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Fondazione Pastificio Cerere e Centrul de Interes pesentano Perspectiva Cluj Traiettorie dinamiche dal Centrul de Interes 


Immaginare futuri possibili: nuovi paradigmi. Venerdì 17 novembre presso Cuoa Business School l’ultimo appuntamento del ciclo Art 4 a Better Future.


La Fondazione Pastificio Cerere e il Centrul de Interes (Cluj-Napoca, Romania) presentano la collettiva Perspectiva Cluj. Traiettorie dinamiche dal Centrul de Interes a cura di Gaia Bobò e Marcello Smarrelli, realizzata con il supporto della Fondazione Culturale Intact. La mostra sarà aperta al pubblico da giovedì 16 novembre 2023 a sabato 27 gennaio 2024.

Il percorso espositivo presenta una selezione di opere, alcune delle quali appositamente prodotte per gli spazi della Fondazione, realizzate da Radu Abraham & Ovidiu Leuce, Delia Avram, Sasha Bandi, Mathias Bar, Andrei Budescu, Ana Horhat & Vlad Sulea e Florin Ștefan. La mostra è il risultato della ricerca condotta dai due curatori durante la residenza svolta a Cluj-Napoca a luglio del 2023, nel corso della quale hanno avuto la possibilità di incontrare artiste/i, architette/i e designer collegati a vario titolo al Centrul de Interes, un polo culturale polifunzionale da anni estremamente attivo nella scena di Cluj, cittadina divenuta particolarmente nota per la Scuola di Pittura, interna all’ Accademia di Belle Arti, in cui si sono formati artisti del calibro di Victor Man e Adrian Ghenie.

Caratterizzato da un taglio interdisciplinare, il progetto è mirato a restituire diverse possibili visioni della città di Cluj-Napoca e della sua variegata e sorprendente produzione artistica che la rende una realtà di grande rilievo nel panorama culturale europeo. Ne emerge un percorso intergenerazionale, particolarmente incentrato sulla pittura, attraverso il confronto tra i lavori di Delia Avram (1980), Mathias Bar (1997), Sasha Bandi (1989) e Florin Ștefan (1968) ma anche segnato dalla volontà di evidenziare un’attitudine collaborativa tra artisti, architetti paesaggisti e designer impegnati a vario titolo nella definizione di progettualità e prospettive future. È il caso della collaborazione tra lo scultore Ovidiu Leuce (1981) e il designer Radu Abraham (1989), o ancora tra l’architetta paesaggista Ana Horhat (1980) e il graphic designer Vlad Sulea (1980).

La risonanza tra la storia e le attività della Fondazione Pastificio Cerere e quelle del Centrul de Interes, nonché il loro ruolo nella produzione e promozione della scena culturale del territorio, costituisce un’occasione di riflessione sui centri di produzione artistica considerati “punti panoramici” privilegiati per l’osservazione della città come ecosistemi in evoluzione. Allo stesso tempo, questa esperienza si pone quale passaggio iniziale di un processo volto a favorire lo scambio e la reciproca conoscenza delle scene artistiche delle città di Roma e Cluj-Napoca.

Inoltre, nel 2024 è prevista la pubblicazione di un volume che approfondirà i punti di intersezione della progettazione dei due centri culturali, in particolare con un focus analitico sulle ricerche delle artiste e degli artisti del Centrul de Interes.

 



 

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 Motherboy Curated by Stella Bottai and Gray Wielebinski 23.11.2023-17.02.2024 Gió Marconi, Milan Photo: Fabio Mantegna

 

GióMARCONI presenta MOTHERBOY  


Un progetto a cura di Stella Bottai e Gray Wielebinski.


Gió Marconi é lieto di annunciare Motherboy, importante mostra collettiva, visibile fino al 17 febbraio, nata dal dialogo tra la curatrice Stella Bottai e l'artista Gray Wielebinski attorno alla nozione del cosiddetto “mammone”, un concetto che le loro proprie esperienze, rispettivamente come madre e figlio, celebrano, criticano e riconfigurano.

