Morocco desert kids

 

INVISIBLE LIGHT - mostra fotografica di SHEILA McKINNON

L'esposizione è ospitata presso la Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina - Camera dei deputati

La fotografia cattura le realtà della nostra società più di ogni altra forma di comunicazione visiva. L'esposizione sarà vibile dal 14 fino al 24 febbraio preso Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina - Camera dei deputati. Il lavoro di Sheila McKinnon pone l’attenzione su due dei più pressanti problemi del nostro tempo: diritti delle donne/educazione delle ragazze e cambiamenti climatici. Da una parte è una dei pochi fotografi che offre un’originale prospettiva di entrambi i problemi – in particolare il primo. Il suo lavoro sensibilizza gli spettatori sulla dignità ivi contenuta, la naturale joie de vivre, quando documenta le attività eseguite dalle donne e dalle ragazze in paesi in via di sviluppo con condizioni sociali che le lega ai sistemi nei quali sono inoculate - la continuità dei costumi e la tradizione di leggi ed atteggiamenti in corso da generazioni. 

Nelle sue immagini riguardanti il clima, McKinnon espone la bellezza del nostro pianeta - riassumendo l’impetuosità atmosferica che aleggia sopra e sotto - legata alla terra, in una tavolozza pittorica di spettacolari colori e disegnando la naturale fenomenologia che sgorga dalla pancia della terra.

La sua fotografia e il processo creativo con cui viene presentato invitano a una discussione, che dovrebbe espandersi attorno a tutto il globo su vari livelli, sugli effetti del cambiamento climatico sulle popolazioni migranti, sul nostro approvvigionamento di cibo e acqua e sui tanti svariati modi in cui la nostra reale esistenza è minacciata dall’invasione del cambiamento climatico. Novantasette paesi sono d’accordo su questo e si sono impegnati a partecipare attivamente per invertire il problema.

La mostra è patrocinata dall’Ambasciata del Canada e da Kyoto Club.

Negli ultimi vent’anni le fotografie di Sheila McKinnon hanno ritratto donne, ragazze e bambine. Nella sua più recente mostra “BORN INVISIBLE,” le sue fotografie ritraggono donne e ragazze giovani nel loro quotidiano ambiente familiare in tre continenti: Africa, India e Asia. Il progetto sottolinea l’eredità del silenzio – l’inaudibile presenza di ragazze e donne senza voce: esseri fantasmi sulle cui vite spesso vengono prese decisioni senza il loro consenso.

L’arte visiva, nonostante il rumore sottinteso, è una forma d’arte silenziosa. Nella raffigurazione delle donne e delle ragazze della McKinnon, il silenzio della sua fotografia accompagna il silenzio ereditario dei suoi soggetti, entrambi esponendo la spettanza di “diritti”. Cattura le conseguenze nella loro vita nel contesto del loro presente.

La storia è cambiata poco da quando McKinnon documenta la situazione di queste donne e ragazze. Tuttora è spiegabile solo dal complicato modello di trinceramento e dai costumi generazionali, che ancora dominano le loro società e, più recentemente, dai pericoli dovuti al cambiamento climatico.

Per quanto conosciamo, tanti dei soggetti potrebbero essere diventati rifugiati climatici, che hanno perso i propri mezzi di sussistenza per l’invasione del cambiamento climatico nell’ambiente, non diversamente dagli immigrati che cercano rifugio in Europa, in particolare in Italia.

Quel che non si vede nelle sue fotografie è che il Cambiamento Climatico è incubato da molto tempo: scientificamente dichiarato il maggiore problema del nostro tempo e il fatto, che potrebbe determinare non solo se possa essere raggiunta la pace ancora durante la nostra vita, ma anche la possibile disintegrazione di popolazioni e delle condizione del nostro pianeta come lo conosciamo oggi.  

