhani Fiume 2019 matita su carta 113x200cm

Leila Mirzakhani Fiume 2019 matita su carta 113x200cm

 

Perché l’azzurro?

Guardiamo al cielo come la superfice più vasta rappresentata dalla natura con il colore azzurro. Però dobbiamo sapere che il colore blu del cielo è soltanto una nostra percezione visiva che avviene attraverso degli eventi fisici presenti nell’atmosfera che circonda il pianeta terra. Questo aspetto reale-irreale, esistente e allo stesso tempo l'effimero del colore blu è proprio quell’espressione che mi serve per raffigurare l’anima: quella presenza non materiale in noi.

Come nasce Leila Mirzakhani?

Come essere umano sono nata a Tehran in una notte di coprifuoco, nel cuore della rivoluzione iraniana del '78. Anche come artista penso in quella stessa notte.

 

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La rivista si chiama Quid Magazine perché vuole indagare il quid, quella scintilla che rende unica un’opera o la vita. Dove lo intravedi nella vita o nella tua produzione?

L’arte e la vita si miscelano in continuazione. L’opera d’arte è la traduzione dell’artista che dà al mondo. L’amore, la nostalgia, il futuro e le attualità sono tutti gli eventi che accadono e se siamo fortunati, li ritroviamo nell'arte perché l’arte ci aiuta ad elaborare le nostre emozioni e poi magari ci giuda ad alleggerirci da quel peso dell’esistere che a volte diventa insopportabile.

Parlaci delle tue opere ispirate alla poesia.

A mio parere, lo scopo di ogni espressione artistica è la poesia. Vedo la poesia come un dono tramandato dal mondo degli dei, sussurrato nelle nostre orecchie dai geni e dagli spiriti. Mi viene molto difficile capire come siamo capaci ad esprimerci attraverso il linguaggio poetico. Forse la poesia è quella goccia divina aggiunta al nostro impasto durante la creazione.

Leila Mirzakhani Mille vasi silenziosi e parlanti 2019 acrilico su legno 120x200cm

Leila Mirzakhani Mille vasi  silenziosi e parlanti 2019 acrilico su legno 120x200cm

 

Progetti futuri?

I colori presentano, anche in maniera inconsapevole, le stagioni della mia vita. In questo periodo mi sento molto attratta dalle terre, dal muschio sul tronco di un albero senile, dalla pianura all’inizio della primavera…dopo anni dell’utilizzo delle gamme di blu vedo questo cambiamento come fosse un trascendimento dal cielo sulla terra, la volgila di mettere le radici e andare in profondità.

Cos’è per te la bellezza?

È una domanda che mi impegna da sempre, forse la bellezza è quella qualità che accomuna la maestosità di un tramonto che scende lentamente dietro ai faraglioni a Capri, con quella del bel viso di una bambina che ti sorride seduta per caso  nelle braccia di sua mamma vicino a te sulla metropolitana a Milano. La bellezza rimane solo una domanda, sebbene a livello istintivo siamo capaci di riconoscerla con una precisione millimetrica.