La mostra attinge alle teorie queer, femministe e psicoanalitiche sul rapporto tra madri e figli – rapporto che é carico di grande intensità e simbolicamente ricco – per affrontare i temi del sacrificio, della co-dipendenza, del desiderio, dell’identità, della negazione, delle gerarchie, della possessività e del tradimento. Motherboy riprende la strana convergenza di potere codificata in questo concetto – il lavoro sottovalutato, spesso invisibile, della madre versus il destino privilegiato e viziato del “mammone” – trattandola come punto di partenza per una critica politica più ampia.

Allo stesso tempo riflette in modo esteso sulla categoria del mammone, esaminando le variazioni di questo legame attraverso diverse configurazioni di genere, etnia e cultura. Indicizzando le molteplici modalità, astratte e non, in cui questo concetto si manifesta storicamente – attraverso l’immaginario della lingua materna, della patria, della Santa Madre e del figliol prodigo – Motherboy offre un punto di accesso a questioni fondamentali dei rapporti umani, come l’amore, il potere e l’asimmetria.

La mostra presenta opere nuove e recenti, selezionate in stretto dialogo con gli artisti partecipanti. Spaziando tra pittura, collage, scultura, video e installazione, l’allestimento articola diverse atmosfere sui tre piani della galleria. Tra i leitmotiv del percorso visivo ed espositivo sono le posture e gli atteggiamenti del corpo, che amplificano il significato di determinate azioni – come stare in piedi, mettersi in posa, dormire, colpire o abbracciare – in connessione con le gerarchie interpersonali e il linguaggio emotivo.

Motherboy è radicato nel contesto italiano e tuttavia proietta uno scenario più ampio oltre le identità nazionali. Il termine mammismo è un esempio di tradizione inventata nel dopoguerra, per via –– secondo la storica Marina d'Amelio – di scrittori come Corrado Alvaro, che per primo coniò il termine nel 1952, alla ricerca di ragioni che spiegassero i mali sociali dell’Italia. Un’attenzione materna carente o distorta è stata ritenuta responsabile delle carenze degli uomini italiani e quindi della società italiana in generale – un concetto che in gran parte filtra all’interno della cultura odierna, come notato dall’accademica Jacqueline Rose, che scrive “le madri sono socialmente il sommo capro espiatorio per i nostri fallimenti personali e politici, per tutto ciò che è sbagliato nel mondo”.

Nel complesso, la mostra mette in scena una riflessione sugli aspetti terribili, teneri e comici del rapporto madre-figlio come specchio sia dell'associazione che della dissociazione, affrontandone le ricadute sull'immaginario sociale collettivo. Riflettendo su concetti quali autorità, emancipazione, amore e vulnerabilità, Motherboy tenta di mettere in atto, in maniera generativa, un ritiro dai costrutti patriarcali di questa nozione, alla ricerca di un legame familiare che sia consapevole ma liberato dalla propria storia.

La mostra Motherboy e’ accompagnata da un nuovo saggio di Asa Seresin, disponibile presso la galleria e online su giomarconi.com

 



 

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NASCE LA FONDAZIONE GIUSEPPE IANNACCONE

 

 


Dopo più di dieci anni di attività espositiva e curatoriale, dall'esperienza della Collezione Giuseppe Iannaccone, fondata a Milano dall'Avvocato Giuseppe Iannaccone, prende vita la Fondazione Giuseppe Iannaccone Ente del Terzo Settore.