Questa mostra cerca di incoraggiare tutti a scegliere di contribuire a una piattaforma di attivismo politico o personale per supportare aziende, ricerca e lavoro individuale per invertire gli effetti del cambiamento climatico, un’enorme sfida, che deve essere la nostra priorità maggiore.

Una nuova selezione di lavori descrive i pericoli del cambiamento climatico mascherati dietro un’abile esecuzione di un’immaginaria, romantica tavolozza di colori da sogno e un’esplosione di paesaggi astratti; in qualche caso stratificazioni di miscele atmosferiche nascondono la triste e lenta trasformazione del clima sulla terra.

Il cambiamento climatico determina la nostra sicurezza nazionale ed economica, destabilizza le popolazioni, crea condizioni ancora peggiori che inevitabilmente portano ad un ancora maggiore incremento di povertà, malattie e violenza. Continuando a mantenere pratiche culturali tradizionali, gli effetti del cambiamento climatico restringeranno ulteriormente la priorità dei diritti di educazione per le donne e le ragazze.

McKinnon affronta entrambe le questioni simultaneamente, consapevole, che vanno in parallelo e che sono inseparabili.

 

Toulouse Lautrec La Goulue arrivant au Moulin Rouge

 Toulouse-Lautrec, La Goulue arrivant au Moulin Rouge

 

IL GENIO IN OPERA. L’arte sullo schermo

Terzo appuntamento del ciclo di proiezioni dedicate ai maestri della storia dell’arte. Due documentari su Claude Monet e su Henri Toulouse-Lautrec

Il ciclo di documentari “Il genio in opera” presenta alcuni dei principali protagonisti dell’arte occidentale ed è realizzato, in un’ottica di sinergia per la promozione territoriale dell’arte e della cultura, dalla Fondazione Ragghianti in collaborazione con l’Opera del Duomo - Centro di Arte e Cultura e con Lucca Film Festival - Europa Cinema, con il sostegno di Artemachina.

Nel solco tracciato da Carlo Ludovico Ragghianti, teorico e pioniere dell’utilizzo del mezzo audiovisivo come strumento per illustrare l’opera d’arte e il processo creativo che la genera, “Il genio in opera” raccoglie una serie di documentari di alta qualità, alla cui realizzazione hanno contribuito storici dell’arte internazionali e prestigiose istituzioni museali e di ricerca. 

Nel terzo appuntamento della rassegna, in programma sabato 3 febbraio alle ore 17:30 nel Salone dell’Arcivescovato (in piazzale Arrigoni 2 a Lucca), protagonisti saranno due grandi artisti francesi della seconda metà del XIX secolo, ossia Claude Monet, uno dei padri dell’Impressionismo, inesausto sperimentatore fino al celebre ciclo delle “Ninfee”, e Henri Toulouse-Lautrec, che con la sua arte ha aperto la strada al superamento dell’esperienza impressionista e all’affermazione di una nuova tecnica grafica e pittorica, cantore della Parigi di fine Ottocento. La Goulue è una celebre vedette di Montmartre che godette di un effimero periodo di gloria, e che fu rappresentata da Toulouse-Lautrec in opere indimenticabili.

Entrambi i documentari, della durata di circa 30 minuti, saranno introdotti da una breve presentazione a cura di Alessandro Romanini.

 Van Gogh e Gauguin saranno i protagonisti della quarta proiezione, che si terrà, sempre nel Salone dell’Arcivescovato, sabato 10 febbraio alle ore 17:30. Il ciclo si concluderà il 17 febbraio nella Sala conferenze “Vincenzo da Massa Carrara” della Fondazione Ragghianti, con due documentari dedicati a Matisse e Picasso.

I documentari sono stati promossi dal Centro Nazionale della Cinematografia Francese, con la collaborazione di istituzioni museali internazionali quali il Musée d’Orsay, il Victoria and Albert Museum di Londra, la National Gallery di Washington e l’Ermitage di San Pietroburgo.

Determinante è il contributo dei registi e montatori e dei tecnici, cui si devono le spettacolari animazioni digitali, grafiche e pittoriche che consentono l’analisi diretta delle opere dal punto di vista tecnico e materico e la loro “animazione”.

Tutti gli incontri sono a ingresso libero.

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI

Salone dell’Arcivescovato, sabato 3 febbraio 2018, ore 17:30

La realtà fra impressione e immaginazione

Claude Monet. Le ninfee (30 minuti)

Henri Toulouse-Lautrec. La baracca della Goulue (30 minuti)

Salone dell’Arcivescovato, sabato 10 febbraio 2018, ore 17:30

In fuga alla ricerca di nuove forme creative

Vincent Van Gogh. Una camera ad Arles (30 minuti)

Paul Gauguin. Arearea (30 minuti)

 

FONDAZIONE RAGGHIANTI, sabato 17 febbraio 2018, ore 17:30

I Moderni. Fra tradizione e innovazione

Pablo Picasso. Crocifissione (30 minuti)

Henri Matisse. La tristezza del re (30 minuti)

 

Per informazioni:

Fondazione Ragghianti - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 0583 467205

Museo della Cattedrale - Centro di Arte e Cultura - tel. 0583 490530

 

matalon foto di pietro

 

Schegge di periferie: il Neorealismo a Milano

Dal 16 febbraio fino al 31 marzo presso la Fondazione Matalon in collaborazione con la Fondazione per la storia della Fotografia di Firenze vengono esposte le opere del fotografo De Pietro.

 La Fondazione Luciana Matalon di Milano è lieta di ospitare, in collaborazione con Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia di Firenze, la mostra del fotografo Nino De Pietro, dal 16 febbraio al 31 marzo 2018. L’esposizione Schegge di periferie: il Neorealismo a Milano , curata da Maria Possenti, Emanuela Sesti e Italo Zannier, presenta 70 foto da pellicola negativa Kodak in bianco e nero che De Pietro, con la sua inseparabile Leica, ha scattato a Milano tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta. La matrice linguistica delle sue fotografie è il cinema neorealista italiano di Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e Luchino Visconti di cui condivide la rappresentazione della vita nella sua immediata realtà, senza idealizzazioni o abbellimenti. Un realismo poetico quello di Nino De Pietro che lo porta a osservare Milano e il suo divenire mettendo in luce scorci non convenzionali, luoghi spesso dismessi resi vivi dai sentimenti dei suoi abitanti, senza regole formali o imposizioni ideologiche, ma semplicemente raccontando il tempo presente.

Nino De Pietro, Milano 1970 Raccolte Museali Fratelli Alinari - Archivio De Pietro, Firenze Il fotografo percorre “disordinatamente” le strade di Milano eseguendo straordinarie sequenze fotografiche dove si accavallano i luoghi della vecchia periferia: i navigli e i cortili delle case di ringhiera dove sono ancora presenti le tracce delle incursioni aeree della seconda guerra mondiale, la neve a Sesto San Giovanni, le scritte sui muri, le tende da sole dei grandi condomini periferici, la ferrovia nel quartiere di San Cristoforo, la Trattoria del Risveglio, frequentata da Giorgio Gaber, le discariche e le loro sedimentazioni di “testimonianze ambientali”, le baracche di viale Plebisciti, il Vicolo dei Lavandai tanto caro a De Pietro da decidere di stabilirsi lì con il suo studio, la Fiera di Sinigaglia, gli oggetti di lavoro, le biciclette e i panni stesi ad asciugare, i tram e infine i manifesti del cinema e quelli strappati dai muri. Nino De Pietro conduce un’indagine insieme distaccata e appassionata, oggi ancora più preziosa poiché capace di restituirci ambienti e persone ormai di perduta memoria.

Nino De Pietro, Milanese doc, classe 1921, dopo gli studi di Economia alla Bocconi, lavora al Banco di Roma tra il 1945 e il 1954, anno in cui inizia a lavorare per la Kodak di Cinisello Balsamo dove resterà fino al 1982, con le mansioni di Photographic Promotion Specialist. Si dedica alla fotografia dal 1955, anno in cui entra a far parte del “Circolo fotografico milanese”. Dal 1956 è membro della F.I.A.P. (“Fédération Internationale de l'Art Photographique”) che lo nomina nel 1962 Artista con il riconoscimento AFIAP e nel 1979 ESFIAP (Excellence pour services rendus à la cause de la photographie). Pubblica le sue immagini sulle principali riviste specializzate (Popular Photography, Fotografia, Ferrania, Progresso fotografico, Enciclopedia della fotografia, La Gazzetta della fotografia, Nuova Fotografia), partecipa a concorsi ed eventi espositivi in Italia e all’estero (Circolo fotografico milanese, Biblioteca Comunale di Corsico, Circolo Antoniano di Milano, spazio Kodak di Milano, grattacielo Pirelli, Museo di Milano, Biblioteca Comunale di Paderno Dugnano, Club Italiano fotoamatori, Spazio Cortina, Galleria d'Arte Cadorna).Riceve numerosi riconoscimenti ai Saloni Internazionali di Fotografia della Kodak a Rochester, a Londra, a Melbourne e a Stoccarda (tra cui J.J.Rouse Memorial Grand Award, I.N.Hultman Award), al Salone Internazionale di fotografia di Katowice (Polonia), alle mostre FIAF (Torino 1961). L’archivio è stato donato dall’Autore alla Fratelli Alinari nel 2017 ed è costituito da oltre 5.000 negativi in bn e a colori nei formati 6x9 e 24x36 e da oltre 900 vintage prints. Fedelissimo alla Kodak ha usato per il bianco e nero la Tri xPan e per il colore Kodachrome, Ektachrome, Kodacolor; le sue macchine fotografiche sono state la Leica, la prima, poi la Rolleiflex e la Mamya. Negli anni ottanta apre lo studio nella zona dei Navigli di Porta Ticinese, nel Vicolo dei Lavandai, a lui tanto caro.

 

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MIART 2018: IL PRESENTE HA MOLTE STORIE

Feramilanocity ospitera’ 186 gallerie da 19 paesi e 4 continenti, con opere dagli inizi del xx secolo fino ai giorni nostri

Dal 13 al 15 aprile 2018 il padiglione 3 di Fieramilanocity ospita miart 2018, la ventitreesima edizione della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per il secondo anno da Alessandro Rabottini, con il sostegno di Intesa San Paolo in qualità di main sponsor. La fiera si svolgerà dal 13 al 15 aprile 2018. Con questa nuova edizione miart consolida i risultati progressivamente raggiunti negli anni recenti ed entra in una fase di maturità. La direzione artistica di Alessandro Rabottini punta a rafforzare il formato che contraddistingue miart e ne esplora e approfondisce potenzialità e linee di sviluppo. Una fiera che guarda al presente nelle sue molteplici dimensioni, tanto alle radici storiche quanto alla sperimentazione odierna. Il dialogo tra arte moderna, arte contemporanea e design da collezione, la più ampia offerta cronologica fieristica in Italia – con la presenza di opere che spaziano dai primi anni del Novecento fino alle più recenti esperienze internazionali – e la sempre crescente qualità di espositori e operatori provenienti da tutto il mondo, hanno reso la formula di miart un modello di successo, dove la solidità degli aspetti di mercato si fonde con le componenti di ricerca. Un modello che ha contribuito allo sviluppo odierno di Milano come capitale internazionale della creatività e in cui si riconoscono galleristi, collezionisti, curatori, artisti, istituzioni e grande pubblico.

Tra le molte gallerie che partecipano a miart per la prima volta spiccano prestigiosi nomi internazionali quali, tra gli altri, Andersen’s Contemporary (Copenhagen), Thomas Dane Gallery (Londra – Napoli), Dvir Gallery (Tel Aviv – Bruxelles), Gagosian (New York – Los Angeles – San Francisco – Londra – Parigi – Roma – Atene – Ginevra – Hong Kong), Kalfayan Galleries (Atene), Peter Kilchmann (Zurigo), Edouard Malingue (Hong Kong – Shanghai), ProjecteSD (Barcellona), Almine Rech (Parigi – Bruxelles – Londra – New York), Rodeo (Londra), Studio Trisorio (Napoli), Amanda Wilkinson (Londra).

Confermano la loro presenza dopo aver partecipato alle precedenti edizioni numerose importanti gallerie internazionali, tra cui A Arte Invernizzi (Milano), A Gentil Carioca (Rio de Janeiro), Alfonso Artiaco (Napoli), Bortolami (New York), Galerie Isabella Bortolozzi (Berlino), Campoli Presti (Londra – Parigi), ChertLüdde (Berlino), Clearing (Bruxelles – New York – Brooklyn), Galleria Continua (San Gimignano – Pechino – Les Moulins – Havana), Raffaella Cortese (Milano), Monica De Cardenas (Milano – Lugano – Zuoz), Massimo De Carlo (Milano – Londra – Hong Kong), Gladstone Gallery (New York – Bruxelles), Rodolphe Janssen (Bruxelles), Kaufmann Repetto (Milano – New York), König Galerie (Berlino – Londra), Andrew Kreps Gallery (New York), Galerie Emanuel Layr (Vienna – Roma), Galerie Lelong (Parigi – New York), Mai 36 (Zurigo), Giò Marconi (Milano), Meyer Riegger (Berlino – Karlsruhe), Massimo Minini (Brescia), P420 (Bologna), Galerija Gregor Podnar (Berlino), Lia Rumma (Milano – Napoli), Richard Saltoun (Londra), Sprovieri (Londra), T293 (Roma), Vistamare - Vistamare Studio (Pescara – Milano), Galerie Jocelyn Wolff (Parigi), Zero… (Milano).

Un significativo contingente di gallerie attive nella promozione e valorizzazione dell’arte moderna e del secondo dopoguerra include nomi prestigiosi, tra cui Cardi (Milano – Londra), Cortesi (Lugano – Londra – Milano), Galleria dello Scudo (Verona), Grossetti Arte (Milano), Ernst Hilger (Vienna), Mazzoleni (Londra – Torino), Montrasio Arte (Milano – Monza), Repetto Gallery (Londra), Robilant + Voena (Milano – Londra – St. Moritz), Gian Enzo Sperone (Sent – New York), Studio Marconi (Milano), Tega (Milano), Tornabuoni Arte (Firenze – Londra – Milano – Parigi), Michael Werner (New York – Londra).

miart è anche l’unica fiera ad avere al suo interno una sezione dedicata al design d’autore e da collezione: anche quest’anno la sezione Object conferma la partecipazione di influenti gallerie e di nuovi ingressi internazionali, tra cui Ammann Gallery (Colonia), Atelier Jespers (Bruxelles), Elisabetta Cipriani Wearable Art (Londra), Galleria Rossella Colombari (Milano), Galleria Luisa Delle Piane (Milano), Dimoregallery (Milano), Erastudio Apartment Gallery (Milano) e Galleri Feldt (Copenhagen).

 

 

 

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 Joep van Lieshout, ph Ben Kleyn

 

Fondazione Golinelli partecipa ad ARTE FIERA 2018

Dal 2 al 5 febbraio sarà presente al Quartiere Fieristico (padiglione 25) con uno spazio espositivo dedicato al nuovo Centro Arti e Scienze Golinelli e alla mostra IMPREVEDIBILE

Fondazione Golinelli partecipa ad ARTE FIERA 2018. Dal 2 al 5 febbraio (ore 11>19) è presente al Quartiere Fieristico (padiglione 25) con uno spazio espositivo dedicato al nuovo Centro Arti e Scienze Golinelli e alla mostra IMPREVEDIBILE, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà. Sarà proposta un’esperienza immersiva che, utilizzando le tecnologie 3D di Visual Art, offrirà la possibilità ai partecipanti di dare la propria interpretazione visiva dell’IMPREVEDIBILE, tema al centro della mostra.

ART CITY BOLOGNA 2018

Venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 febbraio Fondazione Golinelli organizza incontri, attività interattive e visite guidate gratuite alla mostra IMPREVEDIBILE, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà, in esposizione al Centro Arti e Scienze Golinelli (via Paolo Nanni Costa 14, Bologna) fino al 4 febbraio. Gli eventi sono segnalati da ART CITY Bologna 2018. 

Venerdì e domenica ore 10 >20, sabato ore 10>24

Apertura del Centro Arti e Scienze Golinelli, progettato da Mario Cucinella Architects, e della mostra di arte e scienza IMPREVEDIBILE, essere pronti al futuro senza sapere come sarà. In mostra opere di Pablo Bronstein, Martin Creed, Flavio Favelli, Martino Gamper, Tue Greenfort, Ryoji Ikeda, Christian Jankowski, Little Sun, Elena Mazzi e Sara Tirelli, Tabor Robak, Tomas Saraceno, Yinka Shonibare MBE, Superflex, Nasan Tur, Joep Van Lieshout, Ai Weiwei.

Venerdì 2 febbraio

ore 17.30 Visita guidata
ore 19 Aperitivo con l’artista: la curatrice Cristiana Perrella conversa con Joep Van Lieshout affrontando il tema dei cambiamenti che il futuro ci riserva e di come gli artisti possono aiutarci a immaginare nuovi modi di vivere

Sabato 3 febbraio

ore 12, 15, 16.30 Visite guidate

ore 15 e 16.30 Visite animate per bambini, seguite da due attività interattive dedicate ai piccoli visitatori:  I “grandi” di domani (dai 7 ai 10 anni) e I piccoli “viaggiatori” del futuro  (dai 4 ai 6 anni)

ore 18 Visita guidata in mostra e aperitivo

Domenica 4 febbraio

ore 12, 15, 16.30 Visite guidate

ore 15 e 16.30 Visite animate in mostra per bambini

ore 15 - 19.30 Festa per famiglie: visite guidate in mostra, laboratori e attività interattive per bambini e adulti.

 

 

2. Adelita Husni Bey Action for a Sandbag Brigade preview

 

ADELITA HUSNI-BEY Frangente/Breaker

Terzo appuntamento di FURLA SERIES #01 - Time after Time, Space after Space, a cura di Bruna Roccasalva e Vincenzo de Bellis

Museo del Novecento e Fondazione Furla il 17 e il 18 gennaio presentano Adelita Husni-Bey, artista italo-libica che per il terzo appuntamento di Furla Series #01 - Time after Time, Space after Space presenta Frangente/Breaker, una performance in tre atti che si snoda lungo un percorso all’interno e all’esterno degli spazi museali.

I rapporti di potere, le dinamiche relazionali e la pedagogia sono tematiche centrali nella ricerca di Adelita Husni-Bey che si declina in vari media e spesso si avvale di collaborazioni multidisciplinari. Basandosi su un’idea partecipativa di performance, l’artista organizza articolate situazioni laboratoriali, indagando il rapporto tra dimensione individuale e collettiva.

Frangente/Breaker è una performance in tre atti che mette insieme un intervento site-specific, la rielaborazione in chiave performativa di un lavoro sonoro del 2013 e un’azione pubblica del 2011 per creare un unico momento di riflessione sull’autorità, sull’idea di barriera e di confine, sul concetto di nazionalismo e la percezione dell’altro.

Il primo atto, Cementarmato (2018), è una performance di natura partecipativa che coinvolge il pubblico attivando una sua interazione con la collezione del museo. Invitando gli spettatori all’osservazione e alla lettura di una selezione di opere esposte, l’artista declina il suo interesse per la pedagogia anarco-collettivista e per il teatro, coinvolgendoli in un esercizio di immaginazione ispirato al Teatro dell’Oppresso.

Il secondo atto intitolato Sull’Esilio (2018) riflette in modo complesso sulle idee di patria, radicamento e lavoro. Basato su un’opera sonora realizzata da Husni-Bey nel 2013, la performance coinvolge alcuni residenti del centro di accoglienza per migranti presso l’ex-caserma Montello di Milano: tre coppie composte da un insegnante di italiano e da una persona recentemente migrata in Italia, leggono una serie di testi scritti da esiliati. Durante la lettura affiora il rapporto tra l’insegnante, che rappresenta il paese “d’accoglienza”, e la persona “esiliata” che chiede supporto nella lettura. Gli autori dei testi includono figure storiche quali lo scrittore palestinese Samih al-Qasim, l’agitatrice anarchica Emma Goldman e il poeta elegiaco Ovidio, attraversando così epoche e territori diversi.

Il terzo e ultimo atto, intitolato Azione per una Catena Umana (2011), prende spunto dalla costruzione dei muri anti-inondazione e vede protagonisti due gruppi di performer che lottano per la realizzazione della propria barriera di protezione, senza mai riuscire nel loro intento. 

Ispirata in parte al saggio Reflections on Exile (2002) in cui Edward W. Said afferma che “tra il nazionalismo e l’altro c’è la proscrizione - il ‘fuori’, dove chi non è benvenuto viene dimenticato. Questo è il pericoloso territorio della non-appartenenza”, Frangente/Breaker – termine dal molteplice significato che indica sia un’onda che la sua estensione, sia una barriera che una situazione difficile o una circostanza rischiosa – è un percorso all’interno delle dinamiche sociali e politiche che regolano la nostra relazione con l’“altro”, un invito a riflettere sulle nozioni di nazione, comunità e dislocamento all’interno del complesso scenario della contemporaneità.

Adelita Husni-Bey. Frangente/Breaker è il terzo appuntamento di Furla Series #01 - Time after Time, Space after Space, un programma dedicato alla performance che, attraverso cinque focus su altrettanti artisti di generazioni e provenienze differenti, presenta una pluralità di approcci a questa forma espressiva.

La programmazione, iniziata nell’autunno 2017 con i due eventi dedicati a Simone Forti e ad Alexandra Bachzetsis, prevede altri due appuntamenti con Paulina Olowska (6 marzo 2018) e Christian Marclay (13-14 aprile 2018).

Si ringraziano Zona 8 Solidale e il gruppo di teatro migranti Macao per la partecipazione alla performance. Zona 8 Solidale è una rete composta da associazioni, partiti, sindacati e singole persone con l’obiettivo di costruire un modello di accoglienza aperto e favorire lo scambio di esperienze dentro e fuori la caserma Montello di Milano, centro di accoglienza temporaneo per circa 270 richiedenti asilo, recentemente smantellato. Zona 8 Solidale si è opposta allo sradicamento dei residenti della Montello dal loro contesto lavorativo, sociale e culturale adottivo.

 

Adelita Husni-Bey. Frangente/Breaker

17 e 18 gennaio 2018 - ore 19.00

Museo del Novecento, Milano

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, fino a esaurimento posti
Le prenotazioni verranno aperte mercoledì 10 gennaio
Registrazioni a questo link
https://www.eventbrite.it/d/italy--milan/furla-series-#01/?crt=regular&sort=best

Per informazioni:

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www.museodelnovecento.org

www.fondazionefurla.org