Spogliamoci dell’Estetica e vestiamo il Quid

 
      
 
 

L'artista Flavio di Renzo si racconta creando un video appositamente per noi: "il video riassume i concetti che sono alla base della mia poetica che invitano ad osservare oltre, guidati e motivati dalla curiosità che supera l’estetica apparente."

By Camilla Delpero   

 

teatro

Tratto Da “Combustioni” di Emanuela Tagliavia, Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi. 

 

Come nasce Flavio di Renzo come artista?

Ho sempre avuto una pulsione verso la creatività. Ciò mi ha portato ad essere una persona molto curiosa che non si accontenta mai. L’Abruzzo - la mia terra d'origine - è stata un’arma a doppio taglio: la amo, ma ho anche desiderato allontanarmi per crescere. Ho terminato la quinta superiore a Milano, proprio perché avevo bisogno di vedere altre cose. Nasco come danzatore, la fotografia l’ho scoperta a Milano durante una delle mie esperienze alla scuola di arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Poi, armato di una macchina fotografica, acquistata per caso, dal palcoscenico sono passato dalla parte dello spettatore. Ho cominciato la mia gavetta fotografica a teatro, specializzandomi in fotografia di scena. Ho studiato con la grande fotografa della Scala di Milano, Silvia Lelli. Credo che nelle mie foto si veda molto questa teatralità che mi ha insegnato. Le scene che riprendo non sono mai casuali, prima dello scatto disegno la scena, mi piace inserire molti simboli all’interno delle mie immagini, che costruisco da zero. Sono 10 anni che fotografo, però ho sempre avuto l’esigenza di spaziare in altre discipline, come il video. Ho sempre avuto difficoltà a far coesistere le due cose, essendo queste molto distanti tra di loro. Grazie al progetto Slash Folder è stato possibile rendere concreta questa esigenza. Esisteva da anni nella mia testa, ma grazie al periodo di stop dovuto al Covid è diventata reale.

 

Flavio Di Renzo 

 

Perché nasce Slash Folder?

Ho sempre avuto l’esigenza di una figura che mi guidasse, che mi facesse crescere. Quindi, grazie al sito Slash Folder e alle sue caratteristiche, voglio essere io, per gli altri artisti, la persona di riferimento che mi è mancata all’inizio. Sarà una collaborazione attiva con artisti che avranno anche la possibilità di vendere il loro materiale sull’e-commerce e di applicare alle proprie opere il concetto di realtà aumentata. Ho sempre sentito l’esigenza di unire le immagini con il video; questa novità mi permette di rendere le opere ancora più vive e in continua trasformazione. Non ho inventato nulla di nuovo, ma ho inventato un’applicazione che mi permetta di gestire in tutto e per tutto cosa c’è dietro le opere stesse. Desidero ottenere delle opere in continuo divenire, in cui tutti gli artisti possano inserire contenuti extra come video, link esterni, musica ecc.

 

 

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Raccontaci un esempio di come sfrutti questa realtà aumentata.

La novità sta nel contenuto digitale che si aggiorna nel tempo. Le opere d’arte diventano un canale di comunicazione sempre attivo tra l’artista e il fruitore. Attualmente sto collaborando con il gruppo O TO STELLA, con cui abbiamo applicato la realtà aumentata sul loro primo vinile. Hanno creato colonne sonore nuove, reinterpretando musiche esistenti. Grazie alla tecnologia applicata a questo vinile si ha la possibilità di visualizzare periodicamente contenuti diversi, inediti e personalizzati. Acquirente e prodotto sono legati da un codice che mi permetterà di fornire contenuti nuovi e dedicati per ognuno dei collezionisti. Lo stesso discorso posso applicarlo alla fotografia. Sono molto orgoglioso in quanto questo format mi dà la possibilità di non sopperire al digitale, che è incombente e pericoloso in quanto toglie un po’ di vero lavoro all’artista. Con le opere video abbiamo sempre bisogno di uno schermo o di un supporto. In questo caso è l’opera fisica che fa da tramite, per cui non c'è bisogno di spostare l’attenzione da ciò che è il vero punto focale. Questa è la vera “rivoluzione” e può essere un punto a favore del mio progetto sull’Abruzzo in quanto aggiunge e non sostituisce. Oggi dobbiamo preservare il più possibile; il digitale che tende a sostituire il reale è un problema molto sentito, specialmente ora che sentiamo l’esigenza di tornare a vivere le cose e di vedere il reale dopo tanta chiusura e distanza a causa del Covid. Secondo me è il momento giusto per proporre un progetto del genere.

 

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Progetti futuri?

Di cose da fare ce ne sono molte.  Mi piacerebbe avere più energia e tempo, ma mi pare di aver fatto molto in questi ultimi mesi. Ora vorrei riproporre il progetto che ho portato a MIA 2021 in galleria. Inoltre vorrei presentare il mio prossimo progetto intitolato "Emicrania" in cui racconterò il problema fisico che ho agli occhi causato da forti mal di testa che sfociano in formicolii a diverse parti del corpo. Tali emicranie mi hanno causato un problema irreversibile agli occhi per cui la mia visione delle cose è accompagnata da parti mancanti oscurate di nero. Attraverso questo progetto per la prima volta lo spettatore potrà vedere la realtà dal mio punto di vista. Il lavoro avrà anche un'impostazione scientifica in quanto sarà correlato dalle mie radiografie fatte negli anni.

