63 temroli

Giorgio Marconi e Mario Schifano, Studio Marconi, Milano 1966 Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati.

 

Fondazione Marconi e GióMARCONI presentano Mario Schifano TUTTO nelle carte…


In mostra sarà presente una selezione di opere su carta che intende ripercorrere i cicli più noti che l’artista affronta contemporaneamente anche su tela, a partire dai Monocromi fino ad arrivare a Compagni compagni.


 



 

63 temroli

Furla Series - Suzanne Jackson. Somethings in the World, 2023. Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan.  Ph. Andrea Rossetti / Héctor Chico. Courtesy Fondazione Furla 

 

Furla Series Suzanne Jackson. Somethings in the World


Promossa da Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna, Milano.


 



63 temroli 

MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli - 63esimo Premio Termoli

 

Il Premio è a cura di Cristiana Perrella.

Fino al 17 settembre prosegue al MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli (mercoledì - domenica, 10.00 – 13.00 | 15.00 – 19.00) la mostra della 63° edizione del Premio Termoli a cura di Cristiana Perrella.

Il Premio Termoli – tra i più longevi del panorama artistico italiano, che dalla sua prima edizione nel 1955 ha consentito la creazione di una ricca collezione di opere d’arte, oggi affidata alla Fondazione Macte – è articolato in due sezioni: Arti Visive e Architettura e Design.

Nella Sezione Arti Visive sono esposte le opere di dodici artisti contemporanei – Luca Bertolo, Lorenza Boisi, Giulia Cenci, Diego Cibelli, Chiara Enzo, Irene Fenara, Linda Fregni Nagler, Adelita Husni Bey, Luca Monterastelli, Valerio Nicolai, Eugenio Tibaldi e Michele Tocca – scelti da un comitato curatoriale composto quest’anno da Davide Ferri, Alessandro Rabottini, Bruna Roccasalva e Alessandra Troncone.

Per la Sezione Architettura e Design, sono esposte sei proposte progettuali dedicate agli spazi e gli arredi della nuova biblioteca del museo, scelte grazie a una call internazionale: BB (Milano), Chiara Cavanna–Isabella Ciminiello–Simone Nardi (Torino), thehighkey (New York), Matilde Cassani Studio (Milano), Ortiz + Zhou_O+R Studio (Siviglia) e Sara&Sara (Ljubljana).

In questa edizione del Premio, anche il pubblico è chiamato a partecipare attivamente alla valutazione delle opere esposte: verranno infatti assegnate delle menzioni speciali, annunciate al termine della mostra, per il progetto architettonico e l’opera che avranno ricevuto il maggior numero di segnalazioni.

Sabato 16 settembre 2023, in occasione del finissage della mostra, verranno annunciati i vincitori.

La giuria della Sezione Arti Visive, composta dalla curatrice Cristiana Perrella, da Caterina Riva, Direttrice del MACTE, e Francesco Stocchi, neo Direttore Artistico del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, sceglierà l’opera vincitrice che poi entrerà nella collezione del museo con la modalità del premio acquisto.

La giuria della Sezione Architettura e Design – composta da Cristiana Perrella, dalla curatrice e design advisor Federica Sala, dell’architetto, designer e curatore Marco Rainò e dal Presidente della Fondazione MACTE Paolo De Matteis Larivera – sceglierà il progetto vincitore a cui verrà conferito un premio in denaro e di cui verrà valutata la fattibilità negli spazi del museo.

Progetto realizzato con il supporto della Regione Molise nell’ambito del progetto Turismo è Cultura.

 



art week 

 

Una Boccata d’Arte 20 artisti 20 borghi 20 regioni

Prosegue fino al 24 settembre 2023 la quarta edizione di Una Boccata d’Arte.

Il progetto d’arte contemporanea promosso da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua e con la partecipazione di Threes. Ogni anno 20 borghi e paesi di tutta Italia, uno per ogni regione, accolgono 20 artiste e artisti italiani e internazionali di età, formazione e pratiche differenti. Invitati a trascorrere un breve periodo di residenza, gli artisti realizzano 20 interventi in relazione con il territorio e le tradizioni delle comunità locali.

Per l’intera estate è possibile scoprire mostre, progetti e installazioni site specific in luoghi inaspettati, realizzati da artiste e artisti affermati ed emergenti provenienti, oltre che dall’Italia, da Brasile, Cipro, Costa d’Avorio, Germania, Iran, Israele, Lettonia, Palestina, Regno Unito. Ciascun artista, entrando in connessione con il borgo, la sua storia e i suoi abitanti, mette in relazione la propria ricerca personale con le peculiarità del luogo, realizzando un intervento inedito composto talvolta da più opere diffuse.

La quarta edizione presenta gli interventi di: Stefanie Egedy a Oira - frazione di Crevoladossola (VB) in Piemonte, a cura di Threes, inizialmente realizzato per un borgo in Valle d’Aosta e poi trasferito; Invernomuto a Vermogno - frazione di Zubiena (BI) in Piemonte, a cura di Threes; Leonardo Meoni a Castelvecchio di Rocca Barbena (SV) in Liguria; Jacopo Benassi a Gardone Riviera (BS) in Lombardia, a cura di Threes; Benjamin Jones a Pieve Tesino (TN) in Trentino-Alto Adige; Diego Perrone a Costozza - frazione di Longare (VI) in Veneto; Judith Hopf ad Aquileia (UD) in Friuli-Venezia Giulia; Raghad Saqfalhait a Travo (PC) in Emilia-Romagna; Theodoulos Polyviou a Fosdinovo (MS) in Toscana; Mattia Pajè a Toscolano – frazione di Avigliano Umbro (TR) in Umbria; Margherita Raso a Petritoli (FM) nelle Marche; Laetitia KY a Rocca Sinibalda (RI) nel Lazio; Simone Carraro a Pietracamela (TE) in Abruzzo; Diego Miguel Mirabella ad Agnone (IS) in Molise; Serena Vestrucci a Cetara (SA) in Campania; Evita Vasiļjeva a Maruggio (TA) in Puglia; Arianna Pace a Rivello (PZ) in Basilicata; Mohsen Baghernejad Moghanjooghi a Santa Severina (KR) in Calabria; Ella Littwitz a Pollina (PA) in Sicilia; Raffaela Naldi Rossano a Belvì (NU) in Sardegna. 

 



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Nominati i 10 Finalisti e i 10 Artisti in Evidenza del X Premio Cramum "Eroi?"

La Giuria decreterà tra i soli Finalisti il/la vincitore-vincitrice venerdì 19 gennaio 2024.

Cramum annuncia che i finalisti della X edizione del Premio Cramum sono: Enrico Antonello, Mattia Barbieri, Giulio Boccardi, Gisella Chaudry, Edson Luli, Simone Mazzoleni, Monica Mazzone, Guido Mitidieri, Caterina Roppo, Betty Salluce.
Constatato l'elevato numero di iscrizioni e l'elevata qualità dei progetti proposti, Cramum ha voluto nominare, anche dieci "Artisti in Evidenza", che si sono distinti per l'innovatività formale e sostanziale del progetto artistico proposto. Le loro opere, anche se non in mostra, saranno pubblicate all'interno del libro "Eroi & Sopravvissuti" del Premio Cramum 2023. I dieci "Artisti in Evidenza Cramum 2023" sono: Michele Maria Canditone, Lorenzo Conforti, Guido Corbisiero, Federico Ferroni, Tommaso Sandri, Stefano Scagliarini, Letizia Scarpello, Danilo Sciorilli, Giulia Seri, Mattia Trabalza.

Come previsto dal Bando, la selezione dei Finalisti e degli Artisti in Evidenza è stata fatta dal Direttore del Premio Cramum, Sabino Maria Frassà, che presiede anche la Giuria, che decreterà tra i soli Finalisti il/la vincitore-vincitrice venerdì 19 gennaio 2024 in occasione dell'inaugurazione della mostra "Eroi?". La mostra sarà ospitata all'interno della Collezioni Paneghini presso la Reti SpA di Busto Arsizio in cui saranno esposte le opere dei finalisti al fianco dell'Artista “Maestro dell’anno” e fuori concorso Francesca Piovesan.

Il/La vincitore-vincitrice terrà una mostra personale presso il Mercato Centrale Milano nell'estate 2024, finanziata da Reti SpA. Alla fine della mostra sarà assegnato anche il Premio Speciale Cramum & Reti for Art pari a un massimo di 2500 euro per l'acquisizione da parte di Bruno e Ilenia Paneghini di un'opera dei finalisti che entrerà a far parte in modo permanente della loro Collezione presso la Reti SpA. L'opera verrà selezionata dalle "persone che vivono e lavorano nello spazio".

La Giuria del X Premio Cramum è composta da noti collezionisti, esperti e/o giornalisti del mondo dell'arte e della cultura: Marzia Apice, Valentina Ardia, Elsa Barbieri, Loredana Barillaro, Giuseppe Casarotto, Jacqueline Ceresoli, Carolina Conforti, Paola Coppola, Camilla Delpero, Riccardo Fausone, Raffaella Ferrari, Antonio Frassà, Rosella Ghezzi, Pier Luigi Gibelli, Gian Luca Granziera, Maddalena Labricciosa, Veronica Lempi, Andrea Margaritelli, Ilaria Mauri, Marco Miglio, Annapaola Negri-Clementi, Arianna Panarella, Ilenia e Bruno Paneghini, Federico Pazzagli, Mauro Perosin, Francois-Laurent Renet, Giulia Ronchi, Elisabetta Roncati, Alessandro Scarano, Carolina Trabattoni, Massimiliano Tonelli, Valeria Vaselli, Maurizio Zanella, Emanuela Zanon.

La giuria è completata dall'artista "Maestro dell'anno" Francesca Piovesan e dagli Artisti “Maestri Amici”: Letizia Cariello, Alberto Di Fabio, H.H. Lim, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella.

La X edizione del premio Cramum è resa possibile grazie ai main-partner Reti SpA e Mercato Centrale Milano e grazie al sostegno di Ama Nutri Cresci, Associazione Marmisti Regione Lombardia, Cave Gamba e Istituto Confucio Università degli Studi di Milano.

Cramum è un progetto non profit che sostiene i migliori artisti in Italia.
www.amanutricresci.com/cramum/
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art week 

 

La Pietà di Francesco Vezzoli in Palazzo Vecchio

Il monumentale leone rampante di Vezzoli installato permanentemente all’interno di PalazzoVecchio, Firenze

La PIETÀ (2021) di Francesco Vezzoli entra a far parte della collezione permanente del Comune di Firenze. L’imponente scultura raffigurante un monumentale leone rampante novecentesco installato su un basamento antico, intento a stritolare tra le fauci una testa romana del II secolo d.C, è stata collocata all’interno del terzo cortile, detto cortile nuovo, già previsto dal Vasari ed eseguito da Bartolomeo Ammannati e Bernardo Buontalenti a conclusione dell'ampliamento verso via dei Gondi e via dei Leoni, ora cortile dell’anagrafe. L’opera, già presentata in occasione della mostra Francesco Vezzoli in Florence (a cura di Cristiana Perrella e Sergio Risaliti, dal 2 ottobre 2021 al 2 febbraio 2022 in Piazza della Signoria e Studiolo di Francesco I – Palazzo Vecchio) rappresenta un pastiche tra diverse epoche artistiche che è diventato la cifra di molte opere recenti dell’artista, e intende mettere in dialogo arte contemporanea e patrimonio storico artistico della città. L’inaugurazione oggi alla presenza del sindaco Dario Nardella, della vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini, dell’artista.

“Siamo felici che il leone sia tornato ed abbia trovato qui una nuova casa che lo protegge dopo la mostra dello scorso anno e siamo orgogliosi di questa nuova stagione della città che ha abbracciato la sfida del dialogo e a volte del conflitto tra il Rinascimento e la contemporaneità con tanti artisti che si sono misurati in questo, da Fabre a Koons a Penone e ora a Francesco Vezzoli. – ha detto il sindaco Dario Nardella - Palazzo Vecchio è un simbolo per Firenze e luogo vivo e pulsante di lavoro, di civismo, di politica, incarnazione dell’identità della nostra città. Grazie a Francesco Vezzoli per questo dono che rimarrà con noi per sempre ad arricchire questo cortile, con una prospettiva straordinaria dal cortile del Verrocchio che, in un arco temporale di secoli, mette a confronto senza pregiudizi epoche e stili diversi”.

“Da anni stiamo portando avanti sempre di più una forte vocazione al contemporaneo in dialogo con il passato e adesso andiamo avanti in questa direzione. – ha aggiunto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini - Questo cortile è sempre stato un luogo di passaggio, con questa opera monumentale acquista una sua identità ancora più marcata. Molti sono gli animali araldici che caratterizzano le città, il nostro Marzocco ci ricorda che il leone è simbolo del popolo fiorentino. Così la ‘Pietà’, che già avevamo potuto ammirare in piazza Signoria, adesso da qui ci ricorda la nostra storia e ci rimanda a forti suggestioni. Grazie a Vezzoli, che ha donato quest’opera, grazie a tutti gli uffici e a tutti coloro che hanno reso possibile questa installazione”.

“Nel settembre 2021, Francesco Vezzoli, artista di fama mondiale, ha realizzato un’opera site specific per piazza Signoria, evocando la figura di un minaccioso leone, ispirandosi ad una serie di elementi iconografici e non solo che hanno caratterizzato la storia di Firenze” ha dichiarato Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento. “Un leone alzato sulle proprie zampe e in atteggiamento aggressivo installato su un basamento antico. Si tratta di una scultura di fattura moderna dal carattere rustico e alquanto impressionante nella sua posa. Una grande emozione adesso rivederlo installato all’interno di uno dei cortili di Palazzo Vecchio, in un contesto che storicamente e simbolicamente giustifica la sua presenza”.

Il leone, infatti, a Firenze è da sempre il Marzocco, assurto fin dai tempi della repubblica fiorentina instaurata nel 1115 ad elemento totemico in difesa della libertà comunale. Celebre è il Marzocco realizzato in pietra da Donatello la cui copia si staglia sull’arengario, mentre l’originale è conservato al Museo Nazionale del Bargello. Due leoni, come vigili sentinelle, si trovano poi a segnare la scalinata di accesso alla Loggia dei Lanzi: uno antico e l’altro una invenzione moderna. Altre sagome di leone poi decorano in alto la porta di accesso al Cortile di Michelozzo. mentre un leone dorato svetta assieme alla banderuola sulla vetta della Torre di Arnolfo e altri si impressionano nel cortile della Dogana all’interno ella Signoria e nella sala dei Gigli, dove il leone è elemento decorativo. Sappiamo poi dalle fonti che nel secondo cortile di Palazzo Vecchio si manteneva un serraglio di leoni, ben 24 feroci animali arrivati da lontano. Se il Marzocco come vuole la tradizione protegge tra le zampe il Giglio, simbolo della libertà fiorentina, il Leone di Vezzoli, stritola tra le fauci aperte una testa in marmo d’epoca romana, un frammento di civiltà perduta e una figura togata acefala. La belva sembra aver staccato la testa del togato romano dal resto del corpo -qui per estensione quello dell’arte classica- che è scivolata a terra, sul piano del basamento. Dell’intero non resta che una parte, un frammento, come quelle statue distrutte dalla furia degli uomini o dal tempo. La bella testa marmorea di epoca romana, di spirito antiquariato - come quelle che tanto amavano collezionare i principi e i porporati nelle case e nei palazzi da Roma a Firenze, da Mantova a Milano in epoca rinascimentale- contrasta con la fattura un po' prosaica e ‘rozza’ del leone, che s’impenna con fare minaccioso nel centro della piazza. Quell’essere fiero qui si rivolta contro la civiltà passata, la storia delle immagini e dei monumenti classici, e superbamente ruggisce a dimostrare la sua potenza, una sovranità tanto fiera quanto irrazionale.

Vezzoli negli ultimi anni si è cimentato con la scultura, giustapponendo parole antiche e moderne, accoppiando reperti classici di figure togate frammentate, e sovente acefale, a lemmi moderni, come le teste manichino ‘rubate ‘a De Chirico, restituendoci a questo modo nuove muse inquietanti. Nell’operazione odierna, Vezzoli riserva, a sè stesso e all’artista contemporaneo, il compito di ricomporre i frammenti e esergo di una civiltà in ‘disgrazia’, di un’unità perduta. E a questo modo si permette di ricordarci che l’arte è sempre cosa mentale, e che il ready made è ormai cosa superata e che di questi sublimi assemblage, tra antico e moderno, se ne hanno testimonianze importanti nei tempi antichi. Si veda ad esempio il Ganimede di Benevenuto Cellini realizzato assemblando parti di una antica scultura a elementi moderni, realizzati dallo stesso Cellini. Ma Vezzoli riesce a fare un passo ulteriore rispetto a quella tradizione rinascimentale. Un passo ancora più sofisticato e provocatorio, in senso creativo e poetico. Piuttosto sulla scia di De Chirico e Savino, inventori di metamorfosi e collage misteriosi ed evocativi, che su quella dei restauratori rinascimentali. Perché nel suo caso il fine non è l’integrazione per una ristabilita leggibilità della frase figurativa originaria, rispondendo alle esigenze di armonia formale e concettuale, risultante dalla perfetta ricostruzione dell’intero a partire dal frammento come nel caso citato del Ganimede. Vezzoli combina i lemmi figurativi in modo da ottenere un ibrido che spiazza e sconcerta, appunto un collage linguistico che vive in un mondo diverso da quello della tradizione pur rigenerandone le forme. Un mondo surreale e metafisico ad un tempo, che nasce dalla giustapposizione di archeologia e fantasia, di memoria e invenzione, che sottende in questa occasione e in questo luogo una volontà di critica all’attacco che la cultura artistica occidentale e classica in particolare sta subendo da parte di movimenti ideologici al limite del fanatismo. L’opera, il Leone, questa volta difende da una minaccia culturale, da una minacciosa e aggressiva onda ideologica, che sta mettendo a soqquadro la storia delle immagini e dei contesti originali. Perché la libertà si fonda e tramette anche sul potere misterioso, poetico e trascendentale delle immagini.