Dopo più di dieci anni di attività espositiva e curatoriale, dall'esperienza della Collezione Giuseppe Iannaccone, fondata a Milano dall'Avvocato Giuseppe Iannaccone, prende vita la Fondazione Giuseppe Iannaccone Ente del Terzo Settore, che intende non soltanto implementare la propria attività culturale, ma rivolgere anche la propria attenzione a temi di impatto sociale. “L’intento della Fondazione non è soltanto quello, che da diversi anni già perseguiva la Collezione, di sostegno ai giovani artisti attraverso attività di ricerca e esposizione – dichiara Giuseppe Iannacconema anche quello di trasmettere la straordinaria forza che l’arte può esprimere nel perseguimento di finalità sociali. Credo infatti nel potere terapeutico dell’arte e numerosi progetti in cantiere saranno rivolti al supporto dei gruppi più fragili e alla diffusione dell’arte come sostegno per ritrovare equilibri perduti.” La nascita della Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS, che avrà sede nello Studio Legale Giuseppe Iannaccone e Associati, è stata annunciata oggi, giovedì 23 novembre, in occasione della presentazione della nona edizione di IN PRATICA, serie espositiva dedicata a giovani artisti che questa volta vede protagonista Pietro Moretti (Roma, 1996) con la mostra Il falò dei gonfiabili, a cura dello stesso Giuseppe Iannaccone e Daniele Fenaroli.

Con attività che spaziano dall’educazione alla valorizzazione del patrimonio culturale, dall’organizzazione di progetti culturali alla promozione di iniziative sociali, la Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS intende perseguire finalità culturali, civiche e solidaristiche. L'obiettivo è quello di oltrepassare i confini delle attività meramente culturali, di modo che l’arte, quale mezzo che legge la contemporaneità, divenga strumento di promozione della diversità e di supporto per tutte quelle persone che vivono in condizioni di fragilità sociale.

Organizzazione di mostre, convegni e rassegne di arti visive, musicali, teatrali e cinematografiche, coinvolgimento di sedi esterne a quella istituzionale, realizzazione di attività museali ed espositive, costituzione di una collezione di opere che sia sempre fruibile; e ancora promozione di attività di studio, pubblicazione, di conservazione e catalogazione documentaria per studiosi e studenti, collaborazioni e scambi con centri culturali, Università, Accademie e scuole di ogni ordine e grado: sono solo alcune tra le attività che la Fondazione avvierà a partire dal 2024 coinvolgendo un pubblico di insegnanti, artisti, curatori, operatori del settore culturale e appassionati.

Il Presidente della Fondazione, Giuseppe Iannaccone, ha presentato anche la squadra che la comporrà: Alessia Iannaccone, in qualità di Vicepresidente, Caterina Fatta, Claudio Guenzani, Tommaso Iannaccone, Letizia Moratti e Roberto Spada in qualità di membri del Consiglio di Amministrazione e Daniele Fenaroli in qualità di Direttore Generale e Direttore Artistico.

 



 

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Antonia Colella ‘Lacrima’, Videoinsight® Collection

 

Artissima 2023 "HATER" by Fondazione Videoinsight®  


La mostra è a cura di Rebecca Russo, filantropa, collezionista, psicoterapeuta, Presidente della Fondazione Videoinsight®.


Viviamo in un mondo violento, nel quale il rispetto, la gentilezza e la gratitudine sembrano essere valori rari. 

Sperimentiamo l’invidia, l’odio, l’aggressività quotidianamente, nella realtà e sul web. 

La violenza sulle donne, sui bambini, sugli altri, intimi oppure estranei, si intensifica; la violazione fisica e psicologica dei diritti umani è all’ordine del giorno. 

La Fondazione Videoinsight® ha come mission la Prevenzione e la Cura del Benessere Psicofisico attraverso l’Arte Contemporanea

In occasione di Artissima 2023, propone la Mostra Collettiva “HATER", a cura di Rebecca Russo, filantropa, collezionista, psicoterapeuta, Presidente della Fondazione Videoinsight®.

L’Esibizione include le Opere Finaliste dell’Open Call “Hater” lanciata nel Febbraio 2023 e l’assegnazione del Premio Videoinsight®, giunto ormai alla sua 11esima Edizione.

Questi sono i nomi degli Artisti partecipanti: 

Marco Abrate (Rebor), Sofia Amore, Raffaella Baldassarre, Pasquale Battaglia, Savina Capecci, Gianluca Capozzi, Marialucia Ciraci, Antonia Colella, Alessandro Dentico,Diego Dominici, Angelo Farina, Pietro Farina, Damiano Fasso, Lorenzo Gnata, Selena Leardini, Simone Marini, Silvia Raffaelli, Roberto Rossacci, Milena Sgambato, Paolo Treni, Roberta Toscano, Marta Scavone, Luca Zarattini.

La Mostra nasce per sensibilizzare il pubblico sul tema degli “Hater”, persone che usano i social network, per esprimere violenza verbale o per incitare all’odio verso qualcuno o qualcosa. 

Nascosti sotto nickname, gli “Hater” avvelenano le comunicazioni con commenti improntati a una distruttività ossessiva, immotivata, umiliante.

La perdita di controllo, di identità, l’egoismo, la disumanità sono sempre esistiti, i media hanno amplificato il fenomeno. 

L’atteggiamento costante  e reiterato, di intolleranza, di disprezzo, di  denigrazione, di sadismo e di provocazione, causa nelle vittime frustrazione, disagio, depressione, dolore, disperazione.

L’Esibizione “Hater” è finalizzata alla Prevenzione del cyberbullismo, al sostegno delle vittime danneggiate dalla prepotenza, dalla cattiveria, dalla crudeltà, dalla prevaricazione, dall’abuso emotivo. 

La presa di coscienza stimolata dall’interazione con le Opere d’Arte focalizzate sul tema (l’esperienza Videoinsight® proposta al pubblico) è il primo passo per la Prevenzione, per la Cura.

La Mostra sarà inaugurata il 3 Novembre 2023 dalle ore 19 alle ore 22, presso il Centro Videoinsight® di via Bonsignore 7 a Torino. Durerà fino al 7 Gennaio 2023. Sarà visitabile su appuntamento. 

 



 

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Bio esseri di Pino Guzzonato. Metafora dell’evoluzione tra natura e arte 


Opere che consentono di ripercorrere la lunga carriera di Pino Guzzonato, dalle prime espressioni artistiche ispirate e nate dalla natura, fino all’ultima creazione: i bio esseri meditati e giunti a compimento nel periodo della pandemia.


Fondazione Benetton Studi Ricerche / Ca’ Scarpa organizza la mostra Bio esseri di Pino Guzzonato. Metafora dell’evoluzione tra natura e arte, dedicata all’artista Pino Guzzonato, scultore, pittore, disegnatore, incisore di fama internazionale, per la prima volta a Treviso con questa esposizione, a cura di J.K. Mauro Pierconti, aperta fino a domenica 10 dicembre 2023, negli spazi di Ca’ Scarpa.

In esposizione 150 opere che consentono di ripercorrere la lunga carriera di Pino Guzzonato, dalle prime espressioni artistiche ispirate e nate dalla natura, fino all’ultima creazione: i bio esseri meditati e giunti a compimento nel periodo della pandemia.

«L’isolamento imposto dal Covid» spiega J.K. Mauro Pierconti «ha portato a maturazione in Pino Guzzonato di forme e immagini che poi, in modo quasi frenetico, si sono materializzate in una serie di piccole statue d’argento e pietre colorate dalla forma “curiosa”, che l’artista ha chiamato bio esseri, e che vogliono ricordarci che la Natura è sempre in grado di produrre nuove forme di vita, anche in seguito alle crisi più gravi e con essa noi stessi perché, in quegli anni, tutti abbiamo covato dentro di noi qualcosa, che ci rappresenta e che chiede di uscire, forse per trasformarsi in qualcosa di diverso, secondo un processo che seguirà le leggi della metamorfosi naturale. Come ricorda Telmo Pievani nel testo che accompagna il catalogo della mostra: “è affascinante pensare che esistano dimensioni del possibile che il reale non ha ancora esplorato”, e noi, al pari della Natura – madre e produttrice per eccellenza – possiamo immaginare e quindi creare molte nuove possibilità del reale, dando una consistenza diversa a questo mondo in continua trasformazione. I bio esseri, quindi, sono una rappresentazione della vita che si rinnova attraverso forme ibride, miste, in-transizione, magari non perfettamente compiute, ma comunque portatrici di una novità governata dalla pura immaginazione».

La mostra, articolata in quattro sezioni corrispondenti ai quattro piani di Ca’ Scarpa, offre una panoramica completa del lungo percorso fatto dall’artista verso la creazione di questi bio esseri, a partire dalle prime opere, nate dal mondo naturale, per passare poi a quelle di carta, che ne hanno consolidato la fama, come i libri realizzati in esemplare unico con alcuni poeti e scrittori, tra cui Andrea Zanzotto, Mario Rigoni Stern, Fernando Bandini, Luigi Meneghello, e come le forme animali, sia reali che di fantasia, estremamente variegate.

Al pianoterra, nella prima sezione, una serie di opere varie, giusta introduzione al mondo naturale di Guzzonato, non solo per i temi ma anche per i materiali utilizzati: oltre alla carta, i metalli, la pietra, il feltro, i tessuti.

Opere dalle dimensioni diverse, da quelle in pietra più contenute e compatte, a quelle letteralmente smisurate in feltro e tessuto. Un paesaggio “alla Guzzonato”, dunque, vario e sorprendente. Già a questo piano il visitatore potrà notare come gli stessi pannelli espositivi siano un’opera artigianale unica, fatti da Guzzonato con la sua carta e stampati a mano.

Al primo piano, la seconda sezione, Natura e poesia, che condurrà nel profondo della ricerca naturalistica dell’artista, come stanno a dimostrare le decine di copertine in carta artigianale che portano impresse le forme di cortecce d’albero e legni antichi lavorati; ogni copertina reca l’impronta di un albero o di un legno diverso, tutti provenienti da un unico ambiente, quello veneto. Così come veneti sono i poeti e gli scrittori che, con Pino Guzzonato, hanno realizzato libri rari in copia unica sul tema della natura: ancora gli alberi, gli animali.

Ritroviamo così, tra le foglie stampate da Guzzonato in larghi fogli, le poesie di Andrea Zanzotto oppure i testi di Mario Rigoni Stern su varie specie di alberi, che iniziano ricordando le parole di Bernardo di Chiaravalle: «Troverai più nei boschi che nei libri». Per questo, forse, hanno realizzato un libro che aderisce il più possibile alla materia naturale dei boschi: nelle forme disegnate, nella consistenza e nella rugosità della carta, nel suo spessore che va ben oltre la superficie squadrata e liscia a cui siamo abituati.

La vicinanza alla natura – un senso di prossimità pressoché assoluto che l’artista vive – ha condotto anche alla nascita di varie forme animali. Si giunge così alla terza sezione della mostra, Verso i bio esseri, con opere ancora di carta: disegnate, stampate con svariatissimi tipi di animali, sia reali che di fantasia.

Gli immancabili coccodrilli, per i quali Guzzonato nutre una fascinazione/ossessione continua, e poi i gechi, le api, le formiche che si trovano fianco a fianco con strani esseri alati, multiforme e ibridi che in modo sempre più insistito popolano le sue sculture e le sue carte, dalle filigrane alle carte postali, fino agli innumerevoli fogli sciolti la cui produzione continua ancora oggi.

I bio esseri, nati sulla carta, si sono poi ulteriormente trasformati fino a dare origine alla serie in argento e pietre colorate che troviamo nella quarta e ultima sezione della mostra: 57 statuette ospitate in una teca appositamente disegnata da Tobia Scarpa.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo, edito da Marsilio Editori, con uno scritto di Telmo Pievani sulla variegata natura dei bio esseri, e altri testi di Tobia Scarpa, Anna Villari e Francesco Bonsembiante; e sarà affiancata da una serie di attività collaterali dedicate ai bambini, alle famiglie e alle scuole, ispirate al tema dell’esposizione e alla natura delle opere, e ideate e organizzate da Fondazione Benetton Studi Ricerche, insieme ad alcune associazioni di volontariato trevigiane. In particolare, saranno proposti, sabato 11 e domenica 26 novembre, un gioco per bambini e famiglie, volto a scovare i bio esseri nascosti nelle vie e nelle piazze della città, in collaborazione con Orienteering Treviso ASD, e, nel corso del periodo espositivo, laboratori d’arte per le scuole, in collaborazione con Fondazione di Culto e Religione Piccolo Rifugio Onlus di San Donà di Piave.

Questa mostra inaugura a Ca’ Scarpa un nuovo filone di esposizioni, che prende il nome di “Collezioni dal territorio”, ovvero artisti, raccolte, patrimoni culturali dell’area veneta messi in mostra per essere offerti, conosciuti, valorizzati.

 



 

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"Utopiche seduzioni. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni" alla Fondazione Dino Zoli 


Prestiti importanti, opere provenienti dalla collezione della Fondazione Dino Zoli e un attento monitoraggio della ricerca artistica contemporanea condurranno il visitatore attraverso cinquant'anni di riflessioni, animate da diverse sensibilità e principi estetici, legati ai differenti momenti storici in cui le opere hanno visto la luce.


La Fondazione Dino Zoli di Forlì presenta il progetto CHANGES. Il cambiamento come urgenza della sostenibilità, che intende approfondire il tema ambientale attraverso la mostra d'arte Utopiche seduzioni. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni e una serie di talk ad ingresso gratuito, secondo un approccio non solo estetico, ma anche etico, con riferimenti al mondo della ricerca, della scienza, della tecnologia, della storia, della filosofia e della sociologia.

L'esposizione è a cura di Nadia Stefanel e Matteo Galbiati.

Prestiti importanti, opere provenienti dalla collezione permanente della Fondazione Dino Zoli e un attento monitoraggio della ricerca artistica contemporanea condurranno il visitatore attraverso cinquant'anni di riflessioni, animate da diverse sensibilità e principi estetici, legati ai differenti momenti storici in cui le opere hanno visto la luce.

Il percorso espositivo, che comprende anche una selezione di opere di Piero Manzoni, provenienti dalla Fondazione Piero Manzoni di Milano, di Piero Gilardi e di Enrico Cattaneo, si articola attraverso le ricerche di artisti mid-career (AfranValerio Anceschi, Alessio Barchitta, Andrea Cereda, Marina Gasparini, Roberto Ghezzi, Thierry Konarzewski, Margherita Levo Rosenberg, Lulù Nuti, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Artan Shalsi, Sasha Vinci) ed emergenti (Lucia Bonomo, Michele Di Pirro, Cesare Galluzzo, Miriam Montani, Giulia Nelli, Anuska Sarkar) per rappresentare uno spaccato, certo di parte e selezionato, del panorama artistico dagli anni Sessanta ad oggi.

Si passerà dai celeberrimi Achrome di Manzoni ai lavori site-specific di Francesca Pasquali, Giulia Nelli e Valentina Palazzari, realizzati per l'occasione e destinati a un riciclo totale, passando per altre opere in cui i materiali sono volutamente riutilizzati. Saranno esposti inoltre alcuni dipinti di Enrico Baj e Renata Boero, parte della collezione permanente della Fondazione Dino Zoli.

«La convinzione personale della necessità di cambiare il nostro modo di vivere verso comportamenti eco sostenibili - dichiara Monica Zoli, socia Dino Zoli Group - influenza inevitabilmente anche le nostre attività imprenditoriali, stimolando riflessioni e desiderio di approfondimenti. L'idea di realizzare il progetto CHANGES nasce oltre un anno fa con l'obiettivo di condividere, con collaborazioni interdisciplinari, conoscenze ed esperienze nate in vari ambiti, con più soggetti e linguaggi diversi, per stimolare una presa di coscienza collettiva la più ampia possibile. Il progetto, organizzato da Fondazione Dino Zoli, non poteva prescindere da una mostra di arte contemporanea, prende vita così Utopiche seduzioni con le opere di straordinari artisti, messaggeri di vivifiche intuizioni che siamo felici di mettere a disposizione di tutti».

«In un'epoca in cui, forse con un colpevole ritardo, abbiamo capito il valore e la fragilità dell'ambiente in cui viviamo e il modo diverso in cui dovremmo approcciarci alle sue risorse, anche l'Arte, o forse soprattutto l'Arte, può aiutarci a comprendere e riflettere, in altra misura e maniera, sui temi forti del nostro presente», scrive Nadia Stefanel, direttrice della Fondazione Dino Zoli. «Il progetto promosso dalla Fondazione Dino Zoli nasce dall'urgenza di considerare la sostenibilità ambientale come l'unica strada per il nostro prossimo futuro, per migliorare sia la salute e il benessere delle persone, sia la qualità della vita a livello globale».

«Attraverso le opere in mostra - aggiunge Matteo Galbiati - sarà possibile valutare quei passaggi epocali, sottolineati e messi in evidenza proprio dai contenuti, dalle ricerche e dalle sperimentazioni, che hanno sottinteso i vari cambiamenti di pensiero e di rotta che, dal Secondo Dopoguerra in poi, si sono riscontrati nell'uso dei materiali con cui fare arte. Nell'esposizione saranno messe al centro quelle nuove materie che parevano essere un'innovazione della contemporaneità e risolutive per l'umanità (resta certa e comprovata la loro vantaggiosa utilità) ma, nel tempo, se non opportunamente trattate e gestite, si sono rivelate essere un notevole problema per l'ambiente e un gravoso lascito per le generazioni future. Così passando dalla fascinazione per la plastica e le sostanze sintetiche via via si è giunti ad una consapevolezza che, anche attraverso le ricerche degli artisti, temi come quelli del riuso, del riciclo, dell'eco-sostenibilità, del rispetto dell'ambiente e la fragilità dei suoi equilibri si inseriscono nelle pratiche anche dei più giovani imponendo il ricorso a materiali ecosostenibili, naturali o, appunto, riutilizzati. In questo senso si intuirà come l'Arte abbia, nel corso dei decenni, sempre saputo essere osservatorio privilegiato sul/del proprio tempo e, in taluni casi, ne abbia anticipato orientamenti e pratiche».

Nel periodo di apertura della mostra verrà organizzato un ciclo di talk tematici aperti al pubblico dal titolo CHANGES. Il cambiamento come urgenza della sostenibilità per suscitare un confronto e una riflessione più ampia, a partire dalle considerazioni mosse dagli artisti. I temi affrontati saranno: rifiuti, consumi, mobilità, energia. Primo appuntamento sabato 11 novembre alle ore 17.00 con Riciclare, riusare, trasformare: impariamo dalla Natura. Interverrà il botanico e divulgatore Stefano Mancuso, in dialogo con tecnici ed esponenti di realtà produttive. La partecipazione è gratuita; richiesta la prenotazione (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., T. +39 0543 755711).

L'esposizione è realizzata con il patrocinio di Comune di Forlì, Regione Emilia-Romagna e Confindustria Romagna, il sostegno di Dino Zoli Textile, la sponsorizzazione tecnica di DZ Engineering e la partnership di Consorzio Detox di Prato e TerraMedia. L'Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia ha attivato un tirocinio per gli studenti del corso di Comunicazione espositiva, che schederanno le opere e realizzeranno i pannelli introduttivi.

La Fondazione Dino Zoli è aperta al pubblico da martedì a giovedì con orario 9.30-12.30, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-12.30 e 16.30-19.30, chiuso lunedì e festivi. Ingresso libero. Per informazioni: T. +39 0543 755770, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.fondazionedinozoli.com.

Artisti in mostra: Afran, Valerio Anceschi, Enrico Baj, Alessio Barchitta, Renata Boero, Lucia Bonomo, Enrico Cattaneo, Andrea Cereda, Michele Di Pirro, Cesare Galluzzo, Marina Gasparini, Roberto Ghezzi, Piero Gilardi, Thierry Konarzewski, Margherita Levo Rosenberg, Piero Manzoni, Miriam Montani, Giulia Nelli, Lulù Nuti, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Anuska Sarkar, Artan Shalsi, Sasha Vinci.