Raccontami il personaggio di tua nonna.

Mia nonna è un personaggio molto forte. Purtroppo negli anni le sono successe molte cose assai dolorose, tra cui la perdita della casa a causa del terremoto in Abruzzo e la morte di mio nonno a causa del Covid. Trasformare un evento negativo in un qualcosa di bello per gli altri è il centro della mia poetica. Il primo scatto è stato quello con lei assieme ad una pianta d’ulivo. Volevo trasferire in lei i valori che la pianta dell'ulivo simboleggia: resistenza e resilienza. Volevo che in questi momenti passati con me lei si riscoprisse come persona e anche come donna, pur senza tutti gli oggetti perduti con il terremoto. Le ho dato l’occasione di sentirsi la protagonista e lei si è donata a me nel modo più sincero possibile, anche oltre la mia immaginazione. Ed è stata un'esperienza molto bella che ci ha anche uniti particolarmente. La nonna è il simbolo di quello che vorrei essere. È una donna pratica che ha vissuto molto la terra, la fatica. Eppure mantiene una bellezza e una dignità straordinarie. La nonna è un simbolo di qualcosa da preservare, come l’arte vera.  Io rappresento l’ultima generazione che ha visto le cose com’erano prima e come lo sono adesso; quindi, capisco il rischio di cosa può andare perso e di cosa dev’essere preservato e valorizzato.

 

 Più Human Heart Flavio Di Renzo

Progetto "Più" - Human Heart. Prova su quest'immagine SlashFolderAR

 

Che cos’è la bellezza?

È una domanda difficilissima. Ti posso rispondere in base a quello che cerco nella mia arte e come intendo la fotografia. Faccio sempre una distinzione tra foto belle e foto buone. Le foto belle sono quelle esteticamente e tecnicamente valide. Quelle buone possono anche essere sbagliate, ma comunque sempre con un “perché”, frutto di una ricerca. La bellezza, nel mio lavoro, risiede nel cercare di far coesistere le due cose in modo armonico. Il bello vero è quando ritrovo il “perché”.

 

Riparo dal passato Flavio Di Renzo

Progetto "Più" - Riparo dal passato. Prova su quest'immagine SlashFolderAR

 

Mi ricollego a questa tua ultima affermazione per chiederti se il perché che tu intendi possiamo definirlo anche come quid, quella scintilla che rende uniche le cose.

Sì potremmo definire il mio perché con il quid. Le foto che simboleggiano un’epoca sono quelle che fanno la differenza; sono addirittura migliori delle foto tecnicamente perfette, ma vuote. Non bisogna confondere la bellezza di cui parlo con qualcosa di esclusivamente estetico; la foto bella è quella con una ricchezza di contenuti che la rende unica. Ciò che fa la differenza tra un vero fotografo - un artista, intendo - e gli altri è che il Fotografo è sicuro e consapevole del suo percorso e del suo messaggio. Il significato delle cose è un valore da non perdere, soprattutto in questo periodo frenetico, privo di contenuti e di idee.

La tua poetica in breve.

Trasformare la negatività in qualcosa di positivo per gli altri; quando una cosa è molto negativa e  fa soffrire, bisogna conoscerla, non accantonarla e basta. Mettere su “tela” una preoccupazione che affligge o un evento drammatico molto toccante, permette di superarli.

 

Bodyscape Flavio Di Renzo

Bodyscape.

 

Cos’è l’arte contemporanea per te?

È una cosa che spesso discuto con i miei amici. Purtroppo, siamo vittime del “tanto che ci vuole”. Penso che tutta l’arte contemporanea debba essere contestualizzata e che si debba fare anche un discorso sul linguaggio. I linguaggi cambiano così tanto da segnare l’opera in modo tale da renderla un simbolo del tempo. Faccio un riferimento ai tagli di Fontana. Era la prima volta che si sfondava la tela per andare oltre, nasceva così un discorso sul gesto, non solo sul risultato. Da quel momento il fare arte non è più stato lo stesso. L’opera è sempre legata al suo tempo e alla società dell’epoca. Per ricollegarmi a quello che ho detto prima, la differenza risiede nel “perché”. Solo quando c’è il quid - uno studio e una ricerca - l’opera è veramente tale. Poi il risultato può essere piacevole o assurdo, ma è il suo “perché” a farne la differenza. Non avrei dato questo taglio alle mie foto se non avessi vissuto questo momento, in questo periodo. Quindi le mie opere sono esattamente figlie di quello che siamo oggi, nonostante le tematiche siano del passato. Questa buona malinconia è un’esigenza di tornare alle cose di una volta. I miei progetti sono sempre lo specchio di ciò che mi circonda e di ciò che